Mentre in America continuano le proteste di Black Lives Matter in concomitanza con il processo Floyd e l’uccisione, da parte di una poliziotta imbranata, di un altro afroamericano, il giornalista Chris Cuomo, volto noto della CNN (fratello del governatore di New York Andrew Cuomo e figlio dell’ex governatore di New York Mario Cuomo) afferma che una riforma della polizia americana avverrà quando “i figli dei bianchi cominceranno a essere uccisi”.
Police reform comes when ‘white people kids start getting killed’ say Chris Cuomo pic.twitter.com/GL1BvCnVYy
— VideoMixtape.com (@VideoMixtape_) April 18, 2021
In realtà è un dato di fatto che negli Stati Uniti i bianchi siano vittime della brutalità poliziesca molto più dei neri, ma ai media e ai politici il fatto non sembra interessare.
Per esempio, un diciannovenne di Fresno (California) è stato assassinato dalla polizia per essere andato verso di loro fingendo di avere una pistola: il dipartimento locale lo ha definito “suicidio” e la madre del ragazzo si è detta indignata che la polizia abbia sparato a suo figlio e “abbia detto che è colpa sua”. Ma la vicenda non è nemmeno assurta agli onori della cronaca nazionale: la vittima è bianca, appunto, ai media non importa.
Dal 2015 il Washington Post monitora in tempo reale le uccisioni della polizia: secondo i dati raccolti dal giornale, l’anno scorso sono stati uccisi 1.502 americani, dei quali 732 bianchi e 381 neri (e 382 di “razza sconosciuta”). La polizia ha sparato a 175 neri dai 18 ai 29 anni, 24 dei quali disarmati, e a 172 bianchi (sempre 18-29 anni), 18 dei quali disarmati.
Naturalmente i dati vanno letti in prospettiva: secondo l’ultimo censimento, negli Stati Uniti ci sono 160 milioni di bianchi in più rispetto ai neri. I bianchi costituiscono circa il 62% della popolazione degli Stati Uniti, ma solo il 49% circa di coloro che vengono uccisi dagli agenti di polizia. Gli afroamericani, tuttavia, rappresentano il 24% delle persone uccise dalla polizia nonostante siano solo il 13% della popolazione. Ciò significa che gli afro-americani hanno 2,5 volte più probabilità degli americani bianchi di essere uccisi dalle forze dell’ordine.
In risposta a queste statistiche, i conservatori sostengono che la ragione per cui -statisticamente- più uomini e donne di colore vengono uccisi dalla polizia è che i neri americani commettono crimini più violenti.
“C’è troppa violenza nella comunità nera”, ha detto domenica l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani alla CBS. “Se vuoi affrontare questo problema, devi insegnare ai tuoi figli a essere rispettosi nei confronti della polizia e devi dirgli il vero pericolo per loro non è la polizia; il vero pericolo per loro, 99 volte su 100, sono altri ragazzi neri che li uccideranno. È così che moriranno”.
In effetti una quantità sproporzionata di omicidi e altri crimini viene commessa dagli afro-americani: secondo le ultime statistiche dell’FBI (2009) i neri americani sono stati accusati del 62% delle rapine, del 57% degli omicidi e del 45% delle aggressioni nelle 75 contee più grandi del paese, nonostante rappresentassero solo il 15% della popolazione in quei luoghi.
“Una tale concentrazione di violenza criminale significa che gli agenti affronteranno in modo sproporzionato i sospetti armati in quelle comunità, aumentando il rischio di uccisioni”, ha sostenuto l’intellettuale conservatrice Heather MacDonald. “I neri hanno una probabilità tre volte maggiore di essere uccisi dai poliziotti rispetto ai bianchi, su base pro capite”, ha dichiarato al New York Times Peter Moskos, ex ufficiale di polizia di Baltimora, “ma in parte ciò è dovuto all’alto tasso di criminalità nei quartieri a prevalenza nera”.
Ad ogni modo, se la questione fosse davvero il colore della pelle, o negli Stati Uniti fosse in vigore un apartheid “informale”, i dati dovrebbero rispecchiare il “razzismo istituzionale” delle forze dell’ordine anche in senso assoluto; al contrario, essi dicono semplicemente che le reazioni sono proporzionate alla percezione del problema e non all’etnia. E a volte, come nel caso della poliziotta che ha confuso il taser con la pistola d’ordinanza, anche solo a mancanza di preparazione o professionalità.
Pochi casi di vittime bianche, come dicevamo, hanno attirato l’attenzione nazionale: tra questi quello di Deven Guilford, 17enne bianco del Michigan ucciso nel febbraio 2015 per aver fatti i fari a un altro guidatore: sfortuna ha voluto che l’autista fosse un poliziotto, il quale ha fatto un’inversione a U e ha fermato il ragazzo. Guilford è uscito volontariamente dall’auto ma si è rifiutato di posare il cellulare con cui stava riprendendo il poliziotto. Il sergente Jonathan Frost lo ha scioccato con una pistola stordente e poi gli ha sparato.
Nessuna organizzazione ha devastato i negozi della città per rubare le nuove Nike; nessun politico ha invocato alla violenza razziale; nessuna folla di giornalisti si è assiepata davanti alla stazione di polizia o al tribunale durante il processo. La vittima era bianca.