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La questione maschile come realtà di fatto

Per anni in Italia, a livello mainstream, l’espressione “questione maschile” è stata  considerata fondamentalmente un sinonimo di misandria, cioè odio verso i maschi: basta solo pensare all’uso che ne facevano personaggi come Lorella Zanardo e Pippo Civati (Dio li abbia in gloria). Tuttavia nell’underground già dai primordi della diffusione di internet nel nostro Paese la formula diede il nome a un importante sito e un ancora più importante forum a esso collegato, che rientra nei “classici” della QM in Italia, assieme a portali e blog come Uomini 3000, Uomini Beta e tutta l’area dei “Maschi Selvatici” ispirata ai volumi dello psicologo Claudio Risé (di orientamento cattolico nonostante l’impostazione junghiana, nonché uno dei pochi “divulgatori” in Italia a livello accademico), e tanti altri purtroppo ora scomparsi definitivamente dal web, come Antifeminist, oppure non più aggiornati.

Personalmente ammetto di non aver mai interagito con la manosphere (che d’ora in avanti indicherò come androsfera), né di essermi mai considerato parte di essa (infatti ho sempre subordinato la “questione maschile” ad altre più impellenti “questioni”, in primis quella politica), però mi sono sempre considerato un attento osservatore e anche scopritore di chicche, come il geniale blog Mr. Nice Guy, purtroppo fermo da un pezzo ma che dal 2008 lanciava “pillole rosse” prima ancora che in Italia arrivasse il concetto.

Nonostante ciò, a lungo mi sono disinteressato al tema sia perché mi sembrava che tanta elucubrazione non portasse da nessuna parte, sia perché temevo che a lungo andare il tutto confluisse in una versione maschile del femminismo (ma due torti non fanno una ragione). Poi tante cose sono cambiate, a cominciare proprio da una recrudescenza del femminismo, che più perdeva la presa sulle masse e più diventata totalitario, violento e radicale: un’evoluzione che in Italia sta seguendo la scia tracciata dagli Stati Uniti, e che di conseguenza obbligherà anche il versante opposto ad “americanizzarsi”. Il fatto che finalmente la questione maschile (intesa in senso proprio, ovviamente) abbia acquisito una dimensione politica (di cui la vittoria di Trump è solo la punta dell’iceberg), ha suscitato un ritorno d’interesse anche dalle nostre parti.

Pur non avendo il diritto di considerarmi, come detto, uno “storico” del movimento, credo di poter identificare la prima testimonianza di un cambio di registro in blog come Homodus (sfortunatamente anch’esso non più aggiornato da tempo): un taglio cinico e nichilista, indifferenza totale a qualsiasi possibilità di “fare massa”, prevalenza dell’individualismo del “si salvi chi può”, uno stile volgare e urlato (ma aveva anche dei difetti).

In particolare la nuova generazione di siti dell’androsfera mi si è palesata pochi mesi fa cercando una traduzione dell’espressione cock carousel (“giostra di cazzi”), concetto-chiave del lessico Incel (“celibi involontari”) e MGTOW (“uomini che vanno per la loro strada”) per indicare la vita sessuale di una giovane donna occidentale prima che l’orologio biologico la obblighi ad accasarsi.

Un anonimo commentatore me l’aveva riportata così com’era, rifiutandosi pudicamente di aggiungere una traduzione ufficiale: mi aveva però incuriosito il fatto che molte persone completamente all’oscuro di quello di cui stiamo discutendo (coloro i quali dovremmo definire normies, ma non siamo ancora totalmente americanizzati) la utilizzassero quasi come portato di un’antica saggezza popolare.

Ora, grazie proprio all’androsfera nazionale, è saltata fuori una trasposizione perfetta: Cazzosello (rispettosa anche dell’etimo, che non ha nulla a che fare col “carro”, ma è un vezzeggiativo di “caruso”, perché in origine i cavalieri giostranti si lanciavano palle di creta, cioè “testoline di caruso”, carusielli). Cercando infatti Cazzosello, Google mi ha introdotto malgré lui a siti che finora ignoravo (a parte gli specchietti per le allodole pornografici, che è sempre meglio evitare): MGTOW Italia (come da titolo, rappresentante della corrente dei Men Going Their Own Way), Vita da brutto (prettamente “Incel”) e Il Redpillatore (orientato alla cosiddetta Look Money Status Theory e affetto da una curiosa ossessione per i fenotipi). Il modo in cui mi sono imbattuto in essi conferma peraltro indirettamente le precedenti  osservazioni sul “cambio di registro”.

Solo ora mi accorgo che quanto scritto negli ultimi mesi a proposito dell’androsfera potrebbe essere considerato un plagio colossale da questi siti: nondimeno, è probabile che dipenda dalle fonti comuni (le mie sono al 100% incel), anche se sarebbe affascinante ipotizzare non dico un inconscio collettivo maschile, ma almeno una corrispondenza di talune intuizioni con quanto sta accadendo nel “mondo reale”.

Per concludere, se sono tornato a occuparmi della questione maschile dopo un lunghissimo periodo di silenzio (addirittura dichiarandomi, più per goliardia che per reale convinzione, un incel) è perché mi sembra che essa stia raggiungendo in tutti i Paesi occidentali la massa critica: anche in Italia, laddove fino a pochissimo tempo fa il nerbo dell’attivismo era rappresentato dai padri separati o da chi faceva dell’antifemminismo un corollario della propria militanza politica, emerge adesso un’orda di maschi umiliati e offesi.

A meno di non voler credere a un contagio psichico (ma è sempre possibile), bisognerebbe riconoscere che le ideologie sorgono e mutano a seconda dei cambiamenti sociali, e che proprio la nostra società ne sta affrontando di parecchi e perigliosi. In primo luogo lo squilibrio demografico tra i generi, accentuato nell’ultimo decennio dall’immigrazione selvaggia che ha ridotto nazioni come la Svezia ad avere un rapporto numerico tra maschi e femmine più sbilanciato di quello cinese. In secondo luogo, la tendenza all’ipergamia sempre presente nel gentil sesso per motivi biologici (avere prole con caratteristiche “vincenti”), rinforzata culturalmente dal femminismo, ha portato a una situazione inedita anche per il mondo animale (poiché in natura una monopolizzazione del mercato sessuale da parte dei maschi alpha porterebbe all’estinzione della specie). Infine, il tramonto delle tradizionali forme di connivenza tra sessi in favore di “famiglie alternative” ha fatto aumentare il numero di maschi “relegati nel celibato”, come sottolinea persino l’Economist concentrandosi però solo sulle conseguenze deleterie della poligamia per alcune nazioni africane (Why polygamy breeds civil war, 19 marzo 2018).

Nel video che segue (opera di un opinionista conservatore dal quale sono tratte la maggior parte delle fonti di cui sopra) è affrontata in modo eccellente la miscela esplosiva che tali fattori rappresentano: questa è appunto la “massa critica” di cui parlavo, il momento in cui l’orda trova una fede “al momento giusto e al posto giusto”. È la questione maschile che infine si impone come realtà di fatto.

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