La biblioteca khomeinista delle Edizioni all’insegna del Veltro

Grazie al patto commerciale raggiunto con Amazon, possiamo finalmente darvi qualche consiglio per gli acquisti volto ad arricchire le vostre librerie con l’indispensabile aiuto del gigante buono del commercio elettronico. Desideriamo in primis segnalarvi i volumi disponibili sul portale delle Edizioni all’insegna del Veltro, leggendaria casa editrice parmense specializzata in storia e filosofia, dedicati alla figura dell’ayatollah Ruḥollāh Khomeynī, Guida suprema dell’Iran dal 1979 al 1989. Vi ricordiamo che questo post contiene link di affiliazione attraverso i quali il nostro blog ottiene una piccola quota degli eventuali ricavi senza variazioni dei prezzi.

Mujahidin del Popolo Iraniano
Documenti della Guerra Sacra
(1979)


Il libretto venne stampato all’alba della rivoluzione iraniana e contiene i documenti fondativi dei Mojahedin-e Khalq, organizzazione creata nel 1965 da tre militanti del Movimento di Liberazione dell’Iran che misero in piedi una perfetta macchina insurrezionale formando quadri ed elaborando piani strategici, nonché inviando i militanti ad addestrarsi nei campi profughi palestinesi.

I Documenti della Guerra Sacra sono: la Dichiarazione politica dell’organizzazione; la requisitoria di Mehdi Rezai (uno dei capi del movimento arrestato durante gli scontri con la polizia nel 1972) contro i giudici che lo condannarono a morte; il comunicato politico-militare emesso nel decimo anniversario della cosiddetta “rivoluzione bianca” dello Shah, ed altri materiali, l’ultimo dei quali risale al 24 febbraio 1979. Segnaliamo che il volume, fuori catalogo, non è presente nel sito ufficiale della casa editrice, mentre Amazon lo annovera in doppia copia, a 10€  e 12€.

Ruhollah Khomeyni
Lettera al Papa
(1980)

Da una recensione dell’epoca:

La Lettera al Papa è il documento della posizione antitetica che Islam e Cattolicesimo assumono oggi nei confronti della sovversione antitradizionale, che ha negli USA e in Israele le sue roccaforti più aggressive. È un atto di accusa, formulato dall’autorevole esponente di una forma tradizionale che non si è piegata davanti a Mammona, contro una politica cattolica che ha fatto del Papa il cappellano di Reagan.

(“Orion”, 27, dicembre 1986)

Ruhollah Khomeyni
Lettera a Gorbaciov
(1989)

Da due recensioni dell’epoca:

In tale lettera il carismatico leader della rivoluzione iraniana chiedeva al segretario del Pcus di riconoscere pubblicamente che il comunismo aveva fallito nel suo tentativo di distruggere la “satanica” civiltà occidentale e che pertanto sulla scena mondiale restava solo una forza capace di lottare con efficacia contro l’imperialismo capitalistico: l’Islam.

(Luciano Pellicani, “Mondoperaio”, 43, 10, ottobre 1990)

Le Edizioni all’insegna del Veltro […] hanno pubblicato […] due lettere dell’Imam Khomeyni, indirizzate rispettivamente a Gorbaciov e al papa Giovanni Paolo II [v. supra]. […] A Gorbaciov, l’Imam riconosce “il coraggio di procedere alla revisione di una ideologia che da anni teneva prigionieri in una fortezza di ferro i figli rivoluzionari della terra”. A questo riconoscimento, si aggiunge però una preoccupazione: che i governanti sovietici, dopo aver opportunamente riconosciuto gli errori dei loro predecessori, siano tentati “dal verde giardino del mondo occidentale”. Sarebbe proprio qui il pericolo, sempre per Khomeyni, poiché egli non ha tema di affermare che “la verità è altrove”.

(Sebastiano Maffettone, “Il Mattino”, 24 novembre 1993)

Ruhollah Khomeyni
Citazioni
(1980)

E veniamo all’opera fondamentale, le Citazioni del Grande Ayatollah, volume che dovrebbe essere presente in tutte le librerie delle persone perbene. Come scriveva Franco Cardini (“Antologia Vieusseux”, luglio-settembre 1980):

Un “libretto di Khomeyni” dopo quello di Mao d’ormai vetusta memoria? Si tratta, molto più modestamente, di alcuni brani tratti da scritti dello Ayatollah e da interviste da lui concesse. Ne risulta, certo, il quadro di un uomo profondamente assorbito dal ruolo carismatico che si è assunto; un uomo che, nonostante la sua conoscenza del mondo occidentale e non musulmano, si sente anzitutto (e, diremmo, esclusivamente) un musulmano, e pensa e lavora in funzione dell’Islam. […] Oggi, Khomeyni è senza dubbio impopolare in Occidente, e per molti motivi. È certo un uomo ispido, difficile, “pericoloso” in un senso molto ampio. È strano che si dimentichi tuttavia che questo mistico ottantenne è un uomo di grandi tradizioni politiche, un uomo di coraggio, un oppositore coerente del regime monarchico occidentalizzante, un estimatore cauto e severo di Mossadeq, un uomo perseguitato a lungo e duramente (la Savak gli ha anche ucciso un figlio, nel 1977). Ed è un uomo politico, anche se non secondo i canoni occidentali. Comprenderlo, o almeno fraintenderlo un po’ meno, può aver importanza per capire che cosa sta succedendo in una regione vitale della nostra terra.

Vogliamo soffermarci maggiormente su tale libretto poiché è una sorta di “manifesto” della casa editrice, essendo pensato in primo luogo nell’ottica escatologica del mahdismo, dottrina che crede nella provvidenzialità di una guida spirituale (Mahdī) in grado di preparare il secondo avvento del Messia dell’Islam sciita, al-Qāʾim (“il Resurrettore”).

La prefazione (anonima, ma quasi certamente di Claudio Mutti) presenta Khomeynī come il “Restauratore” (o “Rinnovatore”, mujaddid) dell’anno 1399 dell’Egira (il Profeta ne aveva annunciato uno per ogni fine secolo) e reinterpreta appunto la fede maomettana dalla prospettiva del tradizionalismo: essa avrebbe “riassunto i messaggi divini precedenti e ricapitolato la Tradizione primordiale secondo le esigenze della nostra fase ciclica”.

Le idee di Khomeynī sono “rivoluzionarie” nel senso etimologico del termine (“rivolgimento”, “ritorno”): in materia di giustizia, per esempio, l’Ayatollah era convinto che  si dovrebbe “castigare i rei con la legge del taglione: tagliare la mano al ladro, uccidere l’omicida anziché metterlo in prigione, flagellare l’adultero o l’adultera”, facendosi beffe dei farraginosi e inconcludenti sistemi penali degli infedeli:

“Guardate quanto tempo e denaro la società occidentale deve spendere, con tutte le procedure giudiziarie che accompagnano un giudizio, nel nome di principi estranei all’Islam!”.

La portata di tali principi al contempo nuovissimi e antichissimi non va sottovalutata; una eco possiamo ritrovarla nel famoso “comizio” dello scrittore Riccardo Pazzaglia (dal film Così parlò Bellavista, 1984) che di fronte allo “Stato assente” invocava la dottrina khomeinista contro furfanti e malviventi: “Facessero come l’Ayatollah, *ZAC*, la vera democrazia, questa è la vera democrazia!”

Nonostante la maggior parte delle citazioni siano dedicate a questioni teologico-politiche, nel volume trovano spazio anche alcune considerazioni di stampo storico e persino geopolitico: naturalmente l’avversione al sionismo è scontata (“Grazie alla debolezza di alcuni di noi, potremmo ritrovarci un governante giudeo: che Dio ce ne scampi!”) mentre meno noto l’affetto e l’ammirazione dell’Ayatollah per l’Impero Ottomano, a suo dire combattuto dal “fronte unito degli imperialisti” perché in procinto di realizzare l’unità islamica a livello mondiale.

Buona lettura!

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