[tl;dr: Jim Carrey, ossessionato sin dagli esordi della sua carriera dal numero 23, avrebbe compiuto una serie di omicidi ai danni dei suoi colleghi del mondo dello spettacolo camuffandoli da suicidi]
Prima che questa teoria complottistica arrivi dalle nostre parti, voglio introdurla brevemente ai lettori italiani anche come riflessione sulla natura del complottismo e sul perché ci si fa prendere da certe “passioni” (in senso negativo) dai risvolti psicopatologici.
Oggi dunque si parla di Jim Carrey, il celeberrimo attore dell’Ontario naturalizzato americano, la cui stella da tempo ha iniziato a offuscarsi sia per qualche film di troppo non riuscito, sia per le numerose dichiarazioni stravaganti, apparse a molti come sintomo di un malessere psichico che avrebbe, almeno indirettamente, contribuito al suicidio della sua ultima fidanzata Cathriona White, deceduta nel 2015 a soli 28 anni per overdose di psicofarmaci.
Una vicenda i cui risvolti giudiziari si sono trascinati per anni (la famiglia della vittima ha accusato Carrey di aver spinto al suicidio Cathriona, anche acquistando illegalmente i farmaci con cui si è poi è uccisa), e che seppur si è conclusa con l’assoluzione dell’attore da tutti gli addebiti, ha gettato comunque un’ombra sulla sua biografia, rappresentata dai pesantissimi giudizi nei suoi confronti espressi dalla White nella lettera d’addio: “Mi hai fatto finire in un mondo di cocaina, prostituzione, malessere, abusi… da quando sono con te ho smesso di essere la persona che ero. Pensavo di aver conosciuto il dottor Jekyll, invece mi sono ritrovata con mister Hyde”.
Sempre da tale prospettiva, il documentario Jim & Andy (distribuito nel 2017 da Netflix) dedicato al “dietro le quinte” di uno dei suoi capolavori, Man on the Moon di Miloš Forman, ha rivelato al grande pubblico altri lati inquietanti dell’attore: Carrey si sarebbe immedesimato con il comico Andy Kaufman fino al punto di perdere completamente il contatto con la realtà e lasciarsi quasi “impossessare” dallo spirito del suo beniamino (nell’opera afferma di aver avuto una “comunicazione telepatica” con Kaufman), mettendo in imbarazzo il regista e la troupe con atteggiamenti ai limiti della schizofrenia.
Durante i monologhi di Carrey che costellano il documentario emerge peraltro un dettaglio sgradevole: nel descrivere il proprio approccio al palcoscenico, l’attore utilizza la metafora di dottor Jekyll e mister Hyde, e pur definendosi un Good Hyde (o Loving Hyde), ammette talvolta che immedesimandosi totalmente in personaggi che “vogliono liberare il pubblico dalle preoccupazioni” non riesca a mantenere totalmente il controllo su di essi. Al di là del richiamo allo “sdoppiamento” e alla “dissociazione” (sul quale si dovrà tornare spesso), non sfuggirà il riferimento (si spera non voluto) agli stessi archetipi letterari utilizzati dalla ex compagna nella lettera d’addio.
A proposito di complottismo, legata a questo film c’è una leggenda metropolitana secondo la quale Jim Carrey e Andy Kaufman (scomparso nel 1984, a soli 35 anni, per un cancro ai polmoni) sarebbero la stessa persona. La riporta anche la pagina di Wikipedia dedicata a Kaufman, che di seguito citiamo:
“Kaufman si sarebbe sottoposto a un profondo intervento di chirurgia plastica per alterare in maniera radicale il proprio aspetto e rendersi irriconoscibile. In questo modo Kaufman sarebbe ancora vivo e attivo oggigiorno, celato sotto la falsa identità di un qualche comico odierno. Il maggior sospetto, se così si può definire, è Jim Carrey, che lo ha impersonato in Man on the Moon, il film del 1999 sulla vita di Kaufman, diretto da Miloš Forman. Carrey è un fan di lunga data di Kaufman, e ha lottato duramente per ottenere la parte nella pellicola; ha addirittura una collezione di memorabilia, tra i quali i tamburi conga di Kaufman. Interessante è anche il fatto che i due hanno la stessa data di nascita: 17 gennaio. Il modo in cui Carrey recita è molto simile al normale modo di vivere di Kaufman, anche secondo l’amico di Kaufman Bob Zmuda (che, casualmente, ha partecipato a fianco di Carrey nel film Batman Forever). A supporto di questa teoria vi sono anche alcuni parallelismi tra la vita di Kaufman e i film di Jim Carrey, come in The Majestic, nel quale Carrey interpreta un uomo che perde la memoria e vive la vita di un’altra persona; oppure in Io, me & Irene, nel quale Carrey è il padre bianco di tre maschi afro-americani. Comunque, anche se dovessimo considerare l’infanzia di Carrey come un’invenzione, la sua prima apparizione televisiva risale al 1983, ovvero un anno prima della morte di Kaufman. Più probabilmente il senso dell’umorismo di Carrey è stato profondamente influenzato da quello, simile al suo, di Kaufman”.
