Un rabbino di una comunità ultraortodossa di Gerusalemme è accusato di essere un missionario cristiano del New Jersey in incognito.
Beyneynu, un’organizzazione che monitora l’attività missionaria in Israele e che “tiene d’occhio” il rabbino da “almeno sette anni”, afferma che l’uomo si sarebbe finto ultraortodosso, celebrando persino matrimoni, a scopo di proselitismo cristiano.
Shannon Nussan del Beyneynu ha dichiarato che sette anni fa l’uomo sarebbe “scomparso” da un quartiere all’altro della Città Santa perché forse sentitosi braccato dalla sua organizzazione. “Si è assimilato alla comunità ultraortodossa e ha iniziato una nuova vita piena di bugie”.
La moglie dell’uomo (morta l’anno scorso è sepolta a Gerusalemme), per fare proselitismo attraverso i social avrebbe elaborato una versione dell’ebraismo incorporando contenuti cristiani.
Molti israeliani vedono il proselitismo cristiano come una minaccia sia per la popolazione ebraica relativamente piccola così come per il loro status di maggioranza all’interno del paese. Sebbene le leggi del paese non vietino il proselitismo, è fatto divieto di predicare a una persona di età inferiore ai 18 anni senza il consenso di un genitore, oppure offrire denaro o altri beni materiali in cambio di una conversione.
A un notiziario locale, come riportato dal Guardian, il rabbino ha negato ogni accusa: “È una bugia. Sono nato ebreo”. E ha aggiunto di aver fatto il missionario anni fa, ma di essere “pentito” del suo passato.
Behadrei Haredim, sito web ultraortodosso che per primo ha riportato la notizia, ha detto che lo scandalo è esploso dopo che settimana scorsa la figlia tredicenne dell’uomo avrebbe detto a un compagno di classe che “Gesù accetta tutti, anche chi sbaglia”, scatenando il panico nel vicinato.