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La fortuna di Fortuyn

Vi ricorderete quell’epoca in cui i politici “cattivi” in Europa morivano come mosche: Pim Fortuyn, Robin Cook, Jörg Haider, Lech Kaczyński. Per ognuno di questi nomi c’è un complotto a parte, anche se generalmente la mano del complesso militare-industriale americano compare sempre. In particolare il Manchurian Candidate che ha ucciso il leader olandese sembrava fosse arrivato proprio “al posto giusto e al momento giusto” in un copione impantanato nella solita questione degli F-35, “oscuri oggetti del desiderio” degli arcana imperii occidentali.

Ricordiamo brevemente chi fosse questo Pim Fortuyn: primo populista a poter aspirare al governo di un Paese europeo, libertario, omosessuale, islamofobo. In pratica il prototipo del militante che nel 2016 avrebbe paradossalmente contribuito alla vittoria di Trump attraverso le varie “destre alternative” (la sua figura, col senno di poi, assomiglia in modo incredibile a quella, per intenderci, di uno Milo Yiannopoulos). Le circostanze del suo omicidio rimangono ancora sospette: a parte le motivazioni dell’assassino, che è stato scarcerato nel 2014 ed è già pronto una brillante carriera da intellettuale o politico (manco fosse un brigatista!), notiamo la tempistica sospetta con l’entrata del Paese nel Joint Strike Fighter program, il quale pare abbia persino influenzato la decisione sulla successione nella leadership della sfortunata Lista Fortuyn, affidata a tale Mat Herben, vecchio funzionario della Difesa che aveva più volte dissuaso il povero Pim dall’opporsi all’ingresso dei Paesi Bassi nel programma JSF/F-35. Come scrisse ai tempi il “Guardian”:

«Alcuni colleghi di Fortuyn hanno dichiarato al principale quotidiano olandese “Volkstrant” che Mat Herben avrebbe lavorato per l’ufficio stampa del Ministero della Difesa e si sia fatto strada nel partito attraverso i ricatti. Questi collaboratori sostengono anche che Herben potrebbe essere un infiltrato messo lì per assicurare a chi di dovere l’appoggio del partito avrebbe al piano di 200 miliardi di dollari voluto dagli Stati Uniti per la costruzione di un nuovo caccia stealth.
La prima azione del nuovo parlamento è stata quella di stanziare 800 milioni di dollari per il progetto F-35. Tutti i 24 membri della Lista Fortuyn si sono uniti agli altri due partiti di governo nel voto favorevole al progetto, nonostante il Partito e il suo fondatore si fossero opposti fino all’ultimo. La votazione ha fatto tirare un sospiro di sollievo al complesso militare-industriale americano, anche perché le riserve del governo precedente di sinistra avevano reso incerta la partecipazione olandese al progetto. I sospetti sollevati dai collaboratori di Fortuyn sono confermati da alcune email, pubblicate sempre dal “Volkstrant”, inviate da Herben prima dell’assassinio di Fortuyn per convincere il partito a cambiare opinione e sostenere il progetto F-35. Il giornale riporta le dichiarazioni di cinque componenti di un comitato di selezione del precedente partito di Fortuyn, Leefbaar Nederland, che avevano esaminato Herben in gennaio, i quali affermano che quest’ultimo aveva provato a ricattarli con la minaccia di divulgare informazioni false sulla tossicodipendenza di Fortuyn» (A. Osborn, Fortuyn’s successor ‘is security plant’, “The Guardian”, 28 giugno 2002).

Sì, sembra incredibile ma anche in Olanda, nel maggio 2002, si discuteva (peraltro con toni più “veementi” dei nostri) di un acquisto miliardario di F-35. Il piano di Fortuyn (che, è bene ricordare, per tutti gli analisti sarebbe diventato quasi certamente premier), erano piuttosto chiare: considerava l’investimento nel JSF inutile per il Paese, anzi aveva in mente un piano di riforma delle forze armate olandesi che avrebbe concentrato maggiori risorse nella Marina militare sfoltendo quei settori che assorbivano la maggior parte dei fondi per “cause di forza maggiore” (NATO?).

Non dimentichiamo anche chi era al potere sull’altra sponda dell’Atlantico: quella cricca neo-con che riuscì a imporre all’Europa una guerra ultra-decennale, indipendentemente dall’orientamento dei governi. Certo è difficile non essere complottisti se torniamo a quanto si diceva all’inizio: mentre nei primi tre lustri del XXI secolo quelli come Fortuyn morivano in circostanze misteriose, oggi invece sono tornati alla ribalta. Pensiamo, proprio nel caso olandese, alla fortuna dell’erede politico di Pim, Geert Wilders, quasi un “reduce” da quella stagione che ha visto anche la morte di Theo Van Gogh (che non era meno antisemita che islamofobo), il quale si è “assicurato per la vita” giurando eterna fedeltà a Washington e Tel Aviv.

Il clima è evidentemente cambiato dopo che Trump ha provveduto a smantellare quel sistema di potere, facendo eccezione solo per il buon Mike Pence (che però appartiene a tutt’altra razza rispetto ai Bush, sia per integrità morale che per coerenza politica). Dunque per certi versi potremmo dire che Fortuyn sulla lunga distanza abbia “vinto”, nonostante la prospettiva “complottista” ci impone di osservare che il trionfo del populismo nell’Unione Europea procede sempre in modo etero-diretto, per certi versi quasi nelle stesse modalità che hanno portato all’assassinio del politico olandese (anche se bisogna ammettere i populisti sono molto più onesti dei “democratici”: preferiscono farti fuori pubblicamente e legalmente invece che ricorrere a servizi segreti e “manciuriani” vari).

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