Alcuni anonimo funzionari della CIA hanno rivelato al Wall Street Journal la natura dell’ultima arma utilizzata dai servizi segreti americani per evitare vittime collaterali, l’R9X o Flying Ginsu (nome proveniente da una celeberrima marca di coltelli che l’ha scelto perché “suonava giapponese come le spade dei samurai”): si tratta di un missile Hellfire non esplosivo che colpisce il bersaglio con sei lame.
Finora pare che le volte che la Cia lo abbia usato in sei occasioni, due delle quali sono state identificate dal giornale americano: la prima è l’assassinio del militante egiziano di al-Qaeda Abu Al-Khayr al-Masri a Idlib il 26 febbraio 2017. Questo potrebbe spiegare perché la macchina dell’uomo (una Kia), tettuccio a parte, sia rimasta praticamente intatta nonostante l’impatto con un missile, che solitamente distrugge il mezzo assieme a tutto ciò che lo circonda.
La seconda è contro Jamal al-Badawi, accusato di essere dietro l’attentato al cacciatorpediniere statunitense USS Cole in Yemen nel 2000, nel gennaio di quest’anno.
Gli Stati Uniti hanno iniziato a sviluppare l’arma nel 2011, allo scopo di evitare vittime civili durante i numerosi bombardamenti via drone ordinati da Obama. I funzionari si sono decisi a rivelare la sua esistenza per confortare l’opinione pubblica sul fatto che all’America stia a cuore la salvaguardia dei civili, aggiungendo inoltre un particolare (“l’arma colpisce il bersaglio come un’incudine dal cielo”) che assomiglia a un indiretto omaggio a Willy il Coyote.
Negli ultimi anni si vocifera di altre armi “non convenzionali” progettate dalla CIA, tra le quali la “pistola dell’infarto” (un minuscolo dardo che avvelena il bersaglio senza lasciare tracce) e, come rivelato da Wikileaks, l’hackeraggio delle automobili per causare incidenti.