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“La prima femminista svedese” accusata di aver costruito la propria carriera mentendo sulle “molestie” subite dai maschi

Linnéa Claeson, la “prima femminista di Svezia” finisce nella bufera. Nel 2015, quando era solo una giocatrice di pallamano ventiduenne, ha aperto un profilo Instagram (“Assholesonline“) in cui ha pubblicato messaggi di molestie ricevuti da sconosciuti. I media le hanno garantito immediata visibilità: è diventata cronista di Aftonbladet (uno dei principali quotidiani del Paese), commentatrice televisiva e ha partecipato al “Let’s dance” svedese. Ha anche ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, fra cui quello di “Avvocato dell’anno” (pur senza avere mai conseguito una laurea in giurisprudenza).

Peccato sia recentemente emerso che i messaggi postati fossero manipolati: alcuni erano tratti dalla app per gay Grindr, e le foto di membri maschili “ricevuti in chat senza essere richiesti” erano immagini ritagliate da siti porno. Qualcuno ha sollevato dubbi anche su una serie di clamorosi episodi da lei raccontati, per esempio le 20 molestie che avrebbe subito in un solo giorno per strada a Goteborg nel 2017.

Lei ha cercato di difendersi, sostenendo che molti messaggi sono veri, e anche i media svedesi hanno cercato di mettere una pezza, accusando una presunta attitudine generale a “prestare attenzione alle femministe solo quando siano vittime”. Tuttavia, dopo che diverse commentatrici femministe hanno espresso le loro critiche (“Come possiamo essere credibile se salta fuori che la più famosa femminista svedese si è inventata tutto sulle molestie?”), la Claeson si è pubblicamente scusata per la sua condotta, ammettendo tuttavia solo di aver fatto un “collage” delle conversazioni per adattarle al formato di Instagram, rimanendo però sul vago quando si è trattato di confermare che quei messaggi fossero stati effettivamente inviati a lei.

Notizia segnalata da Gog&Magog (seguitelo su Facebook):

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