Karl Haushofer (1869–1946) generale e politologo tedesco, padrino della geopolitica ed esperto di quella che un tempo si sarebbe definita iamatologia (studio della lingua, della letteratura e della civiltà giapponesi) incontra una straordinaria fortuna su Amazon: presentiamo una serie di suoi volumi che potrete agevolmente acquistare attraverso i link sponsorizzati. Segnaliamo solo la bibliografia disponibile in italiano, aggiungendo tuttavia una discreta monografia di un professore canadese (il cui prezzo di copertina sfortunatamente ammonta a cento dollari…). In coda al post una nostra recensione al suo volume più importante, Il Giappone costruisce il suo impero.
Italia, Germania e Giappone
(Edizioni all’insegna del Veltro, 2004)
Il testo di Haushofer si contraddistingue per la sua chiarezza e semplicità, ed in questo senso rappresenta un documento didattico di rilevante importanza per gli studiosi di geopolitica. Da scienziato della geopolitica, egli evidenzia gli elementi geografici che hanno influito sulla storia e sulla politica dei tre popoli in esame, soffermandosi brevemente sulla analoga formazione delle cellule regionali avvenuta in Germania e in Giappone e sulla fondazione di Roma, Berlino e Tokyo (…) Un termine che ricorre spesso negli scritti di Haushofer è quello di “destino”. (…) La coscienza di un destino comune dei popoli e delle nazioni che vivono nel “paesaggio” eurasiatico è la sola arma che abbiamo per sconfiggere la civilizzazione occidentalistica e talassocratica dei predoni del XXI secolo.
(“Rinascita”, 4 aprile 2004)
Lo sviluppo dell’idea imperiale nipponica
(Edizioni all’insegna del Veltro, 2004)
Il testo di Haushofer si contraddistingue per la sua chiarezza e precisione, e in questo senso rappresenta un documento “didattico” di enorme importanza per gli studiosi di geopolitica. Il suo contributo alla ricerca e, soprattutto, alla yamatologia si attesta come un unicum nel settore, sebbene, come detto, egli venga aprioristicamente e faziosamente bollato come l’ideologo dell’espansionismo nazionalsocialista.
Ricordiamo che il soggiorno di Haushofer in Giappone va dal 1908 al 1910, durante gli ultimissimi anni del Periodo Meiji (1868 – 1912), con quella Restaurazione che aveva svecchiato l’Arcipelago, aprendolo alle migliori menti straniere, gli Oyatoi Gaikokujin (letteralmente: “gli onorevoli impiegati stranieri”), tra cui vanno ricordati pure tre eminenti italiani: Edoardo Chiossone, Antonio Fontanesi e Vincenzo Ragusa, che posero le basi per la moderna arte del Sol Levante. In questa rigogliosa temperie culturale si inserì il viaggio di studio di Haushofer in terra nipponica, fornendogli quelle informazioni di prima mano che saranno poi elaborate nelle sue importantissime e forse ancora ineguagliate analisi sulla essenza del concetto imperiale in Giappone.(Riccardo Rosati, L’idea imperiale del Giappone per Karl Haushofer, “Barbadillo”, 8 luglio 2020)
Geopolitica delle pan-idee
(Edizioni de il Borghese, 2015)
Solo ottenendo un giusto equilibrio geografico è possibile arrivare alla auspicata, per Haushofer, costituzione delle “pan-regioni” o “pan-idee”: qui si coglie lo spessore del suo ragionamento, dove la geografia si tramuta anche in filosofia. Le cosiddette pan-idee altro non sono che le macroregioni in cui andrebbe diviso il mondo per coerenza culturale, etnica e morale. La prima, e forse unica, pan-idea si concretizzò col regno di Alessandro Magno. Per il resto, Haushofer individua solo una serie interminabile di conflitti – perciò di squilibri – nella storia dell’Umanità, culminati nell’epoca moderna con l’eterno scontro tra “talassocrazie” e “tellurocrazie”.
(Riccardo Rosati, “Geopolitica delle pan-idee” di Karl Haushofer e l’orizzonte eurasiatico, “Barbadillo”, 13 Novembre 2015)
Holger H. Herwig
The Demon of Geopolitics:
How Karl Haushofer “Educated” Hitler and Hess
(2016)
In The Demon of Geopolitics Holger Herwig, docente di storia all’Università di Calgary, si propone di demistificare la biografia di Haushofer. Nonostante il titolo sensazionalista – Haushofer fu “maestro” di Hess, ma trascorse poco tempo a dirozzare Hitler – questo è un resoconto sobrio di un arci-conservatore la cui vita e le cui opinioni furono per nazisti fonte di controversie. Lo studioso, per esempio, rimase sempre fedele alla sua amata moglie, Martha, nonostante la sua origine ebraica. Allo stesso modo, in quanto ammiratore dei giapponesi, non adottò mai la prospettiva razzista del nazismo. Tuttavia, dalla sua opera è scaturita una ridda di scritti geopolitici sui quali i nazisti hanno costruito la propria ideologia.
