Nel 2002, in un’esercitazione su un’eventuale invasione americana dell’Iran, l’addetto al ruolo di comandante delle forze persiane, il generale Paul Van Riper, utilizzò per il contrattacco “armi” quale motociclette, piccole imbarcazioni per l’attacco rapido, batterie missilistiche terrestri e persino dei soldati-kamikaze.

Tuttavia, l’ufficiale quanto pare dimenticò di usare la vera arma segreta dell’Iran: le unità di delfini killer. Nel 2000 infatti la Repubblica Islamica ha acquistato dalla Russia un plotone di “delfini kamikaze” addestrati per attaccare le navi nemiche.

Il programma di addestramento, iniziato nel 1966 e proseguito nei decenni successivi, terminò col crollo dell’Unione Sovietica a causa della mancanza di finanziamenti: gli animali vennero perciò trasferiti in un delfinario dal loro ex addestratore Boris Žurid, che li mantenne per qualche anno finché non si trovò costretto a venderli.

«Non sono un sadico, non avrei mai potuto lasciarli morire di fame, non è possibile far fare una fine del genere alle mie creature: siamo a corto di farmaci, che costano decine di migliaia di rubli, e abbiamo finito le scorte di pesce e gli integratori alimentari per sfamarli», aveva dichiarato Žurid alla “Komsomol’skaja Pravda”.

Nel 1991, dopo il crollo dell’Urss, l’unità dei delfini da una base nell’area del Pacifico russo fu inviata nella penisola di Crimea. Lì, i mammiferi vennero addestrati per uccidere gli uomini-rana usando arpioni montati sulla schiena e per sabotare le navi nemiche con mine marine in attacchi suicidi, essendo in grado di distinguere i sottomarini russi da quelli americani in base ai suoni che i diversi sistemi di propulsione producono sott’acqua.

I delfini assassini furono trasferiti dal Mar Nero al Golfo Persico dopo che l’Iran li acquistò per motivi ancora poco chiari: secondo il quotidiano russo, l’opera di Žurid è presumibilmente proseguita in Iran dopo la vendita. E a seconda del tipo di delfini usati da Žurid, alcuni animali del progetto originario potrebbero essere ancora vivi, avendo i delfini una vita media di cinquant’anni.

Anche negli Stati Uniti nacque un programma di addestramento dei delfini negli anni ’60; sembra che l’ispirazione “esoterica” del progetto parta da alcune suggestioni della controcultura hippy (anche se forse la dinamica con cui un soggetto ha influenzato l’altro andrebbe ribaltata): per esempio, dalle ricerche dello “psiconauta” John C. Lilly che sostenne di poter parlare coi delfini assumendo LSD e fu finanziato dalla NASA per farlo (naturalmente senza alcun successo).

Dallo stesso milieu trae ispirazione anche il film Il giorno del delfino del 1973, nel quale un gruppo di terroristi rapisce uno degli animali addestrati per compiere un attentato. La pellicola è tratta dal romanzo Un animal doué de raison dello scrittore francese Robert Merle, il quale modellò su Lilly per il personaggio dell’addestratore finanziato dal governo.

A questa vicenda è ispirato anche il videogioco Ecco the Dolphin prodotto dalla Sega nel 1992 (devo la segnalazione a “Emilio Brentani”), come ha affermato apertamente il suo creatore Ed Annunziata (sic), che nello storpiare l’iniziale nome del protagonista Echo in Ecco, ha voluto omaggiare sia le origini italiane sia il pensiero di Lilly, che tra le altre cose credeva in un’organizzazione aliena chiamata Earth Coincidence Control Office (E.C.C.O., appunto) la quale nella gerarchia intergalattica era incaricata della sorveglianza del Pianeta Terra.

Fonti: Trud, BBC & Military.