Questa è tutto sommato una storiella “innocente” rispetto a quanto sta per arrivare…
Tutto comincia con un post pubblicato su Reddit (poi cancellato e archiviato qui) il 25 aprile 2021 da un utente anonimo che si firma (per l’appunto) “secretanon1942” (e che attualmente gestirebbe l’account Twitter @nooneandnobody7). In esso l’autore esprime le sue elucubrazioni immedesimandosi nel figlio dell’attore comico Charles Rocket, pseudonimo di Charles Adams Claverie (1949–2005), trovato morto con una ferita da coltello alla gola considerata “autoinflitta” in un terreno di sua proprietà, e noto soprattutto per aver fatto la parte del cattivo nell’opera che ha lanciato la straordinaria carriera di Jim Carrey, Scemo & più Scemo del 1994.
A parere di “secretanon1942”, il presunto figlio di Charles Rocket non può non aver ripensato allo strano suicidio del padre, rivedendo la scena di quel film in cui il personaggio di Carrey fugge dopo essersi fatto pagare il conto a tradimento da un energumeno chiamato “Grande Mulo” e racconta a Jeff Daniels di come abbia preso l’idea da un film in cui per punizione al protagonista viene tagliata la gola (la trovate alla fine di questo video: “Nel film lo raggiungono dopo che ha fatto mezzo miglio di strada e gli tagliano la gola”).
Con questo espediente narrativo (che ho precisato solo per dare un minimo di contesto a chi volesse andare a leggersi per proprio conto il post originale), l’anonimo complottista stila un calendario dei presunti omicidi mascherati da suicidi di quello che definisce “il più imperdonabile serial killer della storia”. Il nome da cui parte la sua ricerca è appunto quello di Charles Rocket, il quale sarebbe entrato del mirino di Carrey per aver ritardato il suo debutto nel mondo dello spettacolo, soffiandogli il posto a una celebre trasmissione comica americana nel 1980. Come è scritto anche nella Wikipedia italiana:
“Jim Carrey fece un’audizione per entrare a far parte del cast della sfortunata stagione del 1980-1981, ma fu scartato in favore di Charles Rocket, con cui apparirà nei film Le ragazze della Terra sono facili del 1989 e in Scemo & più scemo nel 1994″.
La lista di presunti omicidi comprende ben 8 nomi di stelle dello spettacolo “suicidate” dall’attore in base alla sua ossessione per il numero 23. Tutti gli strani calcoli dell’anonimo accusatore partono infatti dal celebre film Number 23 (diretto da Joel Schumacher nel 2007), in cui Jim Carrey interpreta un accalappiacani che si imbatte in un libro che narrerebbe una sua vita parallela caratterizzata dalla presenza ricorrente del numero 23. Alla fine si scoprirà (attenzione che spoilero) che il personaggio di Carrey ha ucciso la sua ex fidanzata per averlo tradito col suo professore (sul quale fa ricadere la colpa del delitto), ma ha poi rimosso l’evento a causa del trauma cerebrale conseguente al suo tentativo di suicidio.
Nel film ci sono diversi elementi su cui speculare: lo sdoppiamento di identità e l’amnesia, per esempio, temi ricorrenti in tutta la filmografia di Carrey, sia come attore drammatico (Se mi lasci ti cancello, The Majestic) che comico (Io, me & Irene). In questo caso, al cospetto di omicidi mascherati da suicidi e di una discreta quantità di sgozzamenti (di cui è vittima, in sogno, la moglie del protagonista, e, nella realtà -del film-, il suo vecchio medico psichiatrico, che di fronte alle domande sul numero 23 si taglia la gola), spicca su tutto la “maledizione” del numero 23, che sarebbe la vera “causa” delle uccisioni, in quanto spingerebbe chi ne è ossessionato a uccidere (o uccidersi, come il suo personaggio o quello dell’ex medico) in base a coincidenze numerologiche.
