L’attacco perpetrato da Hamas dalla Striscia di Gaza sabato 7 ottobre 2023 ha mostrato l’incredibile impreparazione delle forze armate israeliane nei confronti di una nuova forma di guerra, condotta attraverso un notevole coordinamento militare che ha concesso ai miliziani palestinesi di superare il confine direttamente con furgoni e camionette (ma anche semplici automobili e motociclette), nonché attraverso l’utilizzo di mezzi di fortuna come navi, droni (usati per trasformare proiettili di mortaio e granate in bombe di precisione) o addirittura alianti (!), e sostanzialmente “invadere” il Sud di Israele.
Israel seems completely unprepared for the new style of war with cheap drones turning old mortar shells into precision bombs — Here, Hamas released footage shows a drone dropping a shell onto Israel troops fighting from what they thought was cover: pic.twitter.com/jGUoQ54zm9
— ib (@Indian_Bronson) October 7, 2023
Le immagini della penetrazione degli uomini di Hamas nei quartieri delle città ebraiche meridionali sono assolutamente inedite in questo decennale conflitto: da quel che si sa finora, sembra che lo scopo dell’operazione, denominata “Diluvio Al-Aqsa” [Tufan al-Aqsa] proprio perché caratterizzata da un lancio senza precedenti di missili contro lo Stato ebraico, fosse quello di attirare tutta l’attenzione della difesa sugli attacchi via aerea per coprire l’infiltrazione via terra e mare.
Gli assalti a sorpresa, condotti peraltro durante la festività di Simchat Torah (ma non stupisce nemmeno la coincidenza con il cinquantesimo anniversario della guerra dello Yom Kippur), hanno concesso alle Brigate al-Qassam di introdursi in decine di città (e addirittura basi militari) e dare fuoco alle case e giustiziare cittadini israeliani per strada, oltre che fare centinaia di prigionieri (tra cui persino militari di alto rango) e sottrarre armi e veicoli all’esercito.
Il comandante delle Brigate al-Qassam, Mohammed Deif, ha dichiarato che l’attacco rappresenta una risposta alla “profanazione della moschea di Al-Aqsa” e ha invitato i palestinesi e gli arabi israeliani a “espellere gli occupanti e abbattere i muri”, cercando di coinvolgere anche “i musulmani di tutto il mondo”.
Il Ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita, seppur nel contesto della normalizzazione delle relazioni diplomatiche con Tel Aviv, ha invece affermato in una dichiarazione di aver “ripetutamente avvertito che l’occupazione di Gaza da parte di Israele potrebbe provocare ulteriore violenza“.
Per quanto riguarda le altre nazioni islamiche, il Qatar ha addossato tutta la responsabilità dell’escalation del conflitto a Israele; il Ministero degli Esteri dell’Algeria ha espresso solidarietà ai palestinesi che combattono contro “l’occupazione coloniale israeliana”; l’Iran, per bocca di Yahya Rahim Safavi, consigliere dell’Ayatollah, si è congratulato con i combattenti palestinesi e ha affermato che l’Iran sarà al loro fianco fino alla “liberazione della Palestina e di Gerusalemme”. Durante una sessione del Parlamento iraniano, i deputati si sono alzati dai loro seggi cantando “Morte a Israele” e “La Palestina vincerà, Israele sarà distrutto”. Hezbollah si è congratulato con Hamas e ha elogiato l’attacco come una risposta ai “crimini israeliani”. Più moderate e concilianti le posizioni di Egitto, Pakistan e Turchia.
Come prima reazione Israele ha bombardato alcune postazioni di Hamas (compresa, secondo alcune fonti, l’abitazione di Yahya Sinwar, il capo della sezione locale dell’organizzazione) uccidendo al momento circa 200 palestinesi, mentre il Ministero dell’Energia ha provveduto a disconnettere la Striscia di Gaza dalla rete elettrica israeliana.