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John Elliott Rankin, un demagogo “di razza”

John Elliott Rankin (29 marzo 1882 – 26 novembre 1960) fu un politico americano democratico e deputato alla Camera per lo Stato del Mississippi per ben sedici legislature, dal 1920 al 1952. Fu un convinto sostenitore della segregazione dei neri, tanto da essere descritto come il “demagogo della razza”.

Rankin nacque a Bolanda, nella contea di Itawamba, da Thomas Braxton Rankin, insegnante, e Venola Modeste (nata Rutledge), figlia di Robert ed Ellen Rutledge. Si laureò alla facoltà di giurisprudenza dell’Università del Mississippi nel 1910 e ottenne il suo primo incarico politico come procuratore della Contea di Lee nel 1912. Combatté nella Prima guerra mondiale.

Nel 1920, venne eletto alla Camera con i democratici. Dopo l’approvazione di una nuova costituzione nel 1890, che aveva nei fatti privato gli afroamericani del diritto di voto, il Mississippi era diventato uno stato a partito unico, dominato appunto dai democratici. Anche per questo Rankin ha potuto inanellare sedici mandati consecutivi (dal 4 marzo 1921 al 3 gennaio 1953) come primo rappresentante del distretto del Mississippi. Da tale posizione svolse un ruolo cruciale per impedire la riduzione della rappresentanza del Mississippi alla Camera (nonché la rappresentanza generale degli Stati del Sud), provvedimento sempre auspicato dal Nord e motivato dal fatto che i “sudisti”, pur avendo privato di fatto del diritto di voto la maggior parte dei cittadini neri, avevano però mantenuto i criteri di ripartizione sulla base della popolazione totale, ottenendo così che la percentuale dei voti dei bianchi fosse sproporzionato rispetto alla effettiva composizione sociale. Sempre gli Stati del Sud avevano peraltro istituito una “tassa elettorale”, a detta dei critici solo un balzello per dissuadere i neri dal votare, contro la cancellazione del quale Rankin combatté strenuamente.

Nel corso degli anni ’20 il deputato democratico presentò un disegno di legge per vietare i matrimoni misti (“distruggerebbe la civiltà bianca nel mondo”), si batté contro la proibizione del linciaggio (“incoraggerebbe gli stupratori”) e boicottò qualsiasi iniziativa a favore dei diritti civili (“una persecuzione contro i bianchi”). Rankin ne ebbe anche per gli americani di origine giapponese: nel suo primo mandato propose una legge anti-meticciato per impedire ai bianchi di sposare “mongoli” e nel 1930 si oppose all’ammissione delle Hawaii nell’Unione perché avrebbe introdotto due “senatori giapponesi” al Congresso.

Durante la Seconda guerra mondiale attribuì le sconfitte dell’esercito americano alla codardia dei soldati neri e si impegnò a escludere i veterani di colore dai più importanti programmi previdenziali per i reduci. Oltre agli afro-americani, come dicevamo, Rankin nutriva poca simpatia anche per gli asiatici: contro di loro sostenne un disegno di legge per l’internamento collettivo di tutti gli americani di origine giapponese e invocò il declassamento del 442° reggimento di fanteria, costituito appunto da americani di ascendenza nipponica. Si oppose persino alla donazione di sangue da parte di orientali e afro-americani, perché avrebbe potuto “contaminare” i destinatari bianchi.

A livello economico, sostenne il New Deal e le misure a favore delle comunità rurali, auspicando comunque che i bianchi avrebbero goduto della maggior parte dei fondi. Per tutta la sua lunga carriera politica lottò con ogni mezzo a disposizione per negare ogni beneficio assistenziale agli afroamericani: per esempio quando nel 1944 la Marina degli Stati Uniti chiese al Congresso di autorizzare un indennizzo di 5000 dollari alle famiglie delle vittime di un incidente a una polveriera, Rankin insistette per ridurre l’importo a 2000 dollari una volta venuto a conoscenza che la maggior parte dei morti fossero marinai neri (alla fine il Congresso gli venne incontro stabilendo un rimborso di 3000 dollari a famiglia).