Come afferma secretanon1942:
“In un’intervista l’attore afferma che a passargli tale mania sarebbe stato un suo amico canadese. Non è vero. Prima che il film uscisse nel 2007, il mistero riguardante il numero 23 era già di culto, grazie all’influenza dello scrittore William S. Burroughs. Probabilmente anche Charles Rocket durante gli anni al college si imbatté nel famigerato “Enigma 23” (forse gliene aveva parlato qualche amico). Ora, pensiamo all’immagine di Rocket che interpreta Max Headroom (il quale lavorava per un canale televisivo immaginario chiamato Network 23) e che indossa la maglia numero 32 ne Le ragazze della Terra sono facili [film in cui recitava con Jim Carrey; trovate le immagini di seguito]. Durante le riprese di quegli episodi probabilmente deve aver pensato al suo amico al college che gli parlava di Burroughs e della sua superstizione nei confronti del 23. Poi nell’estate Rocket gira il film con Carrey e rimane scioccato quando gli viene consegnata la maglia 32. Perché secondo il folklore legato all’Enigma del 23, 32 è uguale a 23. Quindi Rocket deve aver parlato direttamente alla persona che gli avrebbe tagliato la gola del fenomeno 23, oppure il suo assassino può averlo sentito raccontare a un altro membro del cast o della troupe interessanti aneddoti sul numero 23. Ad ogni modo, è sul set di quel film che Carrey ha forse sentito parlare per la prima volta del numero 23“.
In sostanza l’anonimo sostiene che l’ossessione di Carrey per il numero 23 sarebbe cominciata nel momento in cui ne avrebbe sentito parlare il collega Rocket sul set del suo primo film di successo. Tuttavia, secondo lo strampalato elenco imbastito dal Nostro, il “falso suicidio” di Rocket non sarebbe il primo della lista: la “prova generale” sarebbe stata la morte Michael Hutchence, cantante degli Inxs, deceduto in circostanze misteriose il 22 novembre 1997 in una stanza d’hotel a Sydney. Costui, secondo l’autore del post, sarebbe la “vittima zero” (ecco perché il giorno del “finto suicidio” cadrebbe il 22 e non il 23) scelta da Carrey sia perché l’artista aveva collaborato alla colonna sonora di Batman Forever con una cover di “The Passenger” di Iggy Pop sia perché gli Inxs avevano inciso una canzone, “Suicide Blonde”, che è il nome della protagonista femminile di Number 23. Vale inoltre la pena notare che, prima di diventare famoso, nel 1988 Carrey aveva interpretato una rockstar nel quinto e ultimo episodio della serie dell’ispettore Callaghan Scommessa con la morte, dove un serial killer prende di mira le celebrità. Con tutto ciò, il motivo per cui l’attore avrebbe ucciso Hutchence sarebbe solo capire come fosse possibile commettere un omicidio senza sollevare sospetti.
L’ispirazione per i finti suicidi gli sarebbe venuta interpretando l’Enigmista in Batman Forever (1995), dove il suo personaggio commette il primo crimine uccidendo il proprio boss e scrivendo una falsa lettera d’addio per deviare ogni sospetto (e nonostante alla fine venga arrestato, il cattivo riesce comunque a evitare di essere accusato per quell’omicidio).
Nel post originale segue poi l’elenco dei presunti omicidi: dopo Rocket e Hutchence, la terza vittima di Carrey sarebbe Jonathan Brandis, attore bambino praticamente sconosciuto in Italia, se non per la sua apparizione indiretta in due scene di… Scemo & più Scemo, dove compare sulla copertina di una rivista tenuta in mano da Jeff Daniels e in uno spot pubblicitario di una compagnia telefonica che fa commuovere i personaggi di Lloyd e Harry.
Secondo le supposizioni di “secretanon1942”, sarebbe stato lo stesso Carrey a pretendere che l’immagine di Brandis facesse capolino nel film, come a voler giocare a “nascondino” col giovane attore. Va qui fatta una precisazione: l’anonimo complottista continua a parlare dei film in cui ha recitato Carrey come se fossero sceneggiati e girati da lui stesso, il che è in parte una deduzione non indebita se si pensa a quanto all’attore piaccia intervenire a tutti i livelli nell’ambito delle sue opere (per esempio, in Scemo & più Scemo ha praticamente rifatto l’intero copione, e anche la battuta sullo “sgozzamento” è frutto di una sua improvvisazione – che infatti lascia Daniels spiazzato).
