In tutto il mondo islamico si moltiplicano le manifestazioni di ostilità nei confronti di Emmanuel Macron, accusato non solo di aver fatto proiettare su edifici pubblici le famigerate vignette di Charlie Hebdo contro il Profeta, ma anche di voler imporre ai musulmani d’Europa l’obbligo di “assimilazione”: nelle scuole femminili di Islamabad si insegna a decapitare la sua effige, un importante politico pakistano invita il governo a nuclearizzare la Francia, in Palestina si invoca la presa di Parigi e la liberazione dell’Europa “dall’inganno della Rivoluzione Francese”, in Libia si usa l’immagine del Président per segnare gli spazi per il distanziamento sociale, da Mogadiscio a Dacca è tutto un bruciare bandiere e fantocci e calpestare e sputare sulle immagini del povero Manu.
Qualsiasi cosa volesse combinare il Presidente francese, è evidente che nulla sia andato secondo i suoi piani: né il proposito di siglare un “patto repubblicano” con le associazioni musulmane, né la prospettiva di superare da destra la Le Pen, neppure l’eventualità di creare un caso diplomatico con Ankara da utilizzare per corroborare le pretese di Parigi nel Mediterraneo. Ormai la frittata è fatta e anche la precipitosa intervista ad Al Jazeera nel quale sostanzialmente giustifica l’indignazione per le vignette e quasi si scusa di dover assumere il ruolo da “paciere” rappresenta il classico caso in cui, come si dice, la toppa è peggio del buco.
Eppure Macron sapeva benissimo a cosa sarebbe andato incontro: non si comincia una guerra (e tanto meno una crociata) sapendo di non poter vincere. A correre in suo soccorso (si fa per dire) ci pensa però la Cina, che con sottile sadismo (ricordiamo che il francese è stato l’unico politico europeo di peso ad aver sollevato la questione uigura, definendo “inaccettabile” il trattamento della minoranza dell’Est Turkestan) lo invita a rinchiudere i musulmani in appositi campi di rieducazione (China’s counterterrorism advice to France: Put all Muslims in concentration camps, Washington Examiner, 19 ottobre 2020)
«Nonostante gli standard immorali della propaganda del Partito Comunista Cinese, il suggerimento di Pechino alla Francia per combattere il terrorismo è comunque sorprendente. Il consiglio giunge dopo la decapitazione del professore francese che ha mostrato in classe le famigerate vignette di Charlie Hebdo su Maometto.
La maggior parte del mondo ha reagito all’attacco con dichiarazioni di condanna e sostegno al valore democratico della libertà di parola. Non la Cina però: dal loro organo di propaganda rivolto all’Occidente, Global Times, i comunisti cinesi hanno offerto un suggerimento interessante su come la Francia potrebbe proteggere meglio i suoi cittadini. Proprio riferendosi all’attentato, il giornale ha osservato che la Cina ha già dimostrato come sconfiggere l’estremismo islamico attraverso la vasta rete di campi di concentramento disseminata nella provincia dello Xinjiang. Gli stessi campi che Pechino usa per imprigionare, sterilizzare e rieducare gli uiguri, per poi magari spedirli a sgobbare nelle aree della Cina con carenza di lavoratori.
Scrive infatti la testata: “La tragedia di Parigi rende evidente che restare uniti contro l’estremismo è un compito arduo che richiede molto tempo. Dobbiamo persistere fermamente nel nostro modello vincente di governance“. Senza alcun dubbio che la strategia di fare il lavaggio del cervello ai musulmani sia la strada da percorrere, il giornale pechinese chiama la Francia alle armi: “L’eradicazione dell’estremismo è un’enorme sfida di governance per tutti i paesi. La Cina ha esplorato in modo proattivo modi efficaci per sradicare il terrorismo nello Xinjiang, pervenendo a risultati molto positivi”».
Ora, se “la montagna non vuole partorire un topolino” (lo usano anche i francesi: la montagne a accouché d’une souris), non diciamo che Macron debba seguire alla lettera le dritte offerte dal Partito Comunista Cinese, ma nemmeno far finta che nulla sia successo. Les dés sont jetés: o decide di andare fino in fondo con i propositi giurisdizionalisti (naturalmente senza usare le maniere forti), oppure attentati e decapitazioni diventeranno la nuova normalità, almeno fino a quando la Francia che conosciamo sarà solo un (bel?) ricordo.