JOE BIDEN E IL MARESCIALLO TITO, NEL 1979 FU AMORE A PRIMA VISTA
Cari Amici,
a noi non sfuggono alcuni particolari,…Pubblicato da Unione degli Istriani su Domenica 8 novembre 2020
JOE BIDEN E IL MARESCIALLO TITO, NEL 1979 FU AMORE A PRIMA VISTA
Cari Amici,
a noi non sfuggono alcuni particolari, soprattutto quando questi riguardano la nostra tragica storia.
Ed è così che non possiamo non darvi notizia di come Joe Biden, dopo aver partecipato come membro di una delegazione USA, nel febbraio 1979, ai funerali del braccio destro di Tito, Edvard Kardelj (colui, cioè, che il Maresciallo jugoslavo inviò assieme a Milovan Đilas in Istria nel 1946 per organizzare la propaganda antitaliana finalizzata all’esodo), scrisse al Satrapo di Belgrado per ringraziarlo dell’accoglienza, spingendosi addirittura a precisare, nella lettera che egli trasmise al dittatore la, evidentemente, condivisione di vedute.
So many compliments, Mr. President!
+++ JOE BIDEN ED IL COLPO DI FULMINE PER TITO E PER I SUOI SISTEMI “DEMOCRATICI” DI GOVERNARE LA JUGOSLAVIA +++
Cari…
Pubblicato da Unione degli Istriani su Domenica 8 novembre 2020
Il neo eletto Presidente degli Stati Uniti d’America, dopo i funerali a Lubiana, incontrò il dittatore comunista a Spalato, nella sua lussuosa villa, una delle tante (sic!).
Biden, allora Senatore dello stato del Delaware, fu abbagliato dal Satrapo di Belgrado, al punto che nel suo libro Promises to Keep, pubblicato nel 2007, il neo presidente americano, riferendosi a lui, così scrive testualmente:
“Dal 1945 al 1980, Josip Broz Tito ha governato la Jugoslavia con personalità, determinazione e un’efficiente polizia segreta. L’astuto vecchio comunista mantenne insieme una federazione etnicamente e religiosamente mista”.
Accidenti a lui!
“Ci è voluto un certo genio per tenere insieme quella federazione multietnica, e quel genio in particolare era Tito“, scrive ancora Biden.
Eh no, caro il nostro Biden, nessun genio, quello di Tito, ma una spietata dittatura, dopo la pulizia etnica con la nostra cacciata!
Ai nostri cari utenti meno informati ma molto polemici, vogliamo rammentare un noto detto istriano: Prima de parlar, tasi!
Altro che lettera di cortesia diplomatica!
Anche Il Giornale (F. Biloslavo, “Quel genio particolare di Tito”. Spuntano le parole choc di Biden, 9 novembre 2020) ha dedicato un articolo alla questione:
Il presidente americano eletto, Joe Biden, era un fan di Tito, il boia degli italiani scaraventati nelle foibe? Sicuramente i rapporti sono stati diretti e molto cordiali, come risulta da una lettera dell’allora senatore a “Sua Eccellenza, il Maresciallo Josip Broz Tito”.
E da una sorprendente dichiarazione, stile colpo di fulmine, da vicepresidente degli Stati Uniti in visita a Belgrado sulla prima volta con il capo comunista: “Uno degli incontri più affascinanti che abbia mai avuto in vita mia”. Per non parlare del libro di Biden dove definisce Tito “un genio”.
Nel 1979 Biden si era recato a Lubiana con una delegazione Usa per “la triste scomparsa di Edvard Kardelj”, braccio destro di Tito, uno dei responsabili dell’esodo di 250mila italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia dopo la fine della seconda guerra mondiale. Il futuro presidente americano nella lettera del primo marzo 1979 scriveva al dittatore: “Gentile Signor Presidente, desidero ringraziarla ancora per la sua preziosa ospitalità durante la mia recente visita in Jugoslavia”. E aggiungeva di avere molto apprezzato “il nostro scambio di opinioni”.
Il senatore del Delaware eletto sei anni prima si era unito a una delegazione guidata da Averell Harriman, ex governatore di New York e diplomatico. Il New York Times scriveva che i nomi dei membri della delegazione erano segreti. Biden, a 37 anni, probabilmente non aveva idea chi fosse veramente l’ideologo ed ex ministro degli Esteri Kardelj celebrato con un funerale di Stato.
