La vita segreta degli uomini che disprezzano le donne

A proposito della pseudo-inchiesta del Corriere sugli incel, i “celibi involontari” che diventano nazisti e misogini, credo che la questione sia molto più semplice di come viene presentata: un maschio solo ha una quantità imbarazzante di tempo libero per meditare sulla propria miseria e in generale sull’insensatezza del vivere e la vanità del tutto. Chi non ha mai vissuto in una tale condizione per un periodo così lungo da farla assomigliare alla “normalità” non può nemmeno rendersi conto di che si tratti. È un dramma interiore che tocca le corde più intime della mascolinità: per una infinità di motivi un uomo non può mai “stare bene con se stesso”, o comunque per riuscirsi deve in qualche modo far violenza sul proprio essere, impegnandosi in fantasmagorici esercizi di autoriflessione o affidandosi a qualche metafisica ai limiti dell’allucinatorio.

Ma un maschio è invece costretto a “uscire da se stesso”, farsi riconoscere, testimoniare, vincere, conquistare. La via più semplice per realizzarsi, cioè per “piantarsi nel mondo” (per usare una espressione pavesiana) è la donna: naturalmente l’affermazione si presta a infiniti fraintendimenti, ma chi non ha sperimentato la mancanza della donna come qualcosa di concreto e lancinante non può, ripeto, comprendere il problema. Potrà eventualmente osservare gli effetti di una massa di “maschi in eccesso” che tenta di provarsi per vie meno naturali ed edificanti, ma probabilmente non riuscirà ad afferrarne le cause.

Senza però volerci dilungare in dibattiti che lasciano il tempo che trovano, possiamo almeno ammettere che lo scapolo porta con sé una mancanza indefinita, nella quale sembra che l’assenza della donna coincida più generalmente con quella di una raison d’être. Al di là dei casi in cui tutto ciò si trasforma in letteratura