La geopolitica non è un pranzo di gala

L’unica definizione di “geopolitica” che ritengo accettabile è sfortunatamente quella coniata da me stesso (è da cafoni autocitarsi, ma come vedremo ora la cafonaggine è considerata haute politique): “hegelismo che si prende sul serio”. Per capire ciò che intendo, presento il caso più attuale possibile: l’odierno “discorsetto” di Donald Trump al vertice Nato.

Il Presidente repubblicano, probabilmente un po’ irritato da tutta la messinscena del #Russiagate, ha deciso di rispolverare un cavallo di battaglia dell’obamismo-clintonismo più spinto: la Germania non può pretendere che la Nato la protegga da Putin e al contempo costringere l’intera Europa a dipendere dal gas russo. Per anni il povero Obama ha continuato a ripeterlo alla Cancelliera, perlopiù affidandosi ad anonimi emissari per non sporcarsi troppo le mani. L’atteggiamento di Trump in tal caso (e non solo in questo, quando si parla di Ue) è talmente in linea con la forma mentis dei dem americani da costringere un giornalista del “Corriere” a dar ragione a Trump sulla fiducia, seppur con uno degli editoriali più ridicoli che sia mai capitato di leggere sullo storico foglio (e ce ne vuole): Trump ha ragione ma sbaglia (11 luglio).

Nella sostanza, ciò che si imputa allo Zio d’America è la mancanza di buone maniere, il “bullismo politico”. A parte che l’argomento in sé assomiglia a un’apologia della sindrome di Stoccolma (basta usare i guanti bianchi e poi si può fare di tutto), il lato paradossale di tutta la faccenda è che, a onta dei proclami sulla “geopolitica che impone le sue ragioni”, in questi lunghi anni Obama e il suo Segretario di Stato Hillary Clinton sono rimasti completamente inascoltati da Merkel e compari.

Persino le famigerate sanzioni alla Russia, presentate come la risposta dell’Occidente unito alla tirannia moscovita, sono state trasformate da Berlino in un momento interno della beggar-thy-neighbour policy imposta ai partner europei. La distruzione dell’export italiano è infatti proceduta sadicamente in parallelo con l’ampliamento del Nord Stream. Hai voglia a mandare avanti tutte le marionette a disposizione: Obama non è riuscito a dissuadere per un solo istante la Germania a perseguire la sua politica filo-russa nel campo energetico. Serviva proprio uno come Trump per fare di quell’aula sorda e grigia un bivacco (di fronte a un Stoltenberg adorante): soltanto lui poteva chiamare in causa uno degli “intoccabili” della politica internazionale, quel Gerhard Schröder che dopo aver fatto il bis col Nord Stream (presidente di entrambe le società), si è pure concesso Rosneft.

Per quanto imbarazzante possa sembrare, la conclusione è che Trump, dicendo le stesse cose del suo predecessore, è riuscito a farsi ascoltare solo perché “maleducato”. neppure la geopolitica, dunque, è un pranzo di gala; anch’essa ha bisogno di un “fattore umano” che possa concretizzarne le analisi, il che è come dire che, in ultima analisi, a mandarla avanti sono gli schiaffoni, i rutti e le scoregge.

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