Nel 2008 lo storico marchio di birra Guiness lanciò una petizione internazionale (la Proposition 317) per far proclamare “festa nazionale” il 17 marzo, giorno di San Patrizio (celebrazione tradizionale irlandese), in tutto il mondo. Nel mirino dell’azienda, in particolare gli Stati Uniti (la petizione raccolse più di 400mila firme, anche se la maggior parte degli americani credevano lo fosse già) e il Canada (dove il Jour de la Saint-Patrick è una celebrazione molto sentita, specialmente a Montreal e nel Nuovo Brunswick, località con un’alta percentuale di irish).
“È una questione di orgoglio nazionale, non di ubriachezza”, dichiarò uno dei promotori, il mastro birraio della Guinness Fergal Murray, “Lo scopo è diffondere lo spirito irlandese nel mondo”. Molti newyorkesi si dissero d’accordo: “Perché no?”, dichiarò Billy Crawford, ferroviere americano di origine irlandese. “Potrei avere un giorno di ferie in più”. Mentre per Patrick Ronayne, operaio edile di 45 anni di Long Island, sarebbe un modo per l’America di riconoscere “il contributo che gli irlandesi hanno dato a questo paese”.
In molte nazioni la ricorrenza è molto sentita ma non rientra tra le celebrazioni di Stato: San Patrizio per esempio è festeggiato in Giappone, Corea, Messico e Bosnia. Purtroppo la petizione della Guinness non è andata a buon fine, probabilmente anche per il clamoroso “boicottaggio” del quale è stata protagonista la ditta nel 2014, quando ritirò la sua sponsorizzazione alle tradizionali parate di New York e Boston perché gli organizzatori avevano rifiutato di accogliere i manifestati LGBTQ.