Italia in svendita: le nostre aziende passate in mano straniera

Oltre tre lustri or sono (la vita fugge…) mi misi in testa di imbastire un elenco (ma se non fosse un po’ blasfemo sarebbe più giusto usare l’espressione “martirologio”) delle aziende italiane che venivano (s)vendute a colossi stranieri: all’inizio il criterio era di appuntarmi qualsiasi acquisizione, indipendentemente dalla grandezza del marchio.

Già nel 2017, tuttavia, si registravano 255 passaggi di proprietà, con il plauso della ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) che nemmeno si peritava di offrire un elenco completo delle imprese ma si limitava a indicarle per settori. In effetti negli anni in cui è andato al governo il centro-sinistra il compito è divenuto disarmante, poiché il sistema, ammantato di una pseudo-ideologia definibile come “globalismo” (in verità una rimasticatura di pose politiche anglo-americane già passate di moda alla fine degli anni ’90) ha fatto di tutto per promuovere la cosiddetta “internazionalizzazione” del tessuto produttivo italiano, demolendo col beneplacito di sindacalisti, intellettuali e giornalisti, il concetto stesso di “lavoro” sul quale si fonderebbe la nostra benedetta Repubblica (e lasciando materialmente in mezzo alla strada migliaia di lavoratori).

Ora, voglio provare nuovamente a stilare un elenco quanto il più possibile completo almeno dei più importanti marchi tricolore “globalizzati” negli ultimi decenni. Ottimi spunti (non solo in materia di Made in Italy) li offre il volume L’Italia non è più italiana (2019) di Mario Giordano, anche se sul web si possono trovare diversi elenchi, molti dei quali “tramandati” dagli anni ’90. Uno in particolare, quello stilato da Antonio Venier (autore de Il disastro di una nazione, 1999) è riprodotto in numerosi siti: sicuramente il più utile per farsi un’idea, anche se la completezza non può essere garantita a causa della mancanza di «una documentazione, accessibile al pubblico, che fornisca l’elenco completo delle innumerevoli privatizzazioni grandi e piccole, indicandone ricavo effettivo, debiti trasferiti ecc…».

Non solo mancano le informazioni, ma le poche disponibili vengono immediatamente dimenticate. Una congiura del silenzio? Io penserei più che altro alla “confederazione di idioti” di swiftiana memoria, poiché i “professionisti dell’opinione” non hanno nemmeno la percezione del problema. Si limitano a riportare notizie di cessioni e acquisizioni come se fossero operazioni necessarie al funzionamento dell’economia globale. Se però tutti trafiletti venissero messi insieme, forse il quadro risulterebbe meno rassicurante. A tal proposito, chiedo ai lettori di segnalarmi sviste e omissioni che senza dubbio non mancheranno.

PS: Ovviamente la “svendita” a multinazionali straniere rientra nel più ampio schema di “privatizzazione selvaggia” con cui è stata liquidata l’industria nazionale italiana: a tal proposito si possono leggere con profitto l’ormai introvabile I giorni dell’IRI di Massimo Pini e, per fare l’esempio di un caso specifico fra i tanti, La svendita di Autostrade di Giorgio Ragazzi.

ACC. “L’Acc venduta alla cinese Wanbao Group Compressor” (Corriere delle Alpi, 1/7/2014): «Wanbao Group Compressor Co Ltd, con sede a Guangzhou in Cina è il gruppo nuovo proprietario del complesso aziendale di Acc, che occupa 600 addetti nello stabilimento produttivo di Mel (Belluno) e negli uffici direzionali di Pordenone».
Acc, l’azienda comprata dai cinesi ora taglia ferie, malattia e costo del lavoro” (La Stampa, 29/07/2014): «Diminuzione dei giorni di ferie, paletti a quelli di malattia, taglio del costo del lavoro e taglio dell’organico. È la cura Made in China per un’azienda fiore all’occhiello del Made in Italy, altro caso significativo di un Nordest ex locomotiva d’Italia: la Acc Compressors di Mel (Belluno), fondata nel florido 1966 e maggior produttrice italiana ed europea di compressori ermetici per refrigerazione domestica».

ACETUM. Il maggior produttore di Aceto Balsamico di Modena Igp è passato nel 2017 alla Associated British Foods.

ACQUA DI PARMA. Azienda profumiera fondata nel 1916 acquisita dal gruppo francese LVMH nel 2001.

ALCATEL. L’azienda francese incorporò l’italiana Telettrea negli anni ’90, e dopo la fusione con l’americana Lucent Technologies (2006) annuncia nel 2012 il taglio di 490 posti di lavoro in Italia (“La protesta dei lavoratori Alcatel: Non chiudete la sede di Vimercate”, Corriere, 14/12/2012): «Sono 490 gli esuberi decisi dalla multinazionale, che sta trasferendo software e tecnologie verso gli Stati Uniti».

ALGIDA. Storico marchio dei gelati nato a Roma nel 1946 per volere di Italo Barbiani dell’imprenditore austriaco di origine ebraica Alfred Wiesner, già nel 1964 venne rilevata dalla multinazionale anglo-olandese Unilever.

ALITALIA. «Il 2 febbraio 2014 viene reso noto che tra Alitalia ed Etihad è in corso un negoziato giunta nella fase finale che potrebbe portare all’investimento della compagnia di Abu Dhabi in quella italiana. L’8 agosto dello stesso anno viene siglato a Roma l’accordo che prevede l’acquisizione del 49% delle quote di Alitalia da parte della compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti, la Etihad Airways» (Wikipedia).

ANCONA. L’Unione Sportiva Ancona (attualmente in Serie C) nell’aprile 2022 è stata rilevata dall’imprenditore australiano di origine malese Tony Tiong.

ANSALDO-BREDA. Società del settore ferroviario costituita nel 2001 da Finmeccanica tramite la fusione di due storiche aziende italiane, nel 2015 è stata ceduta alla giapponese Hitachi.

AR INDUSTRIE ALIMENTARI. “La pummarola passa a Mitsubishi” (IlSole24Ore, 22/1/2012): «Un altro pezzo dell’alimentare italiano finisce nell’orbita di gruppi esteri, anche se la nuova proprietà ne moltiplicherà le capacità distributive e aprirà nuovi mercati. Questa volta è il turno di Ar Industrie Alimentari, primo produttore italiano di pomodoro pelati, che passa sotto il controllo della società anglo-nipponica Princes Ltd, facente capo al gigante Mitsubishi corporation. […]Quali i motivi della cessione? L’azienda italiana ha fatto il passo più lungo della gamba, investendo un’ottantina di milioni nella costruzione del mega stabilimento di Foggia, tra i più grandi e moderni d’Europa, e andando in apnea finanziaria».

