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La bestia che brucia

The Burning Beast
(Death to the World Issue #1, 1994)

Recentemente abbiamo ricevuto il resoconto della storia di un martire vivente, Padre Gabriel, che vive in Georgia, un paese vicino al Mar Nero da non molto liberatosi dal giogo del comunismo. L’anno scorso (1993) un membro della nostra Confraternita è andato in Georgia e ha incontrato quest’uomo, confermando la veridicità del racconto.

Trentacinque anni fa, nell’anno in cui morì Stalin (Stalin morì a marzo e tutto accadde durante una manifestazione di maggio), p. Gabriel era un giovanissimo ieromonaco… Conosci la piazza centrale di Tbilisi? Durante la manifestazione, c’erano gli oratori del governo e il loro podio. Dietro di loro, sul palazzo del Comitato Esecutivo del Partito Comunista, spiccavano in bella mostra i ritratti dei dirigenti del Partito a figura intera, a due piani di altezza. Al culmine della manifestazione, quando la piazza era gremita di gente e un membro del governo pronunciava il suo discorso, improvvisamente un ritratto di Stalin è andato in fiamme. Padre Gabriel era riuscito a entrare in una finestra e aveva versato cherosene sul retro dei ritratti, dandogli fuoco.

Che si tratti di una leggenda? Alcuni aneddoti tramandati sono stati arricchiti di particolari mitici, ma che il Padre abbia bruciato le gigantografie è pura verità. Anche il ritratto di Lenin ha preso immediatamente fuoco. L’orrore si è verificato sulla pubblica piazza, paralizzando tutti gli astanti. Mentre le immagini dei leader erano in fiamme, dalla finestra del secondo piano, padre Gabriel pronunciava il suo sermone: “Il Signore ha detto: ‘Non ti farai idoli o immagini scolpite … Non ti inchinerai davanti a loro né li servirai perché io sono il Signore tuo Dio, non avrai altri dèi!’ (Es 20,3-5). Gente, tornate in voi! I georgiani sono sempre stati cristiani! Allora perché vi inchinate di fronte agli idoli? Gesù Cristo è morto ed è risorto, ma i vostri idoli non saranno mai risuscitati. Anche quando erano in vita, erano già morti … “

È impossibile… come hanno potuto lasciarlo parlare? Eppure ha parlato ancora, e ancora: le porte dell’edificio del Comitato Esecutivo erano state chiuse, il monaco era sgattaiolato dentro precedentemente e vi era rimasto fino all’inizio della manifestazione. Lo hanno portato giù subito, è vero, con le scale dei pompieri, e la folla ha cercato di linciarlo: lo hanno preso a pedate, colpito col calcio dei fucili e flagellato con le manichette antincendio, al grido di “Uccidiamo quel verme”. Ognuno voleva schiacciare il nemico del popolo, ma i vigili del fuoco lo hanno trascinato via.

Come mai non gli hanno sparato? Perché lo hanno portato via quasi cadavere. Non si riusciva a distinguere la sua faccia da quanto era maciullata. Il suo cranio era fratturato e aveva diciassette ossa rotte. Rimase quasi incosciente per quasi un mese. Ma è stato curato con i guanti bianchi, in modo da poterlo condannare… Sembravano pronti a organizzare un processo farsa, ma non sono riusciti nemmeno a far salire il condannato su una barella. Per tutto il tempo è stato in punto di morte, ma non è morto. Questo è quello che mi è stato raccontato. Oltre a ciò non so nulla con certezza; padre Gabriel non ne parlerà mai con nessuno. O si è trascinato fino alle amnistie di Krusciov, oppure hanno cercato a lungo di scoprire qualche cospirazione, per fargli confessare i nomi dei suoi complici. Quindi, o è stato certificato non responsabile delle sue azioni, o è diventato troppo scomodo per le autorità.

Quando lo hanno liberato pochi anni dopo, è stato sospeso dal ministero sacerdotale. Non solo nella Chiesa: per dieci anni era vietato assumerlo per qualsiasi impiego. È una fortuna che avesse una casa e una madre. Entrambi vivevano della sua pensione, poiché come malato di mente “certificato”, aveva diritto a 17 rubli al mese assegnati dallo Stato. Nessuno lo avrebbe lasciato entrare in casa sua per fargli guadagnare qualche soldo in più; ovunque la gente sapeva chi fosse e aveva paura di avere a che fare con lui. Né lui né sua madre potevano farsi vedere alla luce del giorno; se l’avessero fatto, i vicini avrebbero sguinzagliato i cani… All’inizio vagò per le campagne lavorando come guardiano di vigneti e chiese. Poi sua madre rimase paralizzata e non poté più lasciarla sola. Negli ultimi anni lo si poteva trovare sotto al portico di una chiesa con la mano tesa. Solo le persone che non lo conoscevano gli avrebbero dato qualcosa: i suoi amici gli hanno voltato le spalle o lo hanno deriso.

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