La cannabis induce paranoia

Diversi studi hanno dimostrato che i composti psicoattivi presenti nella cannabis, tra i vari effetti negativi, possono anche portare a stati di paranoia acuta: questo perché i principi attivi, tra cui il principale è il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) si legano ai recettori degli endocannabinoidi in varie parti del cervello, inclusa l’amigdala, responsabile della regolazione delle risposte umane alla paura e associata appunto a emozioni come ansia, stress e paranoia. Quando si consuma cannabis ricca di THC, il cervello viene travolto da una quantità di cannabinoidi molto più alta di quella naturale, la quale conduce a una sovrastimolazione della amigdala.

Diverse università inglesi nel 2014 hanno condotto uno studio su 121 individui concludendo che la THC (somministrata per via endovenosa) aumenta significativamente la paranoia, inducendo tutta una serie di effetti negativi (ansia, preoccupazione, depressione) ed esperienze anomale (come riduzione della memoria e dell’intelligenza operativa). In particolare i ricercatori hanno osservato che le esperienze estranianti vissute dai soggetti “incoraggiano pensieri insoliti”, nonché “idee negative e non plausibili”, portando a “distorsioni del ragionamento” [reasoning biases] la cui espressione principale è il trarre conclusioni affrettate dalle proprie paure.

Sui disturbi riconducibili sotto l’etichetta di “fobia sociale”, i risultati sono meno certi poiché ci sono studi che evidenziano un ruolo positivo della cannabis nel ridurre l’ansia e lo stress o indurre effetti di disinibizione sociale, percepite come un beneficio da persone già affette da patologie, rimarcando comunque le difficoltà nel gestire le dipendenze in tali soggetti.

In generale si nota un circolo vizioso tra ansia sociale e utilizzo di cannabis, anche se nessuno studio si azzarda a concludere che sia la THC in sé il primo fattore di induzione dell’ansia sociale negli individui. In poche parole, è provato che esista una relazione tra l’uso di marijuana e l’ansia sociale ma non è possibile stabilire una gerarchia tra fattori (cfr. questa critical review del 2009).

Naturalmente anche la predisposizione genetica è un elemento essenziale, sia per quanto riguarda la conformazione dei recettori cannabinoidi che per l’ereditarietà dei disturbi psicotici.

Ad ogni modo, la questione della paranoia mi sembra particolarmente interessante, soprattutto per la dimensione che il tema ha assunto nelle polemiche verso il famigerato “complottismo”. Se si studiasse a fondo il problema senza pregiudizi, si scoprirebbe che la forma mentis “cospirazionista” potrebbe avere origini più “biologiche” che non ideologiche, e che una eventuale legalizzazione di sostanze che inducono paranoia avrebbe come conseguenza il proliferare di quelle “teorie” che attualmente non fanno dormire la notte i cosiddetti debunkers, perlopiù di tendenza sinistroide e in genere favorevoli alla “droga libera”.

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