[…] Durante la Prima guerra mondiale, Haushofer si distinse come comandante militare sia sul fronte orientale che su quello occidentale. Tuttavia trascorse molto tempo a contemplare gli aspetti politici della guerra. Giunse alla conclusione che la Germania avrebbe dovuto allearsi con Russia e Giappone, i “tre grandi popoli del futuro” che avrebbero potuto spezzare la “morsa degli anglosassoni”. Per Haushofer, l’America, con la sua etica materialista e capitalista senz’anima, era il grande nemico che si frapponeva alla Germania. […] Nell’espressione più magnificente della sua idea, lo studioso ha abbozzato un blocco pan-eurasiatico – Europa, Asia e Africa, guidato dalla Germania – impermeabile alle aggressioni anglosassoni.
[…] Nel 1919 Haushofer incontrò Rudolf Hess da studente universitario e lo prese sotto le sue ali. I due svilupparono un importante rapporto insegnante-studente, basato sulle loro comuni esperienze di guerra e sulle opinioni politiche del dopoguerra. Haushofer era già infatti un antisemita convinto, credeva che il Trattato di Versailles dovesse essere stralciato e sognava un nuovo Cesare che avrebbe restituito la Germania agli splendori guglielmini.
[…] Tramite Hess, Haushofer conobbe Hitler: dopo il Putsch, lo studioso andò a visitare Hess, e assieme a lui Hitler, nella prigione di Landsberg. Durante l’estate e l’autunno del 1924, il professore di Monaco trascorse molti mercoledì a tenere “lezzioni” ai due detenuti, tanto che Hitler in seguito affermò che “Landsberg era diventata la mia università a spese dello Stato”.
Il tempo che Haushofer trascorse con Hitler fu piuttosto limitato, una ventina di ore in tutto. […] L’espressione Lebensraum, appresa da Hitler tramite Hess e Haushofer, entrò nel lessico nazista del Mein Kampf. Hitler usò anche altre nozioni geopolitiche come “formazione territoriale”, “costrizione del Lebensraum”, “rapporto tra popolazione e territorialità” e “addestramento militare correttivo ed educativo”. […] Tuttavia Haushofer non ha mai delineato esplicitamente come la sua geopolitica potesse essere applicata concretamente alla Germania.
[…] L’ascesa al potere di Hitler avrebbe dovuto rafforzare l’influenza di Haushofer. Ma dopo il 1933 il professore fu angustiato dalle origini ebraiche della moglie. Era costantemente preoccupato per Martha e i loro due figli, Albrecht e Heinz. Nonostante la pressione, Haushofer rifiutò di divorziare, anzi si rivolse più volte a Hess per aggirare la legislazione antisemita e salvaguardare la sua famiglia.
[…] Con il patto di non aggressione nazista-sovietico del 1939, sembrava che Hitler stesse forgiando il blocco eurasiatico transcontinentale tedesco-russo-italiano-giapponese che Haushofer aveva a lungo sognato. Purtroppo fu subito chiaro che Hitler fosse intenzionato a utilizzare la geopolitica come un temporaneo espediente.
[…] Una volta che Hess, il suo protettore, fu catturato dagli inglesi, Haushofer dovette mantenere un profilo ancor più basso. Suo figlio Albrecht, geopolitico in erba, dopo aver collaborato col Ministero degli Esteri a Berlino, finì implicato nel tentativo di assassinio di Hitler del luglio 1944: arrestato col padre, venne giustiziato negli ultimi giorni dell’aprile 1945.
Alla fine della guerra, Karl Haushofer fu arrestato e interrogato dagli americani. Liberato, tornò nella sua casa di campagna bavarese, ma incapace di accettare la morte di Albrecht, si suicidò assieme alla moglie col veleno nel marzo 1946.(Catherine Epstein, “EuropeNow”, 6 settembre 2017)
Infine, veniamo al capolavoro di Karl Haushofer, Il Giappone costruisce il suo impero [Japan baut sein Reich], che Amazon presenta sia in edizione originale (1942) che nella ristampa delle immancabili Edizioni all’insegna del Veltro (1999).
