La farsa delle sanzioni europee alla Russia

Sulla questione delle famigerate “sanzioni” alla Russia si è scritto anche troppo: voglio solo segnalare un paio di dettagli, dai quali ognuno trarrà le sue conclusioni.

Solo “visitando” Sinferopoli, la capitale della Repubblica di Crimea, attraverso Google Maps (che purtroppo in tal caso non fornisce la  Street View) si scopre che nella penisola “occupata da Putin” sono attivi a meno di venti chilometri di distanza due grandi centri commerciali, uno della francese Auchan (via Kievskaja 189) e uno della tedesca Metro (via Jevpatorijskaja 125):

Ancora a pochi chilometri di distanza, sempre in questa sorta di distretto commerciale, troviamo i concessionari Mercedes e Volkswagen:

L’elenco continua con la compagnia di trasporti tedesca DHL,

e ben due negozi Adidas:

Penso sia inutile continuare, perché si è capito dove vogliamo andare a parare: lo psicodramma delle sanzioni, a parte quei Paesi che hanno pochi interessi commerciali in Russia, nell’Europa Occidentale sembra coinvolgere esclusivamente l’Italia. Mentre catene e compagnie francesi e tedesche agiscono in maniera spregiudicata, con la consapevolezza che non dovranno subire alcuna ritorsione (magari auspicando anche di accollare ogni costo agli italiani).

Hai voglia quindi a stigmatizzare il famigerato “vittimismo italiota”: le nostre aziende non posso nemmeno fare uno starnuto in Crimea (si veda il recente caso della veronese Bertolaso, che alla fine ha dovuto cedere alle pressioni), mentre Parigi e Berlino trovano sempre occasione, in un modo o nell’altro, di accusare Roma di essere la quinta colonna di Mosca in Europa a livello commerciale, politico e diplomatico…

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