Israele scambia una manifestazione di Coldiretti per un raduno di Hezbollah: strage evitata

Non abbiamo mai smesso di fare meme sull’incredibile somiglianza tra le bandiere della Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti) e quelle di Hezbollah, anche dopo la completa distruzione da parte di Israele dell’organizzazione libanese. Che forse sia venuto il momento di andare oltre le battute?

Pochi giorni fa si sono tenuti i funerali di Nasrallah a Beirut allo stadio Camille Chamoun, che non è riuscito a contenere la folla oceanica accorsa per celebrare il leggendario Segretario del Partito di Dio.

Sembra che i jet israeliani non abbiano smesso un momento di sorvolare il luogo dove si è svolta la cerimonia, in una capitale già di per sé completamente blindata per timore di attentati: dal tono degli inviati si percepisce lo stupore che non ci siano stati spargimenti di sangue, vuoi per un attacco diretto da parte dello Stato ebraico (che ormai ci ha abituato a tutto), vuoi per qualche attentato da parte di terroristi (magari eterodiretti).

Quasi negli stessi giorni si svolgeva in Italia un blitz dei Coltivatori Diretti, che con un manipolo di agricoltori maremmani ha tentato di intercettare le navi che trasportavano prodotti agroalimentari stranieri all’ingresso del porto di Civitavecchia.

“Trova le differenze”

Non sfugga che il primo giornale israeliano d’Italia, “Il Foglio”, abbia rivolto un duro attacco all’organizzazione, tacciandola di “populismo e protezionismo”, e dibattendo più sui “massimi sistemi” che sui dati, nonostante sia obiettivo che il prezzo dell’olio prodotto in patria sia diventato insostenibile anche a causa del crollo della produzione.

Ora, è evidente che il “principio” caro a Coldiretti è più morale, o se volete ideologico, che materiale: a differenza di altre organizzazioni dei lavoratori, che nel profondo si sono date completamente al globalismo e hanno ridotto la “difesa dei diritti” al folklore delle sfilate, i coltivatori organizzati esprimono sempre istanze concrete, le quali tuttavia nascondono un’evidente opposizione alla mondializzazione.

Altrimenti, sarebbe facile reinventarsi come “trasformatori” e partecipare della grande cuccagna europoide, che consente a qualsiasi materia agricola proveniente da chissà dove di diventare Made in Italy con una lavorazione ridotta ai minimi termini.

Chiaramente, come si osservava, c’è qualcosa di più in ballo che non la “qualità” del cibo, nonostante le preoccupazioni sul mancato rispetto dei requisiti sanitari, ambientali e sociali delle aziende estere siano di certo giustificate: il punto è importante perché su di esso i difensori della libera concorrenza si nascondono dietro un imbarazzato silenzio, nonostante siano i loro stessi dogmi a imporre il dilemma di bloccare i prodotti stranieri che non rispettano gli stessi criteri nazionali (ma sarebbe “protezionismo”!), oppure allentare le regole a livello di legislazione interna (ma sarebbe poco “democratico”, perché almeno a voce tutti questi qua si considerano comunque dei liberal).

Tuttavia a tali problematiche si potrebbe sopperire con qualche forma di accomodamento tra le organizzazioni degli agricoltori e lo Stato, che non mi pare però sia la strada che i Coltivatori Diretti vogliano percorrere, cercando semmai di riaffermare il patriottismo nell’ultimo “orgoglio nazionale” che ci hanno lasciato, cioè la gastronomia.

Hezbollah aveva sostanzialmente lo stesso scopo, seppur in campi come le relazioni internazionali, la difesa dei confini, i rapporti tra religione e politica o il settore militare. Diciamo che più che olio e arance, a Beirut si parlava soprattutto di doni e fucili Made in Lebanon, ma è un altro discorso.

Non so come sono giunto fino a qui, probabilmente i meme vanno considerati per quello che sono: la comparazione tra il Partito di Dio e la Confederazione dei Coltivatori Diretti è divertente proprio perché in realtà non hanno nulla in comune, e l’accostamento suscita il riso solo per questo. Aver tentato di paragonarli seriamente invece non fa ridere, anzi è una cosa triste come una barzelletta spiegata: eppure, anche sostenere che, in fondo, Hezbollah e Coldiretti abbiano gli stessi nemici a mio parere potrebbe essere una prosecuzione del meme con altri mezzi (ovviamente lasciando da parte qualsiasi risvolto antisemita di tale affermazione, come i riferimenti a un immaginario Zionist Occupation Government che farebbe di Israele e della globalizzazione espressione di uno stesso potere – falsissimo!).

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