Tucker Carlson, presentatore conservatore statunitense l’altra sera ha mostrato nel suo seguitissimo programma su Fox News immagini da una Australia in piena “deriva autoritaria”: cittadini brutalmente arrestati per aver starnutito o aver violato di qualche centimetro la “zona rossa”. Carlson ha anche citato il caso di una chiesa chiusa per “sermoni illegali”, una notizia che certamente ha vellicato gli istinti profondi dell’opinione pubblica americana, gelosissima della propria “libertà religiosa” (qualsiasi cosa si voglia intendere con tale espressione).
La ferrea politica di lockdown messa in atto down under sta in effetti irritando la destra repubblicana: uno dei suoi esponenti, il governatore della Florida Ron DeSantis, ha apertamente affermato che Washington dovrebbe rivedere le relazioni diplomatiche con Canberra e considerarla capitale di uno stato nemico alla stregua della Cina comunista.
Australia: “La vita per i non vaccinati sarà sempre più dura”
Fa specie, al di là delle polemiche evenemenziali, che una parte dell’anglosfera accetti di adottare paradigmi politici che ha sempre considerato alieni alla propria cultura; il silenzio dei media istituzionali fa ancora più specie, considerando che il loro compito principale rimane comunque quello di acuire la tradizionale dicotomia tra “mondo libero” occidentale e dispotismo orientale. Eppure la guerra commerciale alla Cina dovrebbe necessariamente accompagnarsi a quella culturale/ideologica, soprattutto in virtù di quella politica dell’equilibrio tanto cara all’anglosfera stessa…