Per tornare al punto, Jonathan Brandis è stato trovato morto a 27 anni il 12 novembre 2003 (12 + 11 = 23; 2003 = 23). Come scrive l’autore del post originale:
«La sua data di morte mi ha fatto subito intuire che fosse stato ucciso. C’è una scena in Number 23 in cui l’accalappiacani indica “23:12” scritto su un muro e dice “Sono nato alle 23:12. 11+12!”. Quella battuta nel film è una vera confessione, pronunciata usando un codice, dell’omicidio premeditato di Jonathan Brandis. La scena non è nella bozza della sceneggiatura dell’11 aprile 2002, stilata quando Brandis era ancora vivo.
[…] Un elemento inquietante dei rapporti sul caso è che nessuno menziona il fatto che l’amico con cui l’attore si trovava abbia chiamato aiuto e che sia “rimasto sul posto fino all’arrivo dei soccorsi”. E se quell’amico fosse proprio Jim Carrey?
Ho provato a chiamare la polizia di Los Angeles per ottenere dettagli su quella chiamata al 911 e sono stato trasferito al Traffico. Ho chiamato l’ufficio della polizia di Danielson nel Connecticut (la giurisdizione in cui Charles Rocket è stato trovato morto: per coincidenza, Brandis è nato nel Connecticut) e ho contattato l’FBI più di una volta nel tentativo di denunciare la storia […].
Sono iscritto a un gruppo Facebook in memoria di Jonathan Brandis, frequentato anche dal padre. Ho provato a contattarlo per capire se conosca l’identità dell’amico che ha chiamato i soccorsi, ma evidentemente non è capace di usare Facebook, dunque non ho insistito ulteriormente».
In seguito, sempre secondo le illazioni di “secretanon1942”, Carrey avrebbe sterminato la famiglia di Chris Benoit, campione canadese di wrestling, il quale, stando alle cronache, tra venerdì 22 giugno e domenica 24 giugno 2007, nella sua abitazione di Fayetteville (Georgia), ha ucciso la moglie quarantatreenne Nancy e il figlio Daniel, di sette anni, prima di impiccarsi nella palestra di casa.
Poi viene naturalmente menzionata la sua ex, Cathriona White, con considerazioni simili a quelle proposte all’inizio (anche se l’anonimo tenta di coinvolgere nella tragedia, in maniera poco convincente, la figlia dell’attore in qualità di sua “complice”).
Infine l’ottava vittima sarebbe Chris Cornell, la famosa rockstar (frontman dei Soundgarden e degli Audioslave) suicidatasi il 18 maggio 2017, il quale conosceva Carrey e aveva partecipato con lui a una puntata del Saturday Night Live (celebre trasmissione satirica americana) il 18 maggio di diciannove anni prima (questo è sostanzialmente l’unico vero collegamento trovato dall’autore, a parte il risultato di 23 della somma di 18 + 5).
Alla fine “secretanon1942”, per testare la sua teoria, si sbilancia in una previsione, affermando che la prossima vittima di un finto suicidio inscenato da Jim Carrey sarà Keanu Reeves. Prima di concludere, bisogna precisare che costui è talmente convinto delle sue conclusioni da aver contattato diversi dipartimenti di polizia per denunciare l’attore: oltre a quanto riportato più sopra, già nel luglio del 2019 egli aveva segnalato il caso alle autorità del Connecticut, le quali sorprendentemente (anche per lui!) lo avevano preso sul serio, “seppur concludendo che non ci fosse alcun elemento da prendere in considerazione”.
I primi ad approfondire questa specie di delirio sono stati due improvvisati indagatori di complotti, Conspiracy Class, che in un primo intervento della fine del 2021 si sono limitati a leggere il post dell’anonimo e a commentarlo in maniera ironica, salvo poi, nel settembre scorso, intervistarlo in diretta durante il proprio podcast:
In tale occasione “secretanon1942” (che dai due si fa chiamare “Zack”) ha snocciolato nuovamente i suoi singolari calcoli “numerologici” (che non abbiamo approfondito perché inconcludenti, o semplicemente errati!), ricordando, tra le altre cose, che l’ossessione di Carrey per il numero 23 lo avrebbe costretto a pretendere che i suoi film uscissero il 23 del mese, come Io, me & Irene (23 giugno 2000) o Una settimana da Dio (23 maggio 2003); che nella vita reale sono noti i suoi episodi di “sclero”, per esempio quando durante le riprese di Scemo & più Scemo allo Stanley Hotel (luogo che ha ispirato Shining di Stephen King) ha preteso di pernottare nella leggendaria “room 217”, salvo poi appunto dar di matto e chiedere di cambiare stanza; che Carrey spesso detiene l’assoluto controllo, come già precisato, su copione e regia dei film in cui recita (secondo l’anonimo, lo sceneggiatore di Number 23, Fernley Phillips, che nel suo curriculum può annoverare solo un altro film, Uwantme2killhim? del 2013, un thriller britannico in cui dei liceali ordiscono un omicidio comunicando attraverso codici segreti su internet, si sarebbe limitato a mettere assieme nel miglior modo possibile tutti i suggerimenti del protagonista).
