Come sa chi mi segue, ho pubblicato un “commento audio” del film Conclave uscito alla fine del 2024, parlando anche del romanzo da cui è tratto (di Robert Harris, tradotto da Mondadori nel 2016 e ristampato in concomitanza con l’uscita della versione cinematografica) e di un altro volume che evoca la figura di un pontefice transessuale, per giunta con lo stesso nome pontificale (Innocenzo XIV), Un Nuovo Papa dell’americano Glenn Cooper (pubblicato in italiano da Editrice Nord nell’ottobre 2022).
Il motivo per cui ho preferito commentare queste due (anzi tre) opere a voce e non per iscritto era precisamente quello di non dilungarmi, tuttavia vorrei chiarire qualche equivoco sorto tra i miei ascoltatori (che ora devono ritornare “lettori”).
In primo luogo, non sapevo che i principali siti di “controinformazione” cattolica ne avessero discusso per il semplice motivo che cerco di tenermi distante da qualsiasi cosa abbia a che fare col Vaticano (sia pro o contro Bergoglio), poiché vedo che più presto attenzione all’attuale pontificato e più rischio di perdere la fede. Infatti il mio discorso era più ampio e non riguarda tanto i destini della Chiesa quanto l’evoluzione del mainstream “progressista” verso nuove frontiere della degenerazione.
Partendo da questo assunto, contesto a un anonimo commentatore che Conclave sia soltanto un “prodotto del sottogenere narrativo-cinematografico del Church-Drama“ e che le mie annotazioni siano frutti di una “qualche cognizione paranoica”: non mi interessa il Vaticano vero (almeno in questo periodo), figuriamoci quello immaginario calibrato su fantasie giudaico-protestante.
L’ambientazione non è così cruciale, poiché in fondo avrei potuto esprimere le stesse considerazioni se invece del successore del Papa tali opere avessero rappresentato le elezioni americane o qualche fantomatico “Presidente dello Stato Universale Omogeneo”. Il Church-Drama chiaramente vende, ma la morale della storia è che qui si è passati ormai quasi in modo definitivo da un progressismo classico al bioleninismo.
Per non dilungarmi, “bioleninismo” è una definizione creata da un commentatore della alt-right americana (che non è nemmeno interessante nominare), il quale nella sua rozzezza sviluppa comunque in maniera degna alcune trite analisi sul “marxismo culturale” da una nuova prospettiva (peraltro ne ha parlato anche Progetto Razzia).
In due parole, il bioleninismo sarebbe una strategia politica adottata dalla sinistra occidentale dopo la fine dell’Unione Sovietica che applica il modello “oppressore/oppresso” sviluppato da Marx per le classi sociali a gruppi “biologicamente svantaggiati” (minoranze razziali, persone con devianze sessuali, malati mentali e obesi). Sulla lunga distanza, tale strategia risulterebbe vincente nella misura in cui questi gruppi non hanno possibilità di “imborghesirsi” e rimarrebbero naturaliter nella loro condizione di “inferiorità”, dunque irrimediabilmente legati al tale o talaltro partito che gli ha “avvantaggiati” almeno nella dimensione politica.
Gli autori citati dunque sarebbero da considerare dei novelli agit-prop di questa evoluzione delle ideologie progressiste nel momento in cui raffigurano la necessità di una avanguardia “geneticamente modificata”. L’Innocenzo XIV dello scrittore Robert Harris e del regista Edward Berger è rivoluzionario proprio in quanto porta in sé “cromosomi femminili”: non so quanto sia interessante notare che mentre nel romanzo il personaggio androgino del nuovo Papa tenda più al femminile che al maschile (il precedente Pontefice lo aveva mandato a sottoporsi a una “correzione della fusione delle grandi e piccole labbra e riduzione del clitoride”), mentre nel film è l’opposto (dato che avrebbe dovuto sottoporsi in una clinica svizzera “solo” a isterectomia), però diciamo che la sostanza è quella.
Stesso discorso per il “Papa” di Glenn Cooper, che riesce a fondare il suo pontificato sull’accettazione dei trans nella Chiesa proprio in quanto affetto da turbe di carattere sessuale e incertezze sulla sua identità maschile.
Detto ciò, ringrazio chi mi ha segnalato la recensione di Andrea Cionci, ma sinceramente credo che gli sfugga il punto: l’autore de Il Codice Ratzinger infatti sostiene che l’obiettivo della pellicola sia quello di promuovere la figura di un “mediatore” dopo Bergoglio, un Giovanni XXIV in grado di continuare il cammino del suo predecessore con un occhio di riguardo verso i “conservatori” in modo da indurli a più miti consigli.
Mah! A parte che il personaggio interpretato dall’attore Ralph Fiennes non viene eletto, in ogni caso costui mi sembra tutt’altro che un mediatore, semmai è un mestatore della fazione liberal (ormai i cattocomunisti senza comunismo si sono totalmente americanizzati e dunque non disdegnano di definirsi in tal guisa), che trova qualche inciampo nel cammino e alla fine cede il passo al cardinale Fru Fru senza troppe obiezioni.