Il Giappone costruisce il suo impero
(Sansoni, 1942)
Il Giappone costruisce il suo impero
(Edizioni all’insegna del Veltro, 1999)
Il volume, con una prefazione di Giacinto Auriti (il diplomatico, da non confondere con l’omonimo nipote diventato celebre sul web per le sue teorie monetarie), delinea un parallelo tra storia tedesca e giapponese basandosi sulle “fondamentali leggi fisiche nel campo d’energie dello spazio imperiale”. Nonostante i riferimenti eccessivi al folklore e alla mitologia nipponica, il libro rimane una delle testimonianze essenziali della scienza geopolitica, probabilmente anche grazie proprio alla tendenza a non sottovalutare mai la dimensione culturale degli “obblighi” imperiali. Come ricorda una recensione di “Rinascita” del settembre 1999, riportata dalle Edizioni all’insegna del Veltro come Nota editoriale,
Indipendentemente dalle circostanze storiche della sua pubblicazione, Il Giappone costruisce il suo impero rimane “un testo fondamentale sia per lo studio della storia passata e recente di questo Paese per molti aspetti unico, risorto nel secondo dopoguerra come potenza economica, sia per la disciplina geopolitica, per la sua analisi comparata tra storia e geografia dell’impero nipponico”, sicché “non c’è dubbio che il presente testo raggiunga lo scopo, incentrando la sua disamina storica sui pilastri fondanti dell’analisi geopolitica dello stato quale espressione organica ed organizzata dei popoli: spazio, posizione, struttura, movimento”. Così scrive, nel lungo saggio su Karl Haushofer e la geopolitica dell’Impero Nipponico pubblicato in appendice a questa nuova edizione, uno studioso di geopolitica, Carlo Terracciano, il quale inoltre nota come Haushofer, tracciando la storia plurimillenaria del Giappone, dalle origini fino alla guerra mondiale, intervenga puntualmente con considerazioni d’ordine geografico, “allargando progressivamente lo sguardo dall’arcipelago all’intero pianeta, via via che il moderno Giappone vi assume un ruolo sempre più rilevante; in particolare tutta l’area del Pacifico, che lo pone in competizione diretta con le potenze marittime anglosassoni”. Insomma, ci troviamo dinanzi ad un’opera di grande rilievo, sia per il metodo, sia per l’argomento trattato.
Per Haushofer il Paese del Sol Levante è “il più caratteristico del mondo e il meno disturbato in tutto il suo sviluppo da influenze esterne”, considerazione che lo porta a enfatizzare, da una prospettiva involontariamente eurocentrica, la mancanza di “attacchi chiesastici dall’esterno, come quelli che scossero il più tardo Sacro Romano Impero durante tutto il Medioevo”. Unica eccezione, naturalmente il buddhismo, che però poté “sviluppare la propria forza moderatrice dei costumi senza costituire un pericolo per la potenza nazionale”.
Il professore di geopolitica non può fare a meno di spiritualizzare le “leggi” geopolitiche, delineando un comune destino nipponico-tedesco nelle considerazioni di un giovane “erede dei Samurai”, il quale rivelò un’anima (kokoro, 心) “simile a quella del soldato tedesco” nel momento in cui affermò che Shi mon yori irite sei mon ni iru (così traslittera l’Autore il motto Wer durch das Tor des Todes geht geht in das wahre Leben, “Attraverso la porta della morte si accede alla porta della vera vita”).
Curiose le note sul Seppuku, la pratica dell’omicidio rituale: a parte l’allora notissimo caso del generale Nogi (all’epoca in cui Haushofer scriveva Mishima non era nemmeno maggiorenne), eroe delle guerre nipponiche della metà del XIX secolo, che decise di seguire l’imperatore Mutsuhito secondo l’antica etichetta dei samurai, lo studioso riporta
“un addetto navale nipponico a Mosca, perché si era lasciato abbindolare dai sovietici; un capo stazione perché si attribuiva la colpa del fatto che un treno di manovra imperiale fosse andato a finire su un falso binario e avesse dovuto deviare in una piccola stazione; un giovanotto per protesta dinanzi all’ambasciata degli Stati Uniti contro l’ineguaglianza delle due flotte”.
Importanti infine, dalla prospettiva prettamente geopolitica, alcune considerazioni sul Bel Paese, che per Haushofer assurge quasi a ruolo di modello per la costruzione del Reich nipponico:
“Il Giappone non ha ancora determinato il baricentro dell’Impero, fra aspetto oceanico e continentale, in modo così chiaro come Mussolini, che lo ha trasferito in Sicilia per l’impero italiano, su una circonferenza tendente a sud”.