ATALA. Azienda di biciclette fondata nel 1907, nel 2005 passa ai turchi della Bianchi Bisiklet e nel 2011 entra a far parte della multinazionale olandese Group Accell.

ATALANTA. Nel febbraio 2022 la società è passata a un gruppo di investitori guidati da Stephen Pagliuca, co-proprietario dei Boston Celtics e di Bain Capital, uno dei principali fondi di investimento al mondo.

AVIO AERO. Azienda nata nel 2013 dallo scorporo del settore aviazione della azienda aerospaziale italiana Avio per consentire l’acquisto da parte dell’americana General Electric.

BENELLI. Storica società pesarese del settore motociclistico, dal 2005 è proprietà del gruppo cinese Qianjiang Motor.

BERLONI. “Le cucine Berloni ai cinesi di Hcg” (IlSole24Ore, 27/7/2013): «Un altro simbolo del made in Italy emigra all’estero. Questa volta tocca alle cucine Berloni che assumono il passaporto cinese. Nulla di male: stile e produzione rimarranno in Italia, a Pesaro, com’è sempre stato dagli anni Sessanta. […] Nella nuova società, la Berloni Group, [la società taiwanese] Hcg ha rilevato il 50% del capitale, Intermedia Holding (la merchant bank di Giovanni Consorte) il 44% e i tre fratelli Berloni il restante 6%».
Il 94% di Berloni passa a Taiwan” (IlSole24Ore, 22/11/2013).

BERTOLLI. Azienda alimentare specializzata nel settore dell’olio, nel 1986 viene accorpata nella Cirio-Bertolli-De Rica e nel 1993 ceduta a una finanziaria delle cooperative per conto del gruppo olandese-britannico Unilever, che nel 2008 la cede agli spagnoli di Sos Corporación Alimentaria (oggi Deoleo), già proprietari dei marchi Carapelli, Sasso, Minerva Oli.

BIALETTI. “Bialetti spinge sul riassetto: a Omegna costi insostenibili” (IlSole24Ore, 18/4/2010): «C’è una storia di ordinaria globalizzazione dietro alla scelta (“sofferta ma inevitabile”) del gruppo Bialetti di chiudere la fabbrica dov’è nata la moka, cessarne la produzione diretta e trasferire alcune lavorazioni all’esterno, in parte in altri stabilimenti del distretto o dello stesso gruppo Bialetti (Romania) e in parte nel Far East».

BIONDI-SANTI. Importante produttrice del Brunello di Montalcino, nel 2016 è stata acquisita dalla francesi Epi di Christopher Descours.

BIRRA MORETTI. Storico marchio di birra (dal 1859), nel 1996 viene acquisita dalla olandese Heineken.

BNL. La Banca Nazionale del Lavoro nel 2006 è passata sotto il controllo del gruppo francese BNP Paribas.

BOLOGNA. Dal 2014 un gruppo di investitori nord-americani, rappresentati dal canadese Joey Saputo e dal newyorkese Joe Tacopina gestiscono la squadra di calcio attraverso la società lussemburghese BFC 1909 Lux Spv SA.

BOSCHETTI ALIMENTARE. Azienda produttrice di confetture che nel 2010 è passata alla francese Financière Lubersac.

BOTTEGA VENETA. Fondata nel 1966 a Vicenza, l’azienda del lusso passa nel 2001 a Gucci, controllata dal Gruppo Kering (con sede a Parigi).

BRIONI. L’azienda d’abbigliamento italiana fondata nel 1945 è stata acquisita dal gruppo Kering (ex-PPR) di François-Henri Pinault per un importo di circa 350 milioni di euro.

BUCCELLATI. Azienda di gioielleria passata nel 2017 ai cinesi di Gangsu Gangtai e nel 2019 al gruppo svizzero Richemont.

BUITONI. Marchio italiano nato nel 1827, nel 1988 viene acquisita dalla svizzera Nestlé.

BULGARI. “Bulgari diventa francese: cede controllo a Lvmh” (Libero, 7/3/2011): «L’italianissima Bulgari diventa francese. La maison romana dei gioielli, quotata a Milano, è passata nelle mani di Louis Vuitton Moët Hennessy (Lvmh), il big transalpino del lusso controllato dal magnate Bernard Arnault. […] Lvmh emetterà 16,5 milioni di azioni in concambio dei 152,5 milioni di azioni Bulgari attualmente detenute dalla famiglia. L’operazione è valutata 4,3 miliardi di euro, pari a 6 miliardi di dollari».

CADEMARTORI. Storica azienda del settore caseario, nel 2005 diventa della francese Lactalis.

CAFFAREL. Azienda dolciaria fondata nel 1826, dal 1997 appartenente al gruppo svizzero Lindt & Sprüngli.

CAMPOBASSO. La squadra di calcio nel luglio 2019 viene rilevata dal fondo svizzero Halley Holding, mentre alla fine del 2022 passa all’americano North Sixth Group.

CARAPELLI. Azienda alimentare fondata nel 1893, dal 2006 fa parte del gruppo spagnolo SOS Corporación Alimentaria (oggi Deoleo).

CARIBONI. Nasce nel 1908 producendo accessori per linee elettriche e diventa leader in diversi settori dell’illuminazione. Nel 2012 viene acquisito dalla francese Alstsom.

CERAMICA DOLOMITE. Azienda bellunese passata nel 1999 sotto il controllo dell’americana Ideal Standard, che in seguito diventerà parte dell’onnipresente Bain Capital.

CERVED. “Cerved: passa a Cvc per 1,13 miliardi, escono Bain e Clessidra” (Corriere della Sera, 2/1/2013): «Un altro giro di private equity per Cerved, gruppo di business information in passato di proprieta’ di una serie di istituti di credito italiani. Cvc Capital Partners, guidato in Italia da Giampiero Mazza, ha annunciato l’accordo con Bain e Clessidra per rilevare il 100% della societa’ valorizzata 1,13 miliardi».

CESENA. Alla fine del 2021 la squadra di calcio passa al gruppo americano JRL Investments.

