Per celebrare il suo complicato trionfo alle urne, il nuovo presidente americano Joe Biden ha posto immediatamente sul tavolo due provvedimenti che faranno subito pentire tanti di averlo votato (incluso gli elettori repubblicani che hanno tradito Trump).
L’ordine esecutivo appena firmato sulla “lotta alla discriminazione” consente agli atleti transgender di partecipare agli sport femminili e costringe le università ad accettare l’ingresso di molti “ex uomini” nelle competizioni una volta riservate al gentil sesso, pena dure conseguenze legali.
Intitolato “Prevenzione e lotta alla discriminazione sulla base dell’identità di genere o dell’orientamento sessuale”, l’ordine permette agli atleti di competere negli sport scolastici e universitari in conformità con la loro identità di genere, non con il sesso biologico. “I ragazzi hanno il diritto di andare a scuola senza preoccuparsi che gli venga negato l’accesso ai servizi, agli spogliatoi o alle stesse competizioni”, afferma il testo firmato da Biden.
Sembra che i prossimi quattro anni saranno tutti così, all’insegna di iniziative assolutamente non necessarie, piuttosto strambe e senza alcuno scopo se non fomentare il caos. Nel caso in questione, per le giovani atlete d’ora in avanti sarà praticamente impossibile non solo arrivare prime in qualsiasi competizione, ma anche prepararsi per le gare senza doversi spogliare al cospetto di uomini con la parrucca che parlano in falsetto.
Sad day for women’s sports. Women must compete against biological males at the risk of injury and loss of title, thanks to a new Biden executive order. Don’t ever tell me this is “pro-woman.” It’s not. It’s destructive and malicious.
— Erielle Davidson (@politicalelle) January 21, 2021
Oltre a essere, come dicevamo, una cosa sostanzialmente inutile (perché “fare sport” non rientra in alcun diritto fondamentale), il provvedimento offre la possibilità ai malintenzionati di approfittare della situazione. Non c’è infatti alcun obbligo di “dimostrare” di essere donna: basta semplicemente segnare il proprio genere di appartenenza su un modulo per avere accesso immediato agli spogliatoi femminili.
Difficile credere che l’amministrazione non abbia calcolato l’impopolarità di questa scelta tra le donne della classe media, che rappresentano una delle fasce di elettorato più importanti del Partito Democratico. Si presume in ogni caso che i media ricominceranno a demonizzare tante di queste donne, soprannominandole “Karen”, quando si lamenteranno sui social che un tizio, dopo aver battuto le loro figlie in una gara di atletica leggera, le abbia anche molestate negli spogliatoi. Oltre allo sport, probabilmente anche l’istruzione femminile ne risentirà, visto che qualsiasi cosa assomiglia a una “discriminazione” potrà essere sanzionata con la morte civile (inclusa espulsione da tutte le scuole del regno).
Come sostiene Radio Free America (volevo dire RT), “appena un giorno dopo l’inaugurazione del presidente Trump, milioni di donne di tutto il mondo scesero in piazza per protestare contro il nuovo Presidente, sebbene non avesse ancora approvato un singolo atto legislativo. Questo fine settimana però le femministe resteranno in cucina e i loro cappellini rosa lavorati a maglia chiusi nei cassetti. Con Joe Biden alla Casa Bianca e -soprattutto- Kamala Harris, le sorelle non sentiranno più il bisogno di protestare, nonostante a poche ore dall’entrata in carica i democratici abbiano arrecato più danni ai diritti delle donne in un giorno di quanto Donald Trump sia riuscito a fare in quattro anni, approvando un ordine esecutivo sulla prevenzione e la lotta alla discriminazione sulla base dell’identità di genere o dell’orientamento sessuale”.
“La lotta alla discriminazione sulla base dell’identità di genere è disastrosa per donne e ragazze. A differenza del sesso, l’identità di genere è un concetto inventato. È la stravagante idea che indipendentemente dalla realtà biologica del nostro corpo, il nostro sesso reale corrisponda a come ci sentiamo: tale sensazione avrebbe la precedenza su ormoni, cromosomi e genitali. Il modo in cui ci sentiamo riguardo al nostro genere è più importante del fatto di avere una barba, il senso, il pene o le ovaie. Chiunque può ora essere un uomo o una donna, e spetta alla società accettarci per quello che diciamo di essere”.
“Il linguaggio dell’ordine esecutivo di Biden è accalorato e inclusivo, in modo da raffreddare qualsiasi obiezione: ma se l’identità di genere prevale sul sesso, ciò che viene detto è che ai ragazzi deve essere concesso di usufruire degli spogliatoi e unirsi alle squadre sportive a seconda che si sentano maschi o femmine. Per dei bambini è improbabile che questo faccia molta differenza; ma per degli adolescenti conta eccome”.
“La pubertà modifica sia il corpo maschile che quello femminile. I ragazzi diventano, in media, più alti, più forti e più veloci delle ragazze. La biologia non ha mai affermato di essere giusta. Ma ciò che è veramente ingiusto è permettere a questi ragazzi più forti e più veloci di competere contro le ragazze su una pista di atletica leggera o un campo da calcio. L’ordine esecutivo di Biden potrebbe suonare simpatico, ma segna la fine degli sport femminili“.
“Vietare la discriminazione sulla base dell’identità di genere è altrettanto pericoloso quando si ha a che fare con gli adulti: ci sono dei motivi per cui le carceri, i centri anti-violenza, alcuni servizi sanitari e persino alcuni saloni di bellezza sono esclusivamente per donne. Non si tratta di discriminare i trans, ma di proteggere le donne che, in queste circostanze specifiche, sono particolarmente vulnerabili.”
“Che il nuovo presidente si sia mosso così rapidamente per mettere i diritti delle persone transgender al di sopra delle donne non dovrebbe sorprendere nessuno. Oggi è stato annunciato che i visitatori del sito web della Casa Bianca potranno specificare i propri pronomi. Kamala Harris e altri dem hanno da tempo iniziato a dichiarare i loro pronomi in ogni occasione disponibile.”
D’altro canto, Biden durante uno dei dibattito con Trump, aveva elogiato la madre di una bambina trans di dieci anni (in realtà una psicologa militante democratica che si spacciava come “membro del pubblico”) affermando che non c’è “alcun problema” a procedere al cambio di sesso anche in tenera età. Se le Karen lo hanno votato, che se lo godano.