La Johns Hopkins University censura uno studio che mostra come il covid non abbia aumentato le morti negli Stati Uniti

La Johns Hopkins University, una delle più antiche e prestigiose università americane, ha deciso di auto-censurarsi per aver pubblicato uno studio sui decessi negli Stati Uniti che dimostrerebbero come rispetto agli scorsi anni i morti in America non siano aumentati a causa del covid:

«Dopo che la News Letter della Johns Hopkins University ha pubblicato questo articolo il 22 novembre, è stato portato alla nostra attenzione che la nostra presentazione dello studio di Genevieve Briand COVID-19 Deaths: A Look at US Data è stata utilizzata per minimizzare l’impatto della pandemia.
Il 26 novembre abbiamo dunque deciso di ritirare l’articolo per fermare la disinformazione tramite i social media. Tuttavia, è nostra responsabilità come giornalisti fornire una documentazione storica. Abbiamo scelto di rimuovere l’articolo dal nostro sito, ma di renderlo comunque disponibile in PDF.
In conformità con i nostri standard di trasparenza, vogliamo spiegare ai lettori come siamo giunti ​​a questa decisione. La News Letter è una pubblicazione gestita da studenti, indipendente dal punto di vista editoriale e finanziario. I nostri articoli e contenuti non sono approvati dall’Università o dalla Facoltà di Medicina e la nostra decisione di ritirare questo articolo è stata presa in modo indipendente.
Lo studio della Briand non dovrebbe essere utilizzato per comprendere l’impatto del COVID-19, ma contestualizzato con gli innumerevoli altri dati pubblicati dalla Hopkins, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC).
Genevieve Briand non è un medico o una ricercatrice in medicina, e nel suo pezzo lei stessa ha affermato che sono necessarie ulteriori ricerche e dati per comprendere gli effetti di COVID-19 negli Stati Uniti.
Nell’articolo è stato citato questo passaggio dello studio della Briand: “Tutto ciò non indica alcuna prova che COVID-19 abbia generato morti in eccesso. Il numero totale di morti non è superiore alla normale media annuale”. Questa affermazione non è corretta e non tiene conto del picco nel conteggio decessi per tutte le cause rispetto agli anni precedenti. Secondo il CDC, ci sono stati quasi 300.000 morti in eccesso a causa del COVID-19. Inoltre, Briand ha presentato i dati dei decessi totali negli Stati Uniti rispetto ai decessi correlati a COVID-19 come una percentuale, il che banalizza le ripercussioni della pandemia. Questa prova non smentisce la gravità del COVID-19; l’aumento dei decessi non è rappresentato in queste proporzionalità perché sono espresse come percentuali, non come numeri grezzi.
Briand ha anche affermato nella sua analisi che le morti dovute a malattie cardiache e respiratorie, influenza o polmonite possono essere erroneamente classificate come morti correlate al COVID-19. Tuttavia, il COVID-19 colpisce in modo sproporzionato i pazienti con condizioni preesistenti, i quali hanno statisticamente maggiori probabilità di essere gravemente colpiti e morire a causa del virus.
A causa di queste inesattezze e della nostra incapacità di fornire ulteriori informazioni sugli effetti del COVID-19, la News Letter ha deciso di ritirare l’articolo. È nostro dovere combattere la disinformazione e migliorare il nostro processo di verifica dei fatti. Ci scusiamo con i lettori».

Alcuni passaggi salienti dalla presentazione dello studio “incriminato” di Genevieve Briand:

«Da metà marzo a metà settembre, i decessi totali negli Stati Uniti hanno raggiunto 1,7 milioni, di cui 200.000, o il 12% dei decessi totali, legati al COVID-19. Invece di guardare direttamente alle morti per COVID-19, Briand si è concentrata sulle morti totali per fascia di età e per causa di morte negli Stati Uniti e ha utilizzato queste informazioni per far luce sugli effetti di COVID-19.
A suo parere l’incidenza del COVID-19 sui decessi negli Stati Uniti può essere compreso appieno solo attraverso il confronto con il numero di decessi totali negli Stati Uniti. Dopo aver recuperato i dati dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC), Briand ha stilato un grafico che rappresenta le percentuali dei decessi totali per categoria di età dall’inizio di febbraio all’inizio di settembre, che va dal periodo precedente alla rilevazione del COVID-19 negli Stati Uniti a quando la percentuale di infetti è aumentata vertiginosamente.
Sorprendentemente, la morte delle persone anziane è rimasta la stessa prima e dopo il COVID-19. Poiché la malattia colpisce principalmente gli anziani, gli esperti si aspettavano un aumento della percentuale di decessi nei gruppi di età più avanzata. Tuttavia, questo aumento non emerge dai dati CDC. In effetti, le percentuali di decessi tra tutte le fasce d’età rimangono relativamente le stesse.
“Il motivo per cui abbiamo un numero maggiore di morti per COVID-19 segnalate tra gli individui più anziani rispetto ai giovani è semplicemente perché ogni giorno negli Stati Uniti le persone più anziane muoiono in numero maggiore rispetto agli individui più giovani”, ha affermato ancora la Briand».

La ricercatrice ha inoltre scoperto che da un confronto tra i dati del 2018 e quelli del 2020 emerge una drastica riduzione durante il periodo della pandemia dei decessi per malattie cardiache. Questo la porta a ipotizzare che il covid abbia “monopolizzato” le statistiche, soprattutto alla luce del fatto che “questo improvviso calo dei decessi [nel 2020] avviene per tutte le altre patologie”:

«Questa tendenza è completamente contraria al pattern di tutti gli anni precedenti presi  in considerazione. È interessante notare che, come illustrato nella tabella che segue, la diminuzione totale dei decessi per altre cause coincide quasi perfettamente con l’aumento delle morti per COVID-19. Ciò suggerisce che il bilancio delle vittime del COVID-19 sia fuorviante: Briand ritiene che i decessi dovuti a malattie cardiache, malattie respiratorie, influenza e polmonite siano stati classificati come dovuti al COVID-19».

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