Gli attivisti afro-americani hanno intitolato a George Floyd la piazza di Minneapolis in cui l’ex delinquente è stato ucciso dall’ex poliziotto Derek Chauvin e hanno posto un cartello all’ingresso con delle “regole speciali” per i bianchi.
Il cartello definisce il luogo “uno spazio sacro per la comunità, il dolore pubblico e la protesta”, ammonendo a tutti visitatori di “onorare lo spazio come un luogo per connettersi e manifestare il dolore come esseri umani compassionevoli”. La maggior parte delle istruzioni sono tuttavia rivolte “ai bianchi in particolare”.
“Uscite dai vostri steccati e venite per ascoltare, imparare, commuovervi e testimoniare. Ricordate che siete qui per sostenere, non per ricevere sostegno“.
“Fate attenzione che il vostro volume di voce, la vostra andatura o le vostre movenze non invalidino il vostro impegno a uscire dagli schemi”
“Cercate di contribuire all’energia dello spazio, piuttosto che prosciugarla. Portate quanto appreso ad altre persone bianche in modo che non facciate più del male alle persone nere e indigene” (viene usato l’acronimo BIPOC, Black, Indigenous, People of Color)
“Pensate prima di scattare foto e postarle sui social. Non fate foto ad altre persone senza il loro consenso”.
“Se notate persone bianche compiere atti problematici, parlate loro con compassione per togliere il fardello ai neri e ai nostri fratelli di colore. Cercate di coinvolgerle piuttosto che esacerbare gli animi, in modo che possa essere un momento di apprendimento piuttosto che una interruzione”.
I bianchi negli Stati Uniti sono già stati talmente disumanizzati da politici e media al punto che molti di essi credono ormai di meritare di essere uccisi dai neri. La narrativa è si è evoluta al punto che a quanto pare ora lo scopo dell’esistenza delle persone bianche sarebbe quello di aiutare il supermatismo nero a conquistare il potere. Con l’amministrazione Biden pronta a istituzionalizzare la disumanizzazione dei bianchi, è solo una questione di tempo prima che i neri inizino a uccidere i bianchi allo stesso ritmo con cui ora ammazzano i loro “fratelli neri”.