Quando l’Istituto di Virologia di Wuhan esultava: “Abbiamo 1500 virus!”

L’attivista cinese Jennifer Zeng (esiliata in Australia) ritrova su Twitter un annuncio trionfalistico dell’Istituto di Virologia di Wuhan risalente al 29 maggio 2018: “Date un’occhiata alla più grande banca dei virus dell’Asia! L’Istituto di Virologia di Wuhan, nella provincia di Hubei, nella Cina centrale, conserva oltre 1.500 diversi ceppi di virus”.

Lo screenshot del tweet originale è stato realizzato nel timore che il portale China Daily lo cancellasse:

Tuttavia lo stesso China Daily ha pubblicato una precisazione in cui smentisce qualsiasi interpretazione dietrologica di quel messaggio e condanna ogni forma di complottismo anti-cinese (Virology institute has a ‘clear conscience’, 21 febbrao 2020):

Le calunnie e disinformazione contro l’Istituto di Virologia di Wuhan dell’Accademia cinese delle scienze hanno ostacolato la sua ricerca contro la nuova epidemia di coronavirus, ma il laboratorio ha “la coscienza pulita e nessun rimpianto” e continuerà la lotta al virus, ha dichiarato l’Istituto in una lettera aperta.
Creato nel 1956, l’Istituto, principale centro di ricerca virologica in Cina e sede del laboratorio di biosicurezza di più alto livello in Asia, è stato immediatamente attaccato al primo scoppio dell’epidemia: secondo le dicerie il virus sarebbe stato creato artificialmente o trapelato dal laboratorio di biosicurezza dell’Istituto. Sotto attacco è finito anche il rettore dell’Istituto, quando è stato affermato che il primo paziente del virus fosse uno studente e mettendo in discussione la competenza dei dirigenti.
“Queste voci hanno gravemente danneggiato i nostri ricercatori in prima linea e hanno ostacolato la missione di ricerca del nostro Istituto per combattere l’epidemia”, sostiene la lettera, nella quale si afferma anche
che i ricercatori di Wuhan hanno lavorato alacremente e tempestivamente per ottenere dati essenziali, tra cui l’intero genoma del virus, l’identificazione di ceppi virali per lo sviluppo di vaccini e farmaci, la creazione di modelli di test sugli animali e la diagnosi dei pazienti.
“Guardando a tutto il duro lavoro che abbiamo fatto nel mese scorso, abbiamo una coscienza limpida e nessun rimpianto. La ricerca è in prima linea contro l’epidemia. Cerchiamo di consolidare il nostro impegno, non facendo distrarre da nulla se non dalla ricerca”.
Chen Quanjiao, ricercatore dell’Istituto, ha confutato la teoria complottistica dell’utente “Weiketiezhi” apparsa su Sina Weibo che affermava che Chen avesse denunciato il capo dell’istituto Wang Yanyi per il contrabbando di animali da esperimento e la fuoriuscita del virus da un laboratorio.
“Sono furioso con chi ha usato la mia identità per rilasciare dichiarazioni prive di fondamento”, ha detto Chen direttamente dal sito web dell’istituto.
L’Ufficio regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per il Mediterraneo Orientale ha confermato in una conferenza stampa che il virus proviene da animali e non ci sono prove a sostegno del fatto che sia stato creato in laboratorio.
Le autorità per la cybersicurezza della provincia di Jiangsu hanno rintracciato l’account che diffonde fake news: esso farebbe parte di un’organizzazione specializzata nella propagazione di contenuti anti-cinesi.
Il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang ha citato la dichiarazione congiunta di 27 dei maggiori scienziati mondiali nel campo della salute pubblica apparsa su Lancet a sostegno dei ricercatori cinesi, degli operatori sanitari e medici che combattono l’epidemia. La dichiarazione condanna fermamente le teorie del complotto che circolano su Internet.
“Non stiamo solo combattendo il virus, ma anche il complottismo” ha detto Geng. “Dobbiamo favorire il trionfo della scienza sull’ignoranza, dissipare le calunnie con la verità e rimpiazzare i pregiudizi con la cooperazione”.
La Cina spera che la comunità internazionale continuerà a collaborare contro i complottismi e altri “virus politici” mentre combatte anche il nuovo coronavirus, ha aggiunto Geng.

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