CHIANTI (GALLO NERO). “Vino, nel Chianti classico ora sbarcano i cinesi” (IlSole24Ore, 16/4/2013): «Era nell’aria da tempo e ora è ufficiale. Un’azienda italiana del vino è finita in mani cinesi. Dell’imprenditore che ha effettuato l’acquisto non si sa molto. Solo che si tratta di un operatore del settore della farmaceutica originario di Hong Kong anche se se ne ignora il nome. A passare di mano non un grande brand ma una azienda medio piccola di proprietà di Sandra Taccetti e che comprende una tenuta a Greve in Chianti, otto ettari di vigneto ai quali se ne aggiunge uno di oliveto più due gruppi di case coloniche (potenzialmente trasformabili in borgo agrituristico)».

CIFA. Acronimo di Compagnia Italiana Forme Acciaio, è un’azienda manifatturiera di macchine per l’edilizia che nel 2008 è entrata a far parte della multinazionale cinese Zoomlion.

COCCINELLE. “Altro marchio parmigiano all’estero. Coccinelle venduto ai coreani” (Repubblica, 7/4/2012): «[…] Il pacchetto azionario dell’azienda Coccinelle – leader nella produzione di borse, scarpe e accessori nel segmento “lusso accessibile” – passa interamente al Gruppo coreano E-Land Europe che negli ultimi anni ha consolidato la sua presenza sul mercato europeo attraverso l’acquisizione di importanti marchi del settore abbigliamento e calzature. Per E-Land, infatti, non si tratta della prima acquisizione sul territorio emiliano: ha infatti da poco perfezionato anche l’acquisto del marchio Mandarina Duck».

COIN. “Pai vende Coin a Bc partners. Operazione da 644 milioni” (Corriere del Veneto, 9/5/2011): «Financiere Tintoretto, società controllata da fondi gestiti da Pai Partners ha sottoscritto un accordo vincolante con Icon, società di nuova costituzione controllata dai fondi assistiti da BC Partners, per la vendita dell’intera partecipazione detenuta in Giorgione Investimenti, la quale a sua volta controlla il 69,3% del capitale sociale di gruppo Coin. Il corrispettivo complessivo della vendita della partecipazione detenuta da Giorgione in Gruppo Coin – rende noto un comunicato congiunto – è pari a 644,5 milioni di euro e corrisponde a un prezzo di 6,50 euro per ciascuna azione Coin».

COMO. Nell’aprile 2019 la Sent Entertainment, società con sede a Londra di proprietà di Robert Budi Hartono, magnate indonesiano del tabacco, acquisisce la squadra di calcio, la cui gestione viene affidata a Dennis Wise, ex capitano del Chelsea.

CONBIPEL. Catena di negozi di abbigliamento fondata nel 1958, dal 2007 è entrata del fondo americano Oaktree Capital Management, per poi cambiare proprietà nel marzo 2019 quando il fondo è stato acquisito dalla canadese Brookfield Asset Management.

COVA. Celebre pasticceria milanese di via Montenapoleone, parte dell’associazione Locali storici d’Italia, nel 2013 è passata sotto il controllo del gruppo francese LVMH.

DAINESE. “Veneto addio, in Tunisia tute Dainese e caschi Agv” (Repubblica, 19/1/2010): «L’impresa fondata da Lino Dainese nel 1972 lascerà l’Italia. Nella sua Molvena, cittadina della pedemontana berica […], resterà solo il cervello dell’azienda, tutta l’attività di Ricerca e Sviluppo e la produzione delle tute dedicate al mondo delle competizioni. Il resto verrà dirottato in Tunisia, nei due stabilimenti che attualmente contano 500 persone».
Dainese ceduta a un fondo arabo. Al fondatore resta in mano il 20%” (Corriere, 5/11/2014): «Dopo Ducati comprata da Audi e Mv Agusta che ha ceduto il 25% alla Mercedes, un’altra società italiana legata al mondo delle moto passa di mano. È la Dainese, fondata a Vicenza nel 1972 da Lino Dainese: l’80% dell’azienda è stato acquistato dal fondo d’investimento del Bahrain Investcorp per 130 milioni di euro».

DELVERDE. Pastificio fondato nel 1967, tra il 2008 e il 2009 la multinazionale argentina Molinos Río de la Plata entra nell’azionariato fino a detenerne il 99,5%. Nel 2019 il gruppo italiano Newlat Food acquista l’azienda argentina e diventa proprietario di Delverde.

DIETORELLE. Azienda entrata con Sperlari nella Leaf International, dal 2017 è controllata dal gruppo tedesco Katjes International.

DODO. Secondo marchio dell’azienda orafa Pomellato (v.) lanciato nel 1995, ceduto nel 2013 alla francese Kering.

DUCATI. “La Ducati in mano ai tedeschi. Venduta all’Audi, è ufficiale” (Repubblica, 18/4/2012): «La casa motociclistica italiana Ducati passa ai tedeschi di Audi per 860 milioni di euro».

EDISON. Azienda del settore dell’energia fondata nel 1884 (la più antica in Europa), alla fine del 2011 passa alla francese Edf (Electricité de France).
L’avanzata dei francesi. Edison, come farsi male da soli” (Panorama, 07/11/2011): «Et voilà, è finita 7 a 2, come da previsioni: due centrali idroelettriche restano in mani italiane, quelle della coppia A2a-Iren, le utility municipali della Lombardia e del Nord-Ovest. Altre sette, assieme al marchio e alla sede storica di Foro Buonaparte, passano alla Edf, decisa a fare della Edison, sotto bandiera francese, una protagonista del mercato europeo del gas. Ci sono voluti 10 anni, ma alla fine l’Electricité de France ce l’ha fatta. Nonostante l’alt quasi minaccioso che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti aveva intimato a marzo, in un burrascoso incontro alla prefettura di Milano, al presidente dell’Edf, Henri Proglio, un fedelissimo di Nicolas Sarkozy».
Edison è tutta francese. A2A e Iren con Edipower i nuovi big italiani” (Il Giornale, 25/05/2012): «[…] Il gruppo transalpino [Edf] guidato da Henri Proglio ha acquistato il 50% di Transalpina di Energia (la scatola che detiene il 61% della società di Foro Buonaparte) per 783,7 milioni e contestualmente ha ceduto all’italiana Delmi (della quale sono azioniste le due utility del Nord) il 50% di Edipower con le sue centrali di produzione elettrica per 883,7 milioni. A loro volta Delmi ed Edipower hanno sottoscritto un contratto di finanziamento a 5 anni da 1,25 miliardi con 9 banche (tra le quali Banca Imi, Mediobanca, Unicredit e Cdp) finalizzato all’esecuzione dell’operazione e al rimborso parziale del finanziamento soci concesso da Edison alla stessa Edipower. Iren avrà delle way-out, cioè potrà uscire dalla società in cambio di centrali».

