Negli ultimi anni i media internazionali stanno facendo enorme pubblicità alla “filosofia” NoFap, promuovendo centinaia di storie di giovani maschi che “ce l’hanno fatta” smettendo di masturbarsi per sempre (o almeno per qualche mese).
Stranamente in Italia questa moda, nonostante la solerzia con cui i nostri giornali si “ispirano” a quelli stranieri, non è ancora giunta: ciò fa sospettare, al di là di ogni complottismo, che ci troviamo nel punto di attrito tra un paradigma e l’altro. In effetti il motivo per cui oggi chiunque può imbastire un originalissimo articolo sul tema è che per decenni sono stati sistematicamente ignorati fior fiore di studi scientifici a conferma dei danni della masturbazione; ora invece ecco diventare mainstream ricerche che fino a poco tempo fa potevano interessare solo un pubblico di orientamento religioso o conservatore.
Indipendentemente da quel che si può pensare sulla “brutta abitudine” (come la definiva Yukio Mishima), una caratteristica sospetta di tutta questa propaganda “motivazionale” è che in sostanza sia rivolta solo ai maschi: anzi, per dirla meglio, la grande stampa invita gli uomini a boicottare l’autoerotismo nello stesso istante in cui incoraggia le donne a praticarlo.
A titolo d’esempio si comparino i numerosi articoli che la BBC ha dedicato al fenomeno “NoFap” (come questo: I gave up m*sturbation for a year, 24 marzo 2018, pubblicato anche nella versione turca) con la ridda di scanzonatissimi “speciali” nei quali la masturbazione femminile viene presentata come la panacea di tutti i mali (con corredo di approfondimenti sulle “tecniche” migliori da utilizzare, che la BBC turca ha giustamente preferito non tradurre).
Ancora più sospetto che a forme opposte di motivationalism corrisponda la stessa retorica: in entrambi i casi si parla di empowerment, ma mentre la femmina che si masturba acquisisce “poteri” solo dal punto di vista emotivo e fisico, al maschio che smette di farlo vengono invece garantiti “superpoteri“.
Ecco perché parlavo di cambio di paradigma: in Italia fioccano ancora pezzi su quanto “faccia bene” l’autoerotismo (anche se nei risultati di Google noto già la tendenza a “colorare di rosa” l’argomento), mentre nelle società anglosassoni quel momento è già passato. Attualmente lo scopo sembra quello di criminalizzare la sessualità maschile sotto qualsiasi aspetto: la masturbazione non ha più alcunché di “liberatorio”, è una trappola emotiva, alimenta le fantasie misogine eccetera.
Perciò mentre noi siamo ancora nella fase precedente (“libertina” o “pansessualista”), altri sono entrati nel nuovo paradigma, che non si sa bene dove condurrà, soprattutto nel momento la tecnologia applicata ai sex toys consentirà di mettere in commercio androidi anatomicamente sempre più simili agli umani.
Un bell’articolo come al solito, ma leggermente “sottotono” rispetto al solito, avendoci abituati a lunghi – ma non per questo noiosi – muri di testo.
L’argomento è lungo e spinoso e ci sono tantissimi punti da toccare, ma avrei calcato leggermente la mano sulla contrapposizione del femminile e del maschile: al di là della retorica sulla “scoperta del proprio corpo” (che guarda caso riguarda solo la donna), l’uomo che si masturba viene visto come un fallito non in grado di soddisfarsi nella realtà, ovvero trovandosi una donna, e rifugiandosi perciò nella fantasia, in un suo mondo immaginario. Ecco quindi che la masturbazione è appannaggio dell’uomo s-figato, nel senso etimologico quanto denigratorio del termine.
Dire invece che la donna, attraverso la masturbazione, acquisisca poteri può sembrare un eufemismo, quasi come fosse una scelta “acquisirli” o no: al contrario, quando si parla di autoerotismo femminile, viene stravolto l’argomento per trasformarlo come strumento di emancipazione e di indipendenza dall’uomo, da cui il paradigma che solo la donna capace di procurarsi orgasmi da sé, libera dalle “catene” (?) dell’uomo è davvero “Donna”, allontandola perciò dalla sua controparte biologica.
Il risultato è ovvio, più la donna è scevra dall’atto sessuale di coppia, più è libera; tanto la donna è libera, maggiormente l’uomo non troverà partner e diverrà “s-figato”, creando un divario non più sessuale, ma sociale.