Site icon totalitarismo.blog

La coppia gay presa a modello da Papa Francesco sostiene che “la madre è solo un concetto antropologico”

I giornali oggi discutono dell’ennesima “apertura” di Papa Bergoglio, questa volta in materia di unioni civili per le coppie omosessuali, partendo dalle dichiarazioni contenute nel documentario Francesco di Evgeny Afineevsky (qui sopra il trailer), presentato ieri alla Festa del cinema di Roma. Ecco il virgolettato delle frasi che l’attuale Pontefice avrebbe pronunciato:

“Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo, gli omosessuali godrebbero di una copertura legale. Io ho difeso questo”.

“Gli omosessuali hanno diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio, e hanno il diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe esserne buttato fuori o essere infelice per questo”

A quanto pare, a ispirare questi stupefacenti giudizi ci sarebbe stata una telefonata del Papa stesso a una coppia di omosessuali italiani con tre figli, in risposta a una lettera nella quale uno dei due padri lamentava l’imbarazzo nel recarsi in parrocchia con la prole.

Si dà il caso che questa coppia sia la stessa che nel 2016 in una trasmissione televisiva, contro la scrittrice cattolica Costanza Miriano che domandava loro dove fosse la madre dei loro figli, affermò che “La madre non c’è. La madre è un concetto antropologico” (cfr. Il delirio della coppia gay: “La madre è un concetto antropologico”, Il Primato Nazionale, 3 febbraio 2016 & Su La7 frase shock della coppia gay: La madre? Non serve, è un concetto antropologico, UCCR Online, 4 Febbraio 2016; dobbiamo lo scoop come al solito a Gog&Magog).

 

Certo fa specie che Papa Francesco abbia preso a modello della nuova “famiglia” benedetta dalla Chiesa proprio una coppia che, oltre ad avere tale concezione della maternità, peraltro nel corso della stessa trasmissione ha anche ridotto la controversa pratica dell’utero in affitto alla stregua di una “donazione di sangue”.

Ricordiamo che quando nel luglio del 2010 in Argentina fu approvata una legge a favore appunto delle leggi civili, l’allora cardinale Bergoglio cercò di osteggiarla con queste parole:

“Non si tratta di una semplice lotta politica, ma di una pretesa distruttiva del piano di Dio. Non si tratta di un mero progetto di legge – questo è solo lo strumento – ma di una ‘mossa’ del padre della menzogna che ha la pretesa di confondere ed ingannare i figli di Dio.
[…] Ai senatori io chiedo: implorate il Signore affinché Egli invii il Suo Spirito sui senatori che devono votare. Che non lo facciano mossi dall’errore o da situazioni di congiuntura, ma secondo quanto la legge naturale e la legge di Dio indicano loro. Questa guerra non è vostra, ma di Dio. Che essi ci aiutino, ci difendano e ci accompagnino in questa guerra di Dio“.

Il cambio di opinione su questo argomento, per quanto impressionante, sembra comunque sia molto comune tra i gesuiti (e non solo): già il cardinal Carlo Maria Martini, tanto per fare un esempio, fu protagonista di una colossale giravolta, quando passò nei primi anni 2000 a tuonare che “le unioni civili indeboliscono i vincoli sociali” e “rischiano costitutivamente di gettare sulla società i costi umani ed economici delle loro instabilità e inadempienze” perché “la famiglia è una istituzione stabile e sovraindividuale, ha un ruolo pubblico, sociale e civile, che le coppie di fatto non hanno” (cfr. Aggiornamenti sociali, Volume 52, gennaio 2001), a dichiarare nel 2012 a tutta pagina che “se alcune persone, di sesso diverso oppure anche dello stesso sesso, ambiscono a firmare un patto per dare una certa stabilità alla loro coppia, perché vogliamo assolutamente che non sia?”.

A quanto pare questo è lo “stile” della Compagnia, ma al di là delle battute che si possono fare sul famigerato “gesuitismo” (della serie ridere per non piangere) il vero problema dell’ora presente sembra rappresentato dal fatto che tra una delle ultime giornaliste cattoliche valide come la Miriano, il Pontefice abbia preferito rifarsi a chi riduce la maternità ad astrazione teorica, se non direttamente ad anacronistica superstizione (della quale speriamo non venga implicitamente chiesto a Bergoglio di “sbarazzarsi”).

Exit mobile version