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L’isola giapponese dove è obbligatoria la maschera a gas

C’è un’isola a 180 km a sud di Tokyo dove l’aria presenta una così elevata quantità di anidride solforosa da costringere i circa 2.500 abitanti a indossare maschere antigas: Miyake-jima, questo il nome della località, è un’isola vulcanica nell’arcipelago di Izu (Mare delle Filippine), a sei ore di traghetto (e una di aereo) dalla capitale del Giappone.

Tecnicamente si tratta di uno stratovulcano (vulcano dalla struttura stratificata e caratterizzato da periodiche eruzioni come il Vesuvio o il Krakatoa) risalente al tardo Pleistocene (10.000-15.000 anni fa) esteso su una superficie di circa 55 km². Il picco più alto (775m), conosciuto come Monte Oyama, è un vulcano attivo che ha eruttato tredici volte negli ultimi 500 anni: le eruzioni più recenti sono avvenute nel 1940, nel 1962, nel 1983 e nel 2000.

Un classico matrimonio a Miyake-jima

L’eruzione del 1983 ha sepolto interamente di lava il quartiere di Ako (il più grande dell’isola, fino a quel momento vivace città termale), ora ricoperto da uno strato di roccia vulcanica e accessibile solo grazie a una lunga passerella di legno costruita nel 2007. Le rovine degli edifici scolastici sono state lasciate a testimonianza della violenza dell’eruzione.

(fonte)

In occasione della serie di eruzioni più recenti, verificatasi appunto all’inizio del nuovo millennio (e preceduta da oltre 15.000 terremoti), il vulcano ha prodotto dalle 10.000 alle 20.000 tonnellate di gas sulfurei quotidianamente per almeno due anni e l’isola è rimasta inaccessibile fino al 2005.

Tutto ciò non impedisce a Miyake-Jima di essere una ricercata meta turistica: le autorità accolgono centinaia di visitatori da tutto il Paese desiderosi di esplorare scenari surreali e post-apocalittici, raccomandando solamente di informarsi sui danni causati dal biossido di zolfo e di sottoporsi a un controllo medico prima e dopo il viaggio.

Miyake-Jima è anche celebre per gli uccelli selvatici, in particolare il tordo di Izu (Turdus celaenops), o Akokakko, al quale è dedicato un centro apposito, l’Akokakko-kan.

(fonte: Google Street View)
(fonte)

Gli abitanti dell’isola, pur non essendo obbligati a indossare le maschere 24 ore al giorno, devono sempre averne una a portata di mano, nel caso le sirene del sistema di rilevamento inizino a suonare non appena registrato una concentrazione di gas potenzialmente letali nell’aria.

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