EDITRICE GIOCHI. Azienda fondata nel 1936 e specializzata in giochi da tavolo, nel 2016 passa alla canadese Spin Master.

EMILIO PUCCI. Storico marchio della moda acquisito nel 2000 dal gruppo francese LVMH.

ERIDANIA. Azienda produttrice di zucchero fondata nel 1899, nel 2007 chiude un accordo con la britannica Tate & Lyle come socio di minoranza. Nel 2011 a quest’ultima subentrano i francesi di Cristal CO, che nel 2016 perfezionano l’acquisizione tramite il gruppo Cristal Union.

ESKIGEL. Il gruppo britannico R&R Ice Cream controllato dal fondo statunitense Oaktree, ha acquisito nell’estate 2012 l’italiana Eskigel per 77 milioni di euro.

FABRIANO (CARTIERE). Fondata nel 1782, nel 2002 è stata acquisita dal Gruppo Fedrigoni S.p.A. che nel 2017 è stato rilevato per 650 milioni di euro dal fondo americano Bain Capital.

FASTWEB. Azienda di telecomunicazioni, nel 2007 passa alla compagnia telefonica svizzera Swisscom.

FATTORIA SCALDASOLE. Azienda simbolo del biologico italiano, già parte del gruppo Heinz (Plasmon) dal 1995, nel 2005 passa alla francese Andros.

FEDRIGONI. Società fondata nel 1888 a Verona, leader europea nelle carte speciali, dopo esser stata danneggiata dalla Bce nel 2017 ha deciso di non rivolgersi più all’Italia per la carta moneta (acquistandola invece dalla Francia), in quello stesso anno è stata rilevato per 650 milioni di euro dal fondo americano Bain Capital.

FENDI.  Azienda di moda nata a Roma nel 1925, nel 1999 viene acquisita da Prada e dal colosso francese LVMH, che dal 2002 diventa socio di maggioranza.

FERRÉ. Casa di moda fondata nel 1978 dallo stilista Gianfranco Ferré, non è più attiva in Italia ma il marchio dal 2011 è di proprietà della holding di Dubai Paris Group, che può utilizzarlo a livello internazionale.

FERRETTI. “Il gruppo Ferretti ora parla cinese” (Repubblica, 10/1/2012): «La bandiera della Repubblica cinese sventolerà sulle barche italiane, grazie a un accordo raggiunto con i creditori, per un costo complessivo di 374 milioni di euro – di cui 178 milioni in investimenti e 196 milioni per il finanziamento del debito. A parte la retorica dell’ennesimo marchio italiano del made in Italy finito in mani estere, la storia di Ferretti è esemplare su come la finanza abbia fatto perdere la sensibilità per gli obiettivi industriali. Tutti i grandi advisor bancari hanno messo le mani su Ferretti, portando a casa laute commissioni. Da Mediobanca a Goldman Sachs, da Merrilll Lynch a Lazard, da Rothschild a Citigroup. E chi di volta in volta vendeva ha sempre incassato laute plusvalenze».

FIAT. Stendiamo un velo pietoso?

FIAT FERROVIARIA. Nata a Torino nel 1917, venne ceduta nel 2000 alla società francese Alstom, assumendo il nome “Alstom Ferroviaria”.

FIORENTINA. Nel giugno 2019 la famiglia Della Valle cede la squadra alla Mediacom Communications Corporation dell’italo-americano Rocco Commisso.

FIORUCCI (ALIMENTARE). La Cesare Fiorucci S.p.A., dopo 160 anni di storia, nel 2011 è stata acquisita dal gruppo alimentare spagnolo Campofrio Food Group per 45 milioni di euro.

FIORUCCI (MODA). Azienda di abbigliamento nata nel 1967, nel 1990 viene acquisita dalla giapponese Edwin International, che nel 2014 la cede ad un’altra società nipponica, la Itochu Corporation.

GALBANI. Gruppo alimentare italiano dal 2006 controllato dalla francese Lactalis.

GANCIA. “Lo spumante Gancia passa in mano russa” (Repubblica, 15/12/2011): «Russian Standard Corporation, la società russa specializzata nella produzione di Vodka di alta gamma, ha acquisito il 70% di Gancia, la storica casa piemontese produttrice di spumanti fondata nel 1850».

GAROFALO. “Pasta Garofalo parla spagnolo” (IlSole24Ore, 4/6/2014): «L’antico Pastificio Lucio Garofalo, tra i principali nel segmento della pasta premium di alta qualità, ha siglato un accordo preliminare per l’ingresso nella propria compagine azionaria, con il 52% del capitale sociale, di Ebro Foods, gruppo multinazionale che opera nei settori del riso, della pasta e dei condimenti, quotato alla Borsa di Madrid. Ebro Foods, entro fine giugno, completerà l’accordo, con un investimento complessivo pari a circa 62 milioni di euro».

GENOA. Nel settembre 2021 il club viene ceduto al fondo di investimenti americano 777 Partner.

GROM. Catena di gelaterie fondata a Torino nel 2003, nell’ottobre 2015 viene ceduta alla multinazionale Unilever.

GUCCI. Casa di moda fondata nel 1921 a Firenze, nel 1999 è stata acquisita dal gruppo francese Pinault-Printemps-Redoute, oggi Kering. Attraverso questo marchio la multinazionale transalpina ha fatto manbassa dei marchi del lusso italiani (v. in questa lista Bottega Veneta, Richard Ginori, Sergio Rossi).

ICHNUSA. Storico marchio di birra sardo, venne acquistato nel 1986 dalla multinazionale olandese Heineken (al tempo Dreher) .

INDESIT. “Merloni ha scelto Whirlpool. Indesit diventa americana” (Corriere, 12/7/2014): «Indesit, storico marchio degli elettrodomestici di Fabriano, passa sotto il controllo degli americani di Whirlpool. Per la famiglia Merloni, che ha ceduto per 758 milioni di euro il 60,4% delle azioni fin qui custodite nella holding Fineldo, è questa la scelta che potrà garantire lo sviluppo dell’azienda. […] Il matrimonio viene suggellato così dall’offerta da 758 milioni di euro per il 60,4% della società (equivalente al 66,8% dei diritti di voto), comprendente la quota Fineldo (44,1%), quella in carico ad Ester (11,5%) e a Claudia Merloni (4,8%)».
Nel suo commento per il “Corriere” (Il paradosso del Paese industriale che ha perso il controllo delle ‘sue’ grandi imprese, 12 luglio 2014), Dario Di Vico suggerisce soluzioni impraticabili (e anche incomprensibili) con l’illusione che l’emorragia prima o poi si fermerà:

«Solo se saremo capaci di incamminarci su una strada diversa potremo evitare di essere preda di vivere l’arrivo di un cinese, di un arabo, di un americano e magari di un indiano per l’Ilva come chi assiste allo sfoglio di un carciofo. Per dirla con uno slogan dovremo essere capaci di chiedere più valore e al tempo stesso offrire più valore. Oggi non siamo ancora in grado».