A livello internazionale si oppose alla creazione delle Nazioni Unite, considerandole una truffa ai danni degli americani nonché un progetto volto alla “distruzione degli Stati Uniti”. Inoltre nel 1945 contribuì alla costituzione del Comitato contro le attività non-americane, guidando una coalizione di repubblicani e democratici del sud: negli anni del dopoguerra si dedicò soprattutto a perseguitare il Partito Comunista, mentre tralasciò di mettere sotto accusa il Ku Klux Klan, scelta che gli attirò diverse critiche da lui liquidate semplicemente ricordando che “il Klan è una istituzione americana”.

Quando un afroamericano fu eletto coi democratici al Congresso di New York nel 1944, Rankin giurò che non si sarebbe mai seduto accanto a lui, costringendo il deputato nero a chiederne l’impeachment o “almeno l’espulsione dal partito”, senza ottenere alcuna soddisfazione.

Durante il dibattito alla Camera sui tumulti di Peekskill del 1949 a Cortlandt Manor (New York), nei quali una folla aveva assaltato una manifestazione per i diritti civili, Rankin usò pubblicamente l’espressione nigger (cosa che di solito faceva solo in privato) e addossò la colpa a uno dei protagonisti dell’evento, il cantate e attivista Paul Robeson (ovviamente nero). L’utilizzo dell’epiteto razzista fu stigmatizzato da alcuni deputati repubblicani, ma il Presidente della Camera (di appartenenza democratica) si rifiutò in quell’occasione di richiamare il suo collega di partito.

Rankin fu anche antisemita: nel 1944 alla Camera apostrofò il giornalista Walter Winchell come “ebreuccio” [little kike]. L’episodio ispirò alla scrittrice Laura Z. Hobson il suo romanzo di fama internazionale Barriera invisibile (dal quale Elia Kazan qualche hanno dopo avrebbe tratto l’altrettanto celebre film). Resta agli atti una sua dichiarazione ufficiale del 23 aprile 1952:

“Gli ebrei si lamentano della discriminazione, ma sapete chi sono i veri discriminati? I bianchi cristiani americani, quelli che hanno creato questa nazione. Sto parlando dei bianchi cristiani del Nord e del Sud! Il comunismo è una questione di razza: una minoranza etnica ha preso il controllo della Russia e dei suoi paesi satelliti, come la Polonia, la Cecoslovacchia e molti altri. Gli ebrei sono stati praticamente cacciati da tutte le nazioni europee, e se continueranno a creare problemi nel nostro Paese, cercando di imporre il loro programma comunista sul popolo cristiano americano, non possiamo prevedere cosa potrebbe accadergli”.

Nel 1945 Albert Einstein sottoscrisse un appello per la rottura dei rapporti diplomatici tra gli Stati Uniti e la Spagna di Franco, e per questo Rankin lo accusò di essere un “sobillatore straniero” intenzionato a “diffondere il comunismo in tutto il mondo”.

Nel 1951, durante il processo a Julius ed Ethel Rosenberg per spionaggio a favore dell’Unione Sovietica, fu biasimato da diverse associazioni ebraiche per aver ripetutamente definito i Rosenberg una coppia di “giudei comunisti”.

Nel 1952 Rankin venne infine battuto da un altro candidato democratico per la rielezione alla Camera, proprio in corrispondenza della riorganizzazione dei distretti elettorali del Mississippi. Morì nella sua casa di Tupelo il 26 novembre 1960.

Le informazioni di questo articolo sono tratte dalla pagina di Wikipedia dedicata a questo politico americano. Abbiamo preferito riportarle direttamente sul nostro blog, invece che tradurla in italiano per Wikipedia, non solo per introdurre la figura di John E. Rankin (che approfondiremo in una serie di post), ma anche per evitare spiacevoli attriti con la nostrana versione di Wikipedia, i cui “amministratori” negli anni passati si sono dimostrati piuttosto solerti in materia di censura degli argomenti “politicamente scorretti”, persino quando espressi nel tono più neutrale possibile.

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