A mio parere sono giuste le letture di altri commentatori segnalati sempre da qualche lettore (potete trovarle qui). Un’operazione simile era stata realizzata nel 2009 con La papessa, film anch’esso, per una coincidenza intrigante, girato da un regista tedesco su ispirazione di un romanzo americano (Pope Joan del 1996 di tale Donna Woolfolk Cross). La storia era una liricizzazione estrema della leggenda della Papessa Giovanna, raccontata con toni didascalici ai limiti del “pedagogico”: la giovane Johanna è una bambina intelligentissima immersa in un contesto violentemente (e caricaturalmente) misogino, che conciandosi da maschio riesce a giungere al papato e rivoluzionarlo. Salvo poi (spoiler, ma che ve frega insomma) farsi incintare dal capo delle guardie vaticane, il conte Sticazzen (non ricordo il nome e non mi va nemmeno di googlarlo), e morire per complicazioni dovute alla gravidanza.
Sì, eravamo già in pieno bioleninismo ma ai tempi non solo c’era Ratzinger, ma anche le “minoranze svantaggiate” erano diverse, non a caso in questi anni è emersa una grottesca faida tra femministe “trans-escludente” e transfemministe (sembra uno scioglilingua ma invece è la triste realtà). Il femminismo di per sé gode di certo un substrato gnostico che si intreccia con la biologia, ma tutto sommato era possibile incardinarlo nella misura in cui avevamo comunque a che fare con delle donne (inteso non in senso offensivo). Ora siamo a un nuovo livello di “liberazione”, che assimila le precedenti dinamiche cattoprogressiste ma pretende che siano incise sulla carne, nonché sullo spirito.
Per concludere, l’Innocenzo XIV di Cooper rivela la sua “disforia di genere” a una giornalista di “Repubblica” (sic!), e mentre i cardinali che lo attorniano fanno discorsi del tipo “Al cuore della fede cattolica c’è la fluidità di un Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo“, lui proclama che
«La Chiesa, rifiutando di accettare la validità dei cambi di sesso, ha adottato posizioni dogmatiche e, secondo alcuni, stridenti. A mio avviso, ciò deriva da un’insufficiente comprensione della differenza tra genere e sesso. Ci sono rare eccezioni di natura biologica ma, nella maggioranza dei casi, il sesso è definito alla nascita ed è immutabile, in quanto determinato dai cromosomi. Invece il genere – il sentimento innato della propria identità – è più fluido e mutevole. Non si può dire che la Chiesa, come istituzione, abbia davvero capito la differenza».
Vi immaginate altri dieci, o vent’anni, così? Rimpiangeremo persino Bergoglio…
Dovresti aprire un negozio virtuale dove vendere magliette (soprattutto xxxl), tazze, penne, spillette e alrri gadget personali.
Errore di battitura: Andrea Cionci non Roberto Cionci.
Il vero protagonista del film è il Papa morente, è il Papa scacchista, il regista occulto, il “Papa invisibile”, il “custode del mistero”, è l’iniziato che protegge la verità rivelata Mt (13.11), è di fatto JMB o lo Spirito Santo.
E’ lui la guida spirituale superiore che riconosce nell’androgino Benitez, l’x-factor per il rinnovamento spirituale della Chiesa e così apparecchia il “disvelamento” postumo delle trame -mondanissime- dei pretendenti, giocando infine la carta della “Papessa” (inteso come Arcano) cioè il simbolo di conoscenza interiore, misticismo, sapere segreto, opposto al “Papa” ( sempre arcano) ierofante, insegnamento esteriore, dottrina, estroflessione virile, autorità testoteronica (patriarcale?).
Tutta la partita del Papa morente è uno svelamento tutto interno all’istituzione per mostrare la vanità di qualsiasi tensione conservatrice/progressista che non superi la clericalità, la tensione tutta virile (Tedesco contro Bellini contro Lomeli), la lotta di potere.
Per quanto sia affascinante la tua lettura, mi trovo d’accordo sul bioleninismo, in quanto la minorità, l’handicap, la casumanitudine non vale per sé ma in quanto carica di aspetti simbolici, di allegorie che portano verso la favola appunto o verso l’esoterismo rosacrociano tarocchesco. Alla fine stando al film, Papa Benitez è un candido, onestamente disposto a dimettersi se il vecchio Papa non gli riconoscesse l’X-factor della Papessa; dopotutto il “mistero” (esoterico) e il “segreto” custodito per anni rimane tale, nulla lascia intendere che venga dichiarato urbi et orbi perché ha già destabilizzato la Chiesa istituzionale dall’interno continuerà a farlo col messaggio spirituale.
Insomma non c’è una papa cazzuto (di destra o di sinistra), ma l’introversione dell’androgino: l’utero rimane dov’è (l’isterectomia diventa superflua) perché si trascende l’organo, la fecondità è di altro tipo, spirituale appunto.
Alla fine si può dire che è una favola che si presta a una interpretazione esoterico-gnostica? è banalmente una favola (telefonata), una storia allegorica dove the new Pape non è il cazzuto fascio di Sorrentino ma il freak, lo scherzo della natura. Resta la morale che l’androgino è non soltanto sintesi di sessualità e genere, ma sopratutto di forza e saggezza, autorità e compassione, giudizio e misericordia. In questo senso il tutto è intrinsecamente evangelico ed è una trollata per cionciani, clericaloni e radiospadisti. Simpaticamente, por supuesto.