INTER. Dal giugno 2016 l’azionista di maggioranza della società è Suning Holdings Group, società privata cinese di proprietà di Zhang Jindong.

INVERNIZZI. Azienda casearia fondata nel 1908, nel 1985 viene rilevata dalla Kraft Foods che nel 2003 la rivende al gruppo francese Lactalis.

ITALCEMENTI. Azienda italiana di materiali da costruzione fondata nel 1864, dal 2016 è controllata dal gruppo tedesco HeidelbergCement.

ITALO. Società fondata nel 2006 da Cordero di Montezemolo e Della Valle per inserirsi nel mercato ferroviario italiano, in vista della liberalizzazione del settore nell’Unione europea. L’attività commerciale vera e propria iniziò nel 2012. Nel febbraio 2018 l’azienda viene ceduta all’americana Global Infrastructure Partners per 1,98 miliardi di euro. Della Valle considera la scelta “un errore”.

ITALPIZZA. Azienda di produzione di pizze surgelate, nel 2008 viene ceduta al 90% al gruppo inglese Bakkavor, ma nel 2015 torna al 100% in mani italiane.

KRIZIA. “La nuova Krizia è cinese e si chiama Zhu” (Corriere, 24/2/2014): «È stato ufficializzato l’accordo per il trasferimento della Krizia Spa alla Shenzhen Marisfrolg Fashion, azienda leader nel mercato asiatico del prêt-à-porter di fascia alta, con sede in Cina. […] La Shenzhen Marisfrolg Fashion (oltre 305 milioni di euro di fatturato, 400 punti vendita) è stata fondata nel 1993 da Zhu ChongYun, che ha creato un impero finanziario basato sulla sua passione per la moda e il design. E proprio lei, la signora Zhu, guiderà la griffe sia come presidente sia come direttore creativo […]. Era il 1964 quando Mariuccia Mandelli, bergamasca, debuttò nel prêt-à-porter a Palazzo Pitti, Sala Bianca, a Firenze. Prima di allora, con un’amica e quattro sarte, nell’appartamento di un tale Lelio Luttazzi (sì, il musicista), confezionava abiti facili, quasi francescani, ma che piacquero subito».

LAMBORGHINI. Azienda italiana fondata nel 1963, passò già tra gli anni ’70 e gli ’80 nelle mani di imprenditori svizzeri e francesi, per finire alla Chrysler dal 1987 al 1994, poi a un gruppo indonesiano e infine, dal 1998, all’Audi (Gruppo Volkswagen).

LA PERLA. Azienda del lusso nata nel 1954 a Bologna, nel 2011 passa agli americani di JH Partners, nel 2013 torna per qualche anno italiana ma nel febbraio 2018 è è venduta alla olandese Sapinda Holding (ora Tennor) di proprietà del magnate tedesco Lars Windhorst.

LARIO. Storico calzaturificio comasco, nel 2010 viene venduto alla multinazionale coreana E-Land. Nel 2013 termina la produzione nella storica sede di Cirimido.

LOCATELLI. Azienda lombarda fondata nel 1860 a Ballabio, già nel 1961 viene acquisita dalla Nestlé, poi alla fine degli anni ’90 passa al gruppo francese della famiglia Besnier. Nel 2008 viene assimilata definitivamente dalla multinazionale francese Lactalis.

LOQUENDO. Azienda leader nel settore delle tecnologie di riconoscimento vocale, l’intero pacchetto azionario di Telecom Italia è stato ceduto all’americana Nuance Communication per 53 milioni di euro.
Telecom, ceduta Loquendo. La società a Nuance per 53 milioni” (Repubblica, 13/8/2011): «Telecom Italia ha ceduto al gruppo statunitense Nuance Communications la propria partecipazione, pari al 99,98 per cento, nel capitale sociale di Loquendo, in cambio di 53 milioni di euro. La cessione di Loquendo, società con circa 100 dipendenti fondata nel 2001 come spin-off del comparto di tecnologie vocali dei laboratori di ricerca di Telecom Italia, si inserisce nel processo di razionalizzazione del portafoglio delle partecipazioni di Telecom Italia e di focalizzazione nel core business, ovvero nella sua attività principale».

LORO PIANA. “Loro Piana passa al gruppo francese Lvmh” (IlSole24Ore, 8/7/2013): «La famiglia Loro Piana ha deciso di cedere la partecipazione di maggioranza dell’azienda familiare al gruppo del lusso francese LVMH. Una notizia che desta sorpresa, anche perché la famiglia aveva più volte sottolineato di tenere alla propria indipendenza».
L’80% di Loro Piana è stato acquisito per circa 2 miliardi di euro.

LUCCHINI. Azienda metallurgica scorporata e rilevata nel 2005 dal colosso siderurgico russo Severstal’, che nel 2010 ha raggiunto i 100% della proprietà.

LUMBERJACK. Azienda di calzature fondata nel 1979 e acquisita nel 2012 dal gruppo turco Ziylan.

MAGNETI MARELLI. Fornitrice dell’industria automobilistica fondata nel 1994 attraverso la fusione per incorporazione del Gruppo Magneti Marelli nella Gilardini, ha fatto parte della Fiat Chrysler Automobiles fino al 2019, per poi essere assorbita dalla giapponese CK Holdings (controllata dal fondo d’investimento statunitense KKR).

MANDARINA DUCK. L’azienda di pelletteria e accessori di design è stata rilevata nel 2011 dal gruppo sudcoreano E-Land per 27 milioni.

MARTINI & ROSSI. Storico marchio torinese nato nel 1863, è entrato a far parte dell’americana Bacardi nel 1993.

MILA SCHON. Azienda fondata dall’omonima stilista, nel 1993 viene ceduta al colosso giapponese Itochu.

MILAN. Nel 2017 la squadra viene acquistata da un imprenditore cinese, Dal luglio 2018 l’azionista di maggioranza del club è il fondo d’investimento statunitense Elliott Management Corporation. Nel giugno 2022 è subentrato un altro fondo americano, la RedBird Capital Partners di Gerry Cardinale.

MOTTA. Marchio italiano di gelati, nella stagione delle privatizzazioni passa nel 1993 alla svizzera Nestlé, che nel 2016 la cede alla britannica Froneri International (joint venture col gruppo inglese R&R Ice Cream).

