La storia del mondo nelle banconote da 500 e 1000 rupie

In una edizione ampliata del magnifico volume La storia del mondo in 100 oggetti di Neil MacGregor meriterebbero un posto d’onore le banconote da 500 e 1000 rupie (quelle col Mahatma Gandhi) che il governo indiano ha sciaguratamente deciso di abolire nel novembre 2016 per (ipse dixit) “combattere la corruzione”.


Un “esperimento” accolto con entusiasmo dai potentati politico-finanziari (in primis il Fondo Monetario Internazionale), disposti a elogiare il “coraggio” del premier Modi sulla fiducia, che si è rivelato però quasi immediatamente un disastro sociale ed economico (ricordiamo solo che i “pezzi di carta” aboliti, del valore di 8 e 16 dollari circa, costituivano l’86% di tutto il denaro in circolazione in India).

Ovviamente i riciclatori di “denaro sporco”, gli evasori e i criminali internazionali non hanno risentito in alcun modo del provvedimento, il quale ha semmai danneggiato i ceti deboli, le piccole imprese e gli agricoltori, tanto che un membro dell’opposizione del Congresso Nazionale Indiano (partito di orientamento socialdemocratico) ha paragonato Modi a Hitler, Mussolini e Gheddafi.

Il carattere dispotico dell’azione (sottolineato pure dal Nobel Amartya Sen) è in effetti evidente: basta solo ricordare che il precedente della “demonetizzazione” risale al periodo coloniale, quando nel 1946 il British Raj ritirò dalla circolazione le banconote da 500, 100 e 10.000 rupie.

A guardare l’elenco degli “entusiasti” viene il sospetto di trovarsi anche oggi al cospetto di uno scenario simile: a parte il summenzionato FMI, ad accordarsi al coro degli elogiatori del provvedimento (oltre ai grandi banchieri e industriali indiani) sono stati il vicepresidente della Commissione europea (l’inossidabile burocrate finlandese Katainen), il ministro dell’industria svedese e la BBC.

Una lista alla quale, secondo un articolo dell’Handelsblatt (Washington is behind India’s brutal experiment of abolishing most cash, 1 gennaio 2017, tradotto da Vocidallestero) andrebbe aggiunto il ruolo defilato degli Stati Uniti, a quanto pare primi patrocinatori dell’esperimento in corpore vili. Di seguito alcune citazioni dall’articolo di Norbert Häring, del quale consigliamo la lettura completa:

«Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha spesso reiterato il ruolo prioritario della partnership strategica con l’India nella sua politica estera. La Cina deve essere limitata. Nel quadro di questa partnership, l’agenzia governativa per lo sviluppo USAID ha negoziato diversi accordi di cooperazione con il Ministero delle Finanze indiano. Uno di questi è dichiaratamente finalizzato a limitare l’uso del contante a favore dei pagamenti digitali in India ed a livello globale.
[…] Appena quattro settimane prima di quest’attacco a danno dei cittadini indiani, USAID aveva annunciato l’introduzione di “Catalyst: Partnership globale per i pagamenti cashless”, al fine di indurre un salto quantico nei pagamenti cashless in India.
[…] Leggendo con il senno di poi una dichiarazione rilasciata dall’Ambasciatore Jonathan Addleton, Direttore della Missione USAID in India quattro settimane prima, diventano chiare le sue velate allusioni a quanto sarebbe seguito: “L’India è all’avanguardia delle iniziative globali per digitalizzare le economie e creare nuove opportunità economiche che raggiungano le popolazioni più difficili da raggiungere. Catalyst sosterrà queste iniziative focalizzandosi sulla sfida per rendere cashless gli acquisti quotidiani”.
L’Alleanza Better Than Cash, di cui USAID fa parte, […] fondata nel 2012 per limitare il contante su scala globale, […] ha avuto la fortuna di poter vantare in uno dei due anni precedenti la Gates Foundation e nell’altro la Mastercard Foundation fra i suoi donatori più munifici. […] Anche Omidyar Network, del fondatore di eBay Pierre Omidyar, e Citi rivestono un ruolo importante. Quasi tutti sono singolarmente anche partner dell’iniziativa USAID-India per eliminare la dipendenza dal contante in India ed altrove.
[…] Per Visa, Mastercard e gli altri fornitori di servizi di pagamento, poco sensibili ai problemi di sopravvivenza delle masse cenciose, l’assalto al contante si risolverà verosimilmente in un gran successo, aumentando progressivamente i pagamenti digitali nel “teatro di prova”».

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