“Zack” ha inoltre dichiarato che i servizi segreti avrebbero cercato di manipolare il suo telefono, trasformando le parole con la digitazione automatica in minacce del tipo “you’re gonna die” (questo dovrebbe dar la misura della quantità di paranoia che caratterizza tale individuo) e infine ha aggiunto all’elenco delle presunte vittime di Carrey anche Philip Seymour Hoffman (1967–2014), trovato morto per overdose nel suo appartamento a New York, senza soffermarsi troppo sugli “indizi” che lo avrebbe portato a collegare anche costui alla “lista”.
Una settimana fa, il 20 novembre, il canale YouTube (dal grande seguito) Parasyke Tv, parlando di questa “teoria”, ha voluto sdoganarla nell’universo complottista, propiziando probabilmente l’imminente avvento dalle nostre parti:
Provando a trarre qualche conclusione, per “secretanon1942” l’attore agisce in maniera perfetta e riesce sempre a farla franca perché No one expects to get killed by Jim Carrey, that’s what makes him lethal, aggiungendo però che Carrey sarebbe un maestro del travestimento e avrebbe l’opportunità di servirsi di trucchi “speciali” per rendersi irriconoscibile.
Per rimanere, almeno alla fine, con i piedi per terra, si può osservare come uno dei motivi per cui certe teorie assurde e improbabili riescano ad avere successo potrebbe risiedere nei giudizi espressi dai due tizi di Conspiracy Class Podcast, che hanno ammesso di essersi appassionati alla storia di Jim Carrey come serial killer perché “è una teoria del complotto non politicizzata, di vecchio stile, dove bisogna approfondire, decifrare codici, e pensiamo che tutto ciò sia molto divertente e invogli la gente a indagare”.
Questo è il punto. A voler essere perfidi, si potrebbe persino affermare che l’unico motivo per appassionarsi di Jim Carrey sia proprio quello di provare a comprendere se sia un assassino o meno… Ma non voglio offendere i fan di un attore che rimane comunque eccezionale, nonostante i troppi obbrobri nella sua filmografia. Certo ci si domanda perché ricorrano continuamente alcuni topoi nelle pellicole da egli interpretate, come lo sdoppiamento di personalità (anche come conseguenza di un’amnesia) oppure il puro e semplice delirio (in quante scene i personaggi da lui interpretati sfasciano tutto?), per non dire di un tipo di comicità che regolarmente si riduce a un livello inferiore di quello delle scoregge accese con l’accendino.
Tra i temi ricorrenti si ricorda anche la messa in scena di finti suicidi e l’arresto di un innocente (oltre a Number 23, citiamo una delle ultime fatiche “d’autore” di Carrey, Dark Crimes, un improponibile thriller polacco – con attori slavi che recitano in un pessimo inglese… – in cui il Nostro è un ispettore che crede che un assassino abbia confessato il proprio crimine raccontandolo in un libro, mentre invece è innocente a uccidere è stata la fidanzata dell’accusato – ve lo spoilero perché è uno dei peggiori film di sempre, nel quale il nipote di Soros, Jeffrey, ha perso centinaia di migliaia di dollari); più in generale, si può notare un’inclinazione estrema, a volte snervante, dell’attore verso il black humor: per fare un esempio a caso, in una delle sue prime ospitate al Letterman Show, Carrey dichiarò che avrebbe voluto che i suoi concorrenti “si soffocassero nel loro stesso vomito” per lasciare a lui i copioni migliori.
Penso, per farla finita con questa storia, che il grande problema di Jim Carrey sia proprio la malattia mentale, un enorme fardello interiore che rende la sua recitazione pesante ed eccessivamente stereotipata, impedendogli di uscire da quell’unico personaggio che ha sempre interpretato, cioè se stesso. Questo però non significa che il vero Carrey sia in realtà il peggior assassino di tutti i tempi, anche se attorno alla sua persōna ci sono ancora molte nebbie da dipanare.