Lei è Paola.
È stanca di suo marito che la violenta con frasi tipo "amore fammi un panino, ti amo".
Il suo sogno è fare il minatore.
Fa il colloquio.
Le dicono che non è idonea perché "non ha forza fisica".
Torna a casa dal marito violento.Italia, 2021.#QuoteRosaInMiniera pic.twitter.com/a1h4Wlj5Bu
— wojak 🧱🏳️🌈 (@wojak0) February 25, 2021
Dopo l’incredibile successo su Twitter dell’hashtag #quoterosainminiera, che invita a ripensare la partecipazione femminile ai cosiddetti “lavori usuranti” fuori dagli schemi, ci giunge una notizia dall’India di ormai due anni fa che per noi diventa tuttavia una vera e propria breaking news perché l’abbiamo scoperta ora: il governo di Nuova Delhi ha finalmente consentito alle donne di andare a lavorare in miniera.
È importante osservare che l’iniziativa è partita dalle donne stesse: “Numerosi gruppi di lavoratrici dipendenti e dell’industria, nonché di studentesse hanno chiesto al governo di offrire loro pari opportunità anche nel campo minerario“, ha dichiarato il Ministro del Lavoro indiano, che emendando i provvedimenti del 1952, nei quali la partecipazione femminile alle attività minerarie veniva fortemente limitata, ha concesso a tutte le donne di “lavorare nelle miniere sia sotterranee che a cielo aperto, sia di giorno che di notte”.
Già nel 2016 i sindacati avevano fatto pressione sul governo per modificare le leggi esistenti, per allineare il mercato del lavoro alle “nuove realtà” del mutato “scenario socio-economico”.
I proprietari ora potranno servirsi della collaborazione le appartenenti al gentil sesso dalle 19 di sera alle 6 del mattino, anche se al momento potranno solo impiegarle in “attività tecniche, di supervisione e manageriali”.
In tal modo Nuova Delhi intende sopperire a una partecipazione femminile alla forza lavoro tra le più basse dell’Asia (27%), contro il 51% dell’Indonesia, il 58% del Bangladesh, il 64% della Cina e il 73% del Vietnam. I rappresentanti dell’industria mineraria sono infatti entusiasti dell’iniziativa: “le quote rosa in miniera aumenteranno quasi sicuramente il tasso di partecipazione femminile alla forza lavoro”.