Ieri l’Unione degli istriani ha postato la lettera con un titolo che non lascia dubbi: Joe Biden e il maresciallo Tito, nel 1979 fu amore a prima vista. L’associazione degli esuli ricorda che Kardelj venne inviato da Tito assieme a “Milovan Gilas in Istria nel 1946 per organizzare la propaganda antitaliana finalizzata all’esodo” davanti al comunismo e alla violenza delle foibe. Non solo: Kardelj, su richiesta di Tito, si occupava anche del massacro di un quarto di milione di prigionieri sloveni, croati e serbi che avevano combattuto con l’Asse durante la Seconda guerra mondiale o erano partigiani anticomunisti.
“Il 24 giugno 1945 è arrivato l’ordine da Belgrado di Edvard Kardelj di accelerare la “pulizia” in Slovenia perchè mancava poco all’amnistia” rivela Joze Dezman, presidente della Commissione governativa di Lubiana sulle foibe e fosse comuni celate per 70 anni. “Gli eccidi erano iniziati nelle città utilizzando fossati anti tank per seppellire le vittime come a Maribor – spiega Dezman – ma i sovietici consigliarono i titini di fare sparire i prigionieri in zone più appartate”. A cominciare dalla foresta di Kocevie diventata un enorme cimitero nascosto. La strategia del terrore e dell’eliminazione di massa voluta da Tito per spazzare via chiunque potesse opporsi alla Jugoslavia socialista.
Nonostante le mani sporche di sangue del maresciallo, Biden era deliziato di essere stato invitato dopo il funerale nella residenza di Tito a Spalato nel 1979. E lo ha ricordato in un discorso ufficiale da vice di Barack Obama a Belgrado il 19 agosto 2016. Non solo per Biden era stato “uno degli incontri più affascinanti che abbia mai avuto in vita mia”. Il numero due della Casa Bianca ha aggiunto che “eravamo seduti a un tavolino della sala da pranzo (….)”, come vecchi amiconi, anche se Tito si è macchiato di crimini di guerra. L’allora vicepresidente ricorda che il maresciallo parlava di “Joseph Stalin e Franklin Roosevelt. È stato come se la la storia prendesse vita. Quella era la mia prima visita. E da allora sono stato qui diverse volte”. Senza mai denunciare i crimini di Tito, come le foibe, nei confronti del suo popolo e degli italiani. Al contrario nel 2007, Biden, nel suo libro Promesse da mantenere scriveva: “Dal 1945 al 1980, Josip Broz Tito ha governato la Jugoslavia con personalità, determinazione e un’efficiente polizia segreta. L’astuto vecchio comunista mantenne insieme una federazione etnicamente e religiosamente mista”. E ancora: “Ci è voluto un certo genio per tenere insieme quella federazione multietnica e quel genio in particolare era Tito”.
In fondo il maresciallo, l’anno prima di morire, aveva risposto alla lettera del giovane senatore Biden sostenendo che farà strada… fino alla Casa Bianca.
Dell’incontro parlò anche il portale croato Slobodna Dalmacija qualche mese fa (Otkriven zanimljiv detalj iz biografije Joea Bidena, Trumpova rivala: s Titom je satima razgovarao o komunizmu i Staljinu, 19 agosto 2020):
In questi giorni, i media di tutta la ex-Jugoslavia riportano tempestivamente i trascorsi tra Biden e il maresciallo Tito. In qualità di senatore del Delaware, infatti, l’attuale rivale di Trump fu un membro della delegazione dell’ex presidente Jimmy Carter, guidata dal famoso diplomatico William Averell Harriman, che nel 1979 partecipò ai funerali del braccio destro del Maresciallo, Edvard Kardelj.
In quell’occasione Biden riuscì a incontrare Tito assieme a Harriman, e discusse con lui per circa due ore. Tito e Harriman parlarono della Seconda guerra mondiale e scambiarono opinioni sul comunismo e su Stalin, mentre di tanto in tanto il vecchio diplomatico istigava il futuro vicepresidente: “Digli cosa ne pensano i giovani, Joe!”
Alcuni tabloid serbi hanno presentato questo storico incontro come prova che Tito e Biden stessero forgiando i loro piani globali contro i serbi già nel 1979.
Non è un segreto che i media sotto il controllo di Vučić sostengano apertamente Trump e auspichino un suo secondo mandato, sebbene (o proprio per questo) il candidato presidenziale democratico sia più al corrente della situazione dei Balcani e dell’Europa orientale.
Biden è un veterano della diplomazia che ha visitato la regione decine di volte, durante il mandato presidenziale di Tito e successivamente di Tudjman. L’ultima volta in cui è stato in Croazia è nel 2015, in veste di vicepresidente degli Stati Uniti, ospite al vertice presidenziale croato-sloveno di Brdo-Brijuni.