La Quaresima “green”, ennesima buffonata della (Contro)Chiesa bergogliana

L’Osservatore Romano nell’edizione di lunedì 20 febbraio ci fa sapere che “in Quaresima i cattolici sono chiamati a osservare il digiuno del gas per non alimentare la guerra e contro il consumo dei combustibili fossili”.


In realtà la doppia pagina a corredo del commento contiene una poco pia sponsorizzazione a fondi di investimento in fonti rinnovabili (lo ha notato Riccardo Cascioli su “La Bussola Quotidiana”), avallata da un’intervista alla “direttrice associata” del famigerato “Movimento Laudato Si'” che nella pratica riesce solo a consigliare di “consumare meno” per risolvere in un colpo solo sia il problema dell’inquinamento che il conflitto in Ucraina (con un’inquietante strumentalizzazione del gergo religioso a scopo ideologico-politico), e alla fine, più concretamente, invita a “far capire a congregazioni e diocesi l’importanza di investimenti etici per la sostenibilità ambientale”.

Si prova quasi vergogna a dirsi ancora cattolici di fronte a una (Contro)Chiesa che vorrebbe assimilarsi completamente al “mondo” ma non riesce nemmeno a garantire una parvenza di dialettica al suo interno, forse proprio in virtù di una struttura che a differenza di altre (ong, associazioni ambientaliste, partiti social-liberisti) è davvero poco adattata ad amalgamarsi con la poltiglia mondana.

Gli sforzi per la demolizione tuttavia vanno avanti a gran picconate, e qui in effetti sta il paradosso appena adombrato: in che modo un’istituzione perennemente in crisi identitaria e quotidianamente volta a sabotare e inficiare tutto ciò che rappresenta, può ancora arrogarsi il diritto ad esortare a comportamenti da essa considerati “virtuosi”? Non si comprende quale sia il gioco, né la posta in palio: una volta condonati praticamente tutti i tipi di peccato, con che coraggio si può riprendere a parlare di “peccati ecologici”, peraltro in termini immanentistici ed eudemonici, escludendo completamente qualsivoglia dimensione ultraterrena?

In effetti tutti questi bergogliani non riescono nemmeno a invocare un simulacro di trascendenza, affermando per esempio che non si dovrebbe inquinare perché il creato è opera divina o che chi consuma di meno andrà in paradiso: si esprimono come tanti devoti di Santa Greta da Thunberg (che comunque ha elaborato una sua escatologia secondo la quale pedofili e assassini potranno essere ricordati come santi in base all’impronta ecologica lasciata), facendo indirettamente risultare il “mondo” come una dimensione più vicina alla verità o addirittura suscettibile di racchiudere qualche elemento salvifico (nel semplice fatto che perlomeno la politica huius mundi consente, in modi diversi, il contraddittorio e l’opposizione).

Comunque, tralasciando il fatto che tutto l’ambientalismo “vaticano” non ha basi scientifiche né ideologiche né politiche per poter risultare credibile; tralasciando altresì che ormai l’istituzione fa acqua da tutte le parti e non riesce a esprimere direttive vincolanti nemmeno nella prospettiva della più blanda “persuasione morale”, veniamo prettamente alle questione della fede.

Non che ci sia più molto da dire, è vero. Limitiamoci però con l’osservare che, durante le guerre, pontefici e preti dovrebbero essere più disponibili a chiudere un occhio o accordare dispense per il periodo di Quaresima. Ricordiamo, solo a titolo d’esempio l’indulto speciale del dicembre 1941 con cui Pio XII abrogò l’astinenza dalla carne del venerdì e tutti i vari digiuni (esclusi quelli delle Ceneri e del Venerdì Santo).

Ora, gli italiani non sono formalmente in guerra, ma stanno subendo le conseguenze -seppur indirette- di un conflitto, tramite privazioni e sofferenze materiali: ci si chiede dunque con quale mancanza di pietas, o della più mondana “empatia”, si pretenda il “digiuno del gas” da persone che hanno già patito tanto in termini non solo economici, ma anche di salute.

In quale torre d’avorio ben riscaldata vive chi non si è nemmeno accorto che il suo prossimo in tal senso sta “digiunando” da mesi ormai? Questo è stato il primo inverno in cui un italiano, dopo generazioni, ha dovuto limitare i propri consumi energetici per timore di non potersi permettere di pagare le bollette. E adesso gli si viene pure a chiedere qualche sacrificio in più per Quaresima, a differenza di quei pontefici così “impietosi” che, coniugando perfettamente la lezione evangelica con la realtà, volevano evitare di far la figura di scribi e farisei che “legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito” (Mt 23,4).

Lo stato dell’arte è questo: i rappresentanti di una religione ormai quasi completamente secolarizzata, e alla quale evidentemente non credono più nemmeno loro, chiedono sacrifici tanto impraticabili quanto inutili, in nome di non si sa bene quali divinità. Possiamo ancora definire cattolicesimo tutto ciò?

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