OMSA. “Perché Omsa è fuggita in Serbia” (Il Fatto Quotidiano, 10/1/2012): «Le imprese italiane fuggono in Serbia. A cominciare dalla Omsa che, dopo avere annunciato il licenziamento di 300 operaie, ha risposto al boicottaggio lanciato sul web con un comunicato che prima ricordava il principio di libera impresa e poi giustificava la chiusura dello storico stabilimento di Faenza con “la sempre più aggressiva competizione dei paesi a basso costo di produzione”».

ORZO BIMBO. Proprietà della Star, nel 2008 il marchio è stato ceduto a Nutrition & Santè S.A. del gruppo farmaceutico svizzero Novartis.

PADOVA. Società calcistica attualmente in Serie C, dal 2017 al 2020 è stata gradualmente rilevata dall’imprenditore francese Joseph Marie Oughourlian, ora azionista di maggioranza.

PALERMO. Nel luglio 2022 la società calcistica passa per l80% al City Football Group, holding degli sceicchi Mansur e Al-Mubarak già proprietaria di una decina di società (tra cui il Manchester City).

PARMA. Nel settembre del 2020 il Krause Group dell’italo-americano Kyle Krause acquista il 90% delle quote della squadra di calcio.

PARMALAT. È stata rilevata dalla multinazionale francese Lactalis, che l’ha usata per finanziare acquisizioni infragruppo. “Parmalat acquista Lactalis Usa” (IlSole24Ore, 23/5/2012): «Il gruppo francese Lactalis alla fine ha trovato il modo per risucchiare in Francia il “tesoretto” della Parmalat: la società di Collecchio, controllata all’83% da Lactalis attraverso Sofil, acquisirà entro luglio Lactalis American Group. Il valore dell’operazione (enterprise value) sarà di 904 milioni di dollari: a pagarli sarà la Parmalat stessa “con mezzi propri”. Insomma: l’acquisizione infragruppo sarà finanziata con i soldi della cassa di Parmalat, che passeranno di conseguenza alla casa madre Lactalis».
Parmalat, Passera contro Lactalis: I francesi hanno portato via tutto” (Repubblica, 2/10/2012): «È stata un gran peccato la vendita della Parmalat a un concorrente non italiano. L’ideale era che si mettesse insieme ad altre grandi aziende italiane per fare un campione multinazionale, una super azienda. Certamente non è un buon risultato quello che è successo. Chi è arrivato si è portato via tutto ciò che di buono c’era lasciando quello che non poteva portar via».
Parmalat, inchiesta su Lactalis Usa. Si indaga per appropriazione indebita” (Repubblica, 24/10/2012): «L’acquisizione da parte di Parmalat del business americano del gruppo Lactalis (che controlla l’azienda di Collecchio dall’estate 2011) per 957 milioni di euro è  un’operazione infragruppo, perché Parmalat e Lactalis Usa appartengono entrambe a Bsa Sa, società lussemburghese della famiglia Besnier. Per l’operazione è stato utilizzato gran parte del “tesoretto” da 1,5 miliardi accumulato dalla Parmalat di Enrico Bondi dopo il crac».

PERNIGOTTI. “Pernigotti, Averna cede il marchio. Andrà al gruppo turco Toksoz” (Repubblica, 11/7/2013): «Dopo i cervelli, ora a fuggire dall’Italia sono i marchi storici del nostro paese. A tre giorni dall’acquisizione di Loro Piana da parte del colosso francese del lusso Lvmh, la nuova operazione porta da Parigi a Istanbul: il gruppo turco [Sanset] controllato dalla famiglia Toksoz, tra i principali del paese anatolico, ha rilevato dalla famiglia Averna il marchio Pernigotti».

PERONI. Storico marchio creato nel 1846, nel 2003 passa alla multinazionale britannica SABMiller e dall’ottobre 2016 fa parte del gruppo giapponese Asahi Breweries.

PERUGINA. Nato nel 1907 a Perugia come laboratorio artigianale specializzato nella produzione di cioccolato, fusasi nel 1968 con la Buitoni, nel 1988 viene ceduta alla multinazionale svizzera Nestlé.

PINCO PALLINO. “Cinesi a un passo da Pinco Pallino” (Corriere, 21/1/2014): «La Cina va sempre più di moda alla Pinco Pallino, con il nuovo volto societario della griffe di Entratico che potrebbe avere fattezze orientali. […] La PincoPallino, che settimana scorsa ha presentato l’ultima collezione a Pitti Bimbo, fa infatti capo dal 2010 al fondo Opera (dove l’anno scorso è entrata anche la Romed di Carlo De Benedetti, con una quota del 18%), che controlla attualmente l’80% del capitale. Da un anno il restante 20% è di proprietà della Yehoo, controllata dalla cinese Lunar Capital, che avrebbe avanzato una proposta per rilevare l’intera attività. E l’offerta del gruppo di Shanghai sarebbe in pole position rispetto alle altre due aziende interessate all’operazione, la campana Mtg – Manifatture Tessili Gioia Srl di Nola e la marchigiana Boccaccini Spa di Porto Sant’Elpidio, entrambe attive nell’abbigliamento femminile. Quello che dovrebbe maturare a breve è un affitto di ramo d’azienda vincolato alla successiva acquisizione. Nell’offerta la Lunar Capital può far valere a suo favore sia il rapporto consolidato con la griffe bergamasca dato dal 20% di quota societaria, ma anche la joint venture Yeehoo PincoPallino limited, nata per crescere sul mercato asiatico e al 51% di proprietà cinese».

PININFARINA. Azienda automobilistica passata nel 2015 alla indiana Mahindra.

PIRELLI. Lo storico marchio fondato nel 1872 a Milano nel 2015 cede il pacchetto di maggioranza alla società cinese ChemChina (in una holding con un fondo d’investimento della russa Rosneft), che nel 2017 diventa principale azionista.

PISA. Nel gennaio del 2021 diventa proprietario della squadra il magnate britannico di origini ebraiche Alexander Knaster.

PISTOIESE. Nel gennaio 2022 la squadra di calcio passa all’imprenditore tedesco Stefan Lehmann.

PITTAROSSO. La “21 Investimenti” nel 2014 ha firmato l’accordo per la vendita del gruppo Pittarosso, azienda padovana leader in Italia nella vendita al dettaglio di calzature, alla britannica Lion Capital.

POLTRONA FRAU. “Poltrona Frau venduta agli americani” (l’Espresso, 5/2/2014): «A vendere è soprattutto la società d’investimento Charme Investments di Luca Cordero di Montezemolo, che per cedere il 51,3 per cento incasserà un corrispettivo di circa 213 milioni di euro. Anche il presidente Franco Moschini venderà il 7,3 per cento di Poltrona Frau, incassando a sua volta circa 30 milioni di euro».
Un commento di Pietrangelo Buttafuoco (“Il Foglio“, 6/2/2014):

«E così anche la Poltrona Frau non è più italiana. È stata venduta agli americani. E così anche il gioiello del patrimonio di Luca di Montezemolo va ad aggiungersi all’ormai lungo elenco di prodotti nazionali trasferiti altrove, come Parmalat, Gancia, Bertolli, Perugina, Buitoni, Stock, San Pellegrino, Invernizzi, Peroni e l’olio Sasso perfino, quello col grande Mulè che nel Carosello ballonzolava felice tanto era leggero e dietetico. Tutta una vetrina di eccellenze nazionali è ormai sotto trasloco, quasi ad avvalorare un’idea, quella della dismissione. Tutto, ormai, è fuori dai confini e una malizia, tutta malinconica, sorge qui spontanea: la stessa Italia è rimasta mai Italia?»

POMELLATO. “Pomellato ceduta ai francesi. Parigi acquisisce un altro gioiello italiano” (Il Fatto Quotidiano, 24/4/2013): «Italia sempre più colonia francese. Dopo l’acquisto di Bulgari da parte del gigante parigino del lusso Lvmh, un altro gioiello italiano passa in mano francesi. Il gruppo Kering, già proprietario in Italia di Gucci e Bottega Veneta, ha acquisito la quota di maggioranza di Pomellato, società fondata nel 1967 da Pino Rabolini. Kering raggiunge l’81 per cento di Pomellato rilevando la holding Ra.Mo., nel cui capitale è presente anche l’amministratore delegato di Pomellato Andrea Morante, che sarà confermato nelle sue funzioni. La transizione sarà finalizzata nelle prossime settimane. L’azienda italiana ha realizzato nel 2012 un fatturato di 146 milioni di euro e ha una rete di distribuzione che comprende 80 negozi monomarca e 600 punti vendita nel mondo».

RICHARD-GINORI. “Richard Ginori va oltre confine” (IlSole24Ore, 15/11/2012): «I liquidatori della Richard Ginori hanno deciso: la storica manifattura di porcellane di Sesto Fiorentino (Firenze), chiusa dal 31 luglio scorso, andrà in affitto (con impegno irrevocabile e garantito all’acquisto) alla multinazionale americana Lenox e all’azienda rumena (controllata dalla italiana Rodytime) Apulum, che si sono impegnate a riassumere 280 addetti su 319 e a pagare 13 milioni, destinati al concordato preventivo. L’offerta della cordata internazionale è stata preferita […] a quella del gruppo piemontese Sambonet. […] Lenox si è impegnata a riassumere solo 46 dipendenti, mentre gli altri 234 saranno riassorbiti dall’azienda rumena Apulum. È per questo motivo che la Cgil aveva espresso preferenza per la proposta italiana, mentre i Cobas ieri hanno festeggiato la vittoria da parte della cordata internazionale».
Il 7 gennaio 2013 il tribunale di Firenze ha dichiarato il fallimento dell’azienda; nel maggio dello stesso anno viene acquistata da Gucci (Francia) per 13 milioni di euro.

RIGAMONTI. Storico produttore di bresaola, nel 2009 è passato alla multinazionale brasiliana Bertin. Attualmente l’azienda importa il 75% di carne per bresaola dal Brasile.

RINASCENTE. Catena di grandi magazzini fondata nel 1865 a Milano (il nome venne scelto da d’Annunzio), nel 2011 diventa proprietà della thailandese Central Group.

RISO SCOTTI. “Riso Scotti apre la porta al gigante spagnolo Ebro Foods” (IlSole24Ore, 2/8/2013): «Il gigante spagnolo Ebro Foods si mangia il 25% di Riso Scotti. Biglietto d’ingresso 18 milioni che, considerato il premio di maggioranza, corrisponde a una valutazione aziendale di 90-100 milioni, 6 volte il Mol del 2012».

ROMA. Passata dal 2011 in mani americane, nel corso degli anni è stata ceduta a una società all’altra e dall’agosto 2020 ha come presidente il californiano Dan Friedkin.

ROTTAPHARM. “Rottapharm passa agli svedesi di Meda, nasce il colosso europeo del farmaco” (La Stampa, 31/7/2014): «Anche un pezzo della farmaceutica Made in Italy lascia l’Italia. Dopo lo stop all’Ipo deciso poche settimane fa, la famiglia Rovati ha venduto Rottapharm agli svedesi di Meda per 2,275 miliardi di euro. L’operazione darà vita al gruppo europeo leader nel settore Specialty Pharma, focalizzato su specifiche aree terapeutiche e nicchie di mercato e su prodotti capaci di rispondere in modo innovativo ai nuovi trend nelle esigenze del consumatore e all’evoluzione dell’industria farmaceutica.
Il gruppo derivante dall’operazione avrà ricavi consolidati ed ebitda, stimati pro forma in riferimento all’esercizio 2013, rispettivamente pari a 1,9 miliardi e a 550 milioni. A conclusione dell’operazione Fidim, holding della famiglia Rovati, sarà il secondo azionista del Gruppo Meda con una quota del 9% (Advisor di Meda nell’operazione è Rothschild)».

RUFFINO. L’azienda vinicola toscana è stata acquistata nel 2011 dall’americana Constellation Brands, che ha acquisito il 100% delle quote a partire dal 40% già acquisito dal 2004.

SAFILO. Azienda padovana attiva nel settore della produzione di occhiali dal 1934. Nel 2009 diventa azionista di riferimento il fondo olandese Hal Investments.

SALOV. “E va a Shanghai anche l’olio d’oliva made in Italy” (Corriere della Sera, 24/7/2014): «È ormai pronto per essere servito sulle tavole dei cinesi ricchi l’olio d’oliva e di semi con i marchi Sagra e Berio che producono ricavi di 294 milioni. I tempi dell’accordo sono legati al perfezionamento dei contratti ma l’intesa sembra ormai raggiunta dalla Salov di Lucca e i futuri soci di Shanghai che si apprestano a rilevare la maggioranza dell’azienda di proprietà degli eredi di Dino Fontana e Filippo Berio.A comprare sarà la Bright Food, 7 miliardi di dollari di giro d’affari tra prodotti alimentari locali per la grande distribuzione, allevamenti ed estensioni agricole».

SANPELLEGRINO. Fondata nel 1932, nel 1999 entra a far parte del gruppo svizzero Nestlé.

SANTA ROSA. Produttrice di confetture, acquisita da Unilever a fine anni ’90 ma rilevata nel 2011 da Valsoia.

SASIB. La Società Anonima Scipione Innocenti Bologna fondata nel 1933 viene ceduta negli anni ’80 all’imprenditore De Benedetti e sarà divisa in Sasib Tabacco (costruzione di macchine) e Sasib Railway (settore ferroviario). La prima passerà nel 2003 a una holding britannica, la seconda verrà rilevata dalla multinazionale francese Gec Alsthom nel 1998.

SERGIO ROSSI. Azienda di moda fondata dall’omonimo designer nel 1951, è stata acquistata nel 1999 dal Gruppo Gucci, in seguito passato alla francese Kering. Nel dicembre 2015 il marchio è stato rilevato dal fondo Investindustrial per poi confluire nel più grande conglomerato privato della Cina, il Fosun International, nel giugno 2021.

SERGIO TACCHINI. Società di abbigliamento sportivo, nel 2007 entra ufficialmente nella società cinese Hembly International Holdings ma nel 2019 passa a due fondi americani, Twin Lakes Capital e B. Riley Principal Investments.

SIXTY. Sixty, marchio di abbigliamento fondato nel 1991 a Roma e proprietario dei marchi Miss Sixty ed Energie, nel maggio 2012 è passato alla società Crescent Hide Park, con sedi a Singapore e Shangai.

SPAL. Nell’agosto 2021 l’ex proprietario di Bologna e Venezia Joe Tacopina (italoamericano con la cittadinanza italiana) acquisisce la storica squadra ferrarese.

SPERLARI. Azienda dolciaria fondata nel 1836 da Enea Sperlari. Nel 1935 la proprietà è ceduta alla Pernigotti. Nel 1981 l’americana H. J. Heinz Company rileva Sperlari. Nel 1993 la Hershey Foods Corporation diventa il nuovo azionista dell’azienda. Nel 1997 subentra la finlandese Huhtamaki OYJ. Nel febbraio 2012 la svedese Cloetta si fonde con la Leaf International (gruppo formato da finanziarie inglese e svedesi in cui era entrata anche Sperlari) e diventa nuova proprietaria. Dal 2017 è controllata dal gruppo tedesco Katjes International.

SPEZIA. Nel febbraio 2021 la squadra di calcio viene rilevata al 100% dall’investitore americano Robert Platek.

SPLENDID. Marchio di caffè nato a Torino nel 1969, nel 1992 passa all’americana Kraft (ora Mondelēz International), che nel 2015 la cede al gruppo olandese Jacobs Douwe Egberts.

STAR. Nel 2012 il Gruppo Alimen di Barcellona (Gallina Blanca) è salito al 75% nella proprietà, conquistando il governo esclusivo del gruppo alimentare e dei suoi marchi “Sogni d’oro”,  “Tigullio”, “Pummarò”, “I piatti del giorno”, “Mare aperto”, “GranRagù Star”, “Orzo Bimbo”.

TELECOM (TIM). Colosso delle telecomunicazioni e società strategica a livello nazionale, dopo un’ipotesi di cessione totale alla spagnola Telefónica, nel 2016 la francese Vivendi diventa maggior azionista col 24,9% e dal 2017 al 2018 può porre come amministratore delegato l’israeliano Amos Genish. Nel 2018 Vivendi viene rimpiazzata dal fondo americano Elliott di Paul Singer.

TRIESTINA. Nell’aprile 2016 la società viene acquistata da Mario Vittorio Biasin, imprenditore australiano di origini triestine.

VALENTINO. “Il Qatar rileva la maison Valentino” (IlSole24Ore, 13/7/2012): «Valentino Fashion Group (Vfg, che comprende il marchio omonimo e la licenza per il marchio M Missoni), è passato per oltre 700 milioni di euro (i dettagli dell’operazione restano segreti) alla Mayhoola for Investment, società del Qatar riconducibile allo sceicco Hamad bin Kahlifa al Thani, Emiro e padrone assoluto del Paese».
(La cessione arriva dopo quelle di Gucci alla francese PPR (oggi Kering), della Safilo al gruppo olandese Hal Holding e del marchio Ferrè al Paris group di Dubai).

VENEZIA. Nel febbraio 2020 il club calcistico viene acquisito da dVFC Newco 2020 LLC, gruppo di investitori statunitensi.

VERSACE. “Versace, accordo con Blackstone. Al fondo Usa il 20% della maison” (Corriere, 27/2/2014): «Versace chiude con Blackstone: la maison della Medusa cederà il 20% del capitale al fondo americano in un’operazione che valorizza l’intera azienda circa 1,1 miliardi di euro. Blackstone l’ha spuntata su Investcorp, il fondo mediorientale in passato già azionista di Tiffany e Gucci.
[…] L’acquisizione avviene (per tre quarti) con un aumento di capitale riservato da 150 milioni, e per il resto attraverso la vendita diretta […]. L’incasso servirà ad azzerare l’indebitamento, già ridotto a circa 60 milioni (a fronte di un fatturato 2013 intorno ai 500 milioni) e a finanziare lo sviluppo. Alla famiglia resterà, oltre al controllo, la libertà creativa e strategica. Advisor della transazione sono stati Goldman Sachs e Banca Imi per Versace e la Lazard di Carlo Salvatori per Blackstone».

VODAFONE (OMNITEL). Azienda di telecomunicazioni, secondo operatore telefonico italiano, nasce nel 1994 come Omnitel e nel 2000 diventa parte del gruppo britannico Vodafone.

WIND. Nel 2005 Enel aveva già ceduto la quota di maggioranza ad un magnate egiziano. Nel 2011 si fonde col gruppo russo VimpelCom, che assume il controllo del 100% di Wind Telecomunicazioni.

YNAP. La Yoox Net-A-Porter Group S.p.A. è un’azienda italiana di moda attiva nel settore delle vendite online. Nata nel 2015, nel 2018 passa al colosso svizzero Richemont che nel 2022 la rivende alla piattaforma britannico-portoghese Farfetch.

ZANUSSI. Fondata nel 1916 e maggiore azienda nazionale nel settore della produzione degli elettrodomestici, passa nel 1984 alla multinazionale svedese Electrolux.

Almeno la DIVELLA è rimasta italiana – ed esporta anche in Giappone (ディヴェッラ ロングパスタ)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.