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Per l’Istituto Superiore di Sanità gli italiani “morti di covid” sono 3.783

Franco Bechis su Il Tempo commenta il nuovo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sulla mortalità per covid (ottobre 2021), rilevando che secondo le statistiche ufficiali “solo il 2,9% dei decessi registrati dalla fine del mese di febbraio 2020 sarebbe dovuto al Covid 19″.

Dunque, se la matematica non è un’opinione, dei 130.468 decessi registrati nel momento in cui veniva stilato il nuovo rapporto, “solo” 3.783 sarebbero morti “di covid” e non “col covid”.

Quella distinzione tanto ridicolizzata si rivela alla fine essenziale, anche perché lo stesso Istituto Superiore di Sanità, come qualcuno ricorderà, ben oltre la proclamazione dello stato di emergenza, l’aveva tenuta per buona: ben oltre la metà di marzo 2020, mentre si cominciavano già a contare centinaia di morti al giorni, il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro confermava che la percentuale di morti senza patologie pregresse era minuscola. Per esempio, il 18 marzo, su 475 morti egli segnalava che “solo lo 0,8% non aveva già patologie”, riducendo quindi il numero reale di pazienti deceduti a 12 (dodici).

Come scrive ora Bechis, tra i decessi di covid sono stati contati italiani che “avevano da una a cinque malattie […]. Addirittura il 67,7% ne avrebbe avuto insieme più di tre malattie contemporanee, e il 18% almeno due insieme”.

Il giornalista pone infine qualche domanda scomoda, alle quali qualcuno si è già dato una risposta da tempo:

“Se non è il virus ad uccidere gli italiani, allora mi spiegate perché la scienza ha imposto tutto quello che abbiamo visto in questo anno e mezzo abbondante? Dalle mascherine, al distanziamento, al lockdown e così via? E come facevamo ad avere quasi 126 mila italiani ridotti in quelle condizioni con 3, 4 o 5 malattie gravi, destinati comunque ad andarsene se anche non fosse mai esistito il coronavirus in poco tempo?”

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