La OPA del Big Tech su Donald Trump: le follie di Elon Musk, la PayPal Mafia, l’esercito industriale di riserva e Israele

Il Donald Trump del 2024, a livello personale, è rimasto quello del 2016: esuberante, scorretto e istrionico. Tuttavia, i conglomerati di potere che esso esprime lo rendono radicalmente diverso non solo dal “Primo” Trump, ma addirittura anche da quello del 2020. I commentatori si sono concentrati principalmente sui finanziamenti giunti dalla lobby ebraica, che nonostante il filosionismo del tycoon almeno fino al 7 ottobre 2023 ha sempre preferito foraggiare i suoi oppositori interni di fede neocon: un spostamento di fondi allarmante, che sembra non sia sfuggito nemmeno alla plebe, considerando che i contributi alla campagna trumpiana da parte dei “piccoli donatori” nel corso di questi anni si sono ridotti del 40%.

Tuttavia, c’è un altro versante dei Megadonor piuttosto trascurato, quello dei magnati del Big Tech. Elon Musk è il rappresentante più in vista (direi “sputtanato”) di costoro, ma anche egli fa parte di quel consorzio che ora i media e i meme identificano come PayPal Mafia. Sono i cosiddetti venture capitalists che hanno scaricato i democratici e ora hanno deciso di puntare centinaia di milioni di dollari solo su Trump. Fra loro è piuttosto noto Peter Thiel anche per le sue storiche simpatie conservatrici: se però nel 2016 costui era solo un “sostenitore”, ora egli è riuscito a imporre alla vicepresidenza il proprio “sottoposto” J.D. Vance (e intendo “sottoposto” in senso letterale, visto che il maneggione hillbilly lavorava per un’impresa di Thiel)

Non voglio compilare elenchi o mappe della “piovra” tech che ha “scalato” il trumpismo perché sarebbe solo un esercizio di stile: mi limito dunque a offrirvi un paio di dettagli sfuggiti ai più. Partiamo dal buon Musk: egli si sta giocando la sua fetta di potere su Donald con dichiarazioni e anche azioni folli (per esempio, ha messo in palio un milione di dollari al giorno a dei potenziali elettori repubblicano scelti a caso, un’operazione ai limiti della legge che ha potuto organizzare solo tramite l’escamotage di una autocertificazione), perché a quanto pare ha ricevuto importanti rassicurazioni non solo sul fatto che avrà un suo “dipartimento”, ma anche che Trump farà ciò che vogliono gli affiliati alla PayPal Mafia.

In tal senso sembra che il suo trait d’union sia stato l’imprenditore suo connazionale (intendo sudafricano, anche se è di origine ebraica) David O. Sacks, ex dirigente di… PayPal (non mi dire), che dopo aver strappato al Golem cotonato (dietro una decina di milioni di donazioni) la promessa che la sua Amministrazione appronterà una legge che concederà la famigerata Green Card (il documento che consente a uno straniero di risiedere negli Stati Uniti per un tempo illimitato) al completamento di un percorso scolastico. Praticamente uno ius scholae ad uso dei capitalisti di ventura.

La tempistica dimostra come Musk abbia iniziato a fare propaganda smaccata per i repubblicani, lanciando un’OPA su Trump assieme a tutta la cosca PayPallista che non vede l’ora di far entrare negli Stati Uniti una miriade di futuri ingegneri (questa volta davvero, non è la solita battuta sulle “risorse”) cinesi o indiani da sottopagare, proprio nel momento in cui il vecchio Donald ha cominciato a cantare la loro canzone (intervallandola paradossalmente con sparate sugli immigrati che mangiano gatti e cani).

Sussiste d’altronde un altro tipo di “tempistica” sospetta, e riguarda lo spostamento quasi immediato del gotha americano verso il conservatorismo verificatosi dopo il 7 ottobre 2023, che rende l’interpretazione del quadro ancor più complessa: non si comprende infatti se sia sempre “colpa degli ebrei” (in senso buono) o se effettivamente la cosca del silicio abbia deciso di approfittare della situazione caotica per aumentare i propri profitti attraverso il solito “esercito industriale di riserva” (la formula è ormai abusata, ma è giusto per capirsi).

Al di là di qualsiasi ipotesi “complottista”, è un dato di fatto che il Big Tech possieda un’anima profondamente “ebraica”, sia per estrazione etnica, sia per l’ispirazione liberal (che per l’appunto ora sta mutando forma), sia per i legami effettivi con le aziende israeliane, all’avanguardia nel settore soprattutto per la perfetta sincronia con la loro intelligence (e non sfuggano i vari “scandali” riguardanti le partnership tra aziende della Silicon Valley e Mossad, come emerso recentemente nel caso della Palantir Technologies di Thiel).

Anche qui, vai a capire se questi megadirettori si sono aggrappati a Trump perché volevano garantirsi un ricambio costante di manodopera immigrata ma “qualificata”, da sottopagare senza problemi, oppure se hanno dovuto abbandonare i democratici perché avrebbero potuto mettere in difficoltà la nazione israeliana, cercando quindi di convincere il candidato repubblicano a rivedere il proprio programma a suon di milioni (mentre la nota lobby lo riforniva sul versante non “domestico”). Probabilmente le cose andranno interpretate sulla lunga distanza, ma le premesse sono comunque sconfortati.

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2 thoughts on “La OPA del Big Tech su Donald Trump: le follie di Elon Musk, la PayPal Mafia, l’esercito industriale di riserva e Israele

  1. I poveracci non vanno da nessuna parte da soli e Trump in questo contesto è un poveraccio rispetto a Musk e soci. Musk che però ha rischiato troppo e a questo punto non si capisce perché. Se Donald perde, rischia grosso

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