Come afferma l’autrice femminista Mary Harrington in un illuminante articolo sulla questione dei “maschi soli”, il numero di uomini senza alcuna prospettiva di accasarsi, in costante aumento in ogni angolo del mondo, inizia ad avere alcune conseguenze a livello internazionale: Cina e India, per esempio, traboccano di uomini “in eccesso” per i quali la guerra sta diventando l’unico modo di dimostrare il loro valor de hombre; i giovani musulmani pur di riuscire a trovar moglie accetterebbero anche di far da carne da cannone per progetti espansionistici senza capo né coda; e i maschietti occidentali esprimono il malessere “sposando” (è proprio il caso di dirlo) ideologie estreme e radicali.
Le statistiche del resto parlano chiaro: la percentuale di single tra i 18 e i 34 anni negli Stati Uniti (fonte) dimostrano come una minuscola porzione della popolazione maschile riesca ad accaparrarsi quasi tutte le femmine.
Il Washington Post segnala lo sconvolgente incremento dei giovani vergini nella società americana, cifra che dal 2008 al 2018 è triplicata tra i maschi dai 18 ai 30 anni ma si è mantenuta stabile tra le donne. Come osserva sempre la Harrington, “le donne continuano a fare sesso, ma sono in competizione per un gruppo più ristretto di uomini desiderabili e tutti gli altri”.
Dunque la carestia sessuale, l’apartheid erotico, la segregazione dei piaceri, è un problema principalmente maschile. In Cina, dove le donne scarseggiano a causa soprattutto delle note politiche demografiche post-maoiste, la “questione” sta raggiungendo dimensioni tragicomiche: pensiamo alla cosiddetta economia degli ormoni (Hè’ěrméng jīngjì xué, 荷尔蒙经济学), che a discapito dell’intrigante definizione è puro e semplice “zerbinaggio” con l’approvazione dal Partito:
«ai cinesi soli si rivolge una fiorente industria di “fidanzate” virtuali alle quali accedere via internet: su portali come yy.com (700 milioni di utenti a fine 2013) si incontrano ragazze (vere) che chattano con l’interlocutore di turno. Non c’è di norma contatto reale tra la hostess e il visitatore (che magari vive in un villaggio sperduto, mentre la fanciulla è a centinaia di chilometri di distanza). Il corteggiatore può fare regali virtuali: dal peluche alla Ferrari. Si paga però in soldi veri» (Corriere).
Non sappiamo come tale “politica” possa risolvere alcunché, considerando che in Occidente, dove la colpevolizzazione del maschio e il femminismo “spettacolarizzato” imperano, questo tipo di comportamento da parte degli uomini è diventato comunque motivo di derisione (gli americani lo definiscono simping): anche da noi i mass media hanno tentato di incentivarlo in tutti i modi, ma è evidente che la “mantenuta virtuale” non ha alcuna utilità per i maschi “in eccesso”.
A meno di un ripristino del mos maiorum, che garantiva una qualche “redistribuzione dell’eros”, pare non esistano molte vie d’uscita dal dilemma: qualcuno si illude ancora che incentivando il libertinismo di massa si possa in qualche modo risolvere la questione, ma è evidente che la rivoluzione sessuale ha fallito, spazzando via tutti quei dispositivi, tabù e barriere che consentivano di arginare l’ipergamia femminile, cioè la tendenza a selezionare quei partner ritenuti “superiori”. Come osserva ancora la Harrington,
“Nonostante il rapporto tra il numero di maschi e femmine in Occidente [rispetto alla Cina o l’India] sia nella norma, esso non conduce tuttavia alla formazione di nuove famiglie. Gli scienziati sociali avevano auspicato che, con l’aumento del livello di istruzione e il raggiungimento dell’indipendenza economica da parte delle donne, l’ipergamia sarebbe sparita ed esse avrebbero accettato qualche compromesso nella scelta del partner. Dopotutto, una donna in carriera potrebbe in teoria avere una vita più facile sposando un imbianchino dagli orari flessibili, in grado di occuparsi dei figli. Ma centinaia di migliaia di anni a dare priorità ai compagni con risorse e status hanno lasciato una eredità, e sembra che molte donne preferiscano ancora cercare il miglior partner potenziale. Un recente studio americano ha dimostrato che anche laddove le donne sono più istruite dei loro partner, esse mostrano comunque una preferenza per gli uomini che guadagnano più di loro. Insomma, le donne in carriera snobbano l’imbianchino e vanno alla ricerca di un marito con il loro stesso tenore economico o superiore. Ad aggravare il problema, le norme sociali a protezione della monogamia si sono allentate a partire dagli anni ’60, ma ciò non ha reso le donne meno esigenti nei confronti dei loro partner”.
Ovviamente non neghiamo che il problema della “carestia sessuale” si ponga anche per alcune donne (che se però si iscrivessero a qualche sito di appuntamenti potrebbero crearsi la loro coorte di maschi “assetati”), tuttavia, oltre al fatto che una donna non è mai chiamata a “dimostrare” alcunché (senza soluzione di continuità dall’angelicazione cortese al femminismo), le statistiche, ripetiamo, attestano che sono i maschi a essere i più colpiti. Gli stessi maschi accusati di “governare il mondo” e di poter godere dei vantaggi offerti da qualche fantomatico “patriarcato”, ma che a ben vedere non possono neppure permettersi un bacio o un abbraccio da una donna…