La Cina approfitta del coronavirus per demolire le chiese

Three-Self Churches Continue to Be Destroyed Amid the Pandemic
(Bitter Winter, 23 aprile 2020)

Mentre il coronavirus si diffonde in Cina, le chiese protestanti gestite dal Partito Comunista e le loro congregazioni continuano a subire persecuzioni da parte del governo.

Alle 4 di mattina del 10 marzo oltre 200 funzionari governativi e agenti di polizia si sono recati in una chiesa del Movimento Patriottico delle Tre Autonomie [la “Chiesa” protestante ufficialmente riconosciuta dallo Stato] nel villaggio di Xiazhuang (città di Dawu, prefettura di Shangqiu, provincia di Henan) e diretti dai funzionari dell’Ufficio per gli affari religiosi, hanno demolito l’edificio con due escavatrici.

Secondo un testimone oculare, la chiesa, eretta con oltre 300.000 yuan (circa 40.000 dollari) raccolti dalla congregazione, è stata ridotta in macerie e tutte le sue proprietà, del valore di decine di migliaia di yuan, seppellite sotto di esse. Il testimone ha aggiunto che la polizia ha prima aperto con un calcio il cancello della chiesa e trascinato via un membro della congregazione che sorvegliava l’edificio e confiscato i suoi due cellulari.

Quando il sacrestano, un uomo sulla settantina, ha chiesto perché la chiesa venisse distrutta, gli agenti di polizia lo hanno picchiato brutalmente, fratturandogli due costole. “Gli agenti hanno minacciato di ucciderlo se avesse sfidato nuovamente il Partito Comunista”, ha ricordato il testimone.

Secondo quanto riferito da ChinaAid, il giorno di Pasqua, il 12 aprile, la chiesa protestante di Donghu, a Xining (capitale della provincia occidentale del Qinghai), è stata demolita per ordine di funzionari del governo locale che hanno definito il luogo di culto “illegale”.

Durante tutta l’epidemia di coronavirus, il Partito ha continuato a rimuovere le croci dalle chiese protestanti di Anhui, Jiangsu, Shandong e altre province. Anche altri simboli religiosi, compresi i messaggi cristiani in distici tradizionali cinesi, non sono stati risparmiati.

A gennaio, i governi delle contee di Juye e Dongming, amministrati dalla città di Heze (provincia orientale di Shandong), hanno messo in guardia i predicatori delle chiese protestanti locali a non creare distici religiosi, sostenendo che si tratta di una direttiva statale: “Se sfidiamo lo strapotere del Partito Comunista, la nostra chiesa verrà chiusa”, ha detto sconsolato un predicatore di Juye.

Lo stesso mese, la polizia ha ordinato a una chiesa di Linfen (Contea di Xiangning, provincia settentrionale dello Shanxi), di rimuovere la sua insegna su cui c’era scritto “Chiesa Cristiana” in caratteri cinesi. Le autorità locali avevano ripetutamente messo i bastoni tra le ruote alla chiesa, intimandola di rimuovere l’insegna perché “il governo non può tollerare che una insegna ecclesiastica sia più grande delle sue”.

(insegna rimossa)

Il governo non consente nemmeno ai fedeli di tenere dei simboli religiosi nelle propei case. Il 7 febbraio, funzionari dell’Ufficio per gli Affari Religiosi nella città di Penglai, nella contea di Shanxi, hanno distrutto i distici cristiani nella casa di un responsabile della chiesa protestante.

A febbraio, le case dei fedeli nella contea di Yugan a Shangrao (Jiangxi), sono state ispezionate per individuare simboli e distici religiosi. Nella sola città di Yuting sono state perquisite almeno undici abitazioni private: i funzionari hanno avvertito i residenti che “il Partito Comunista vieta di praticare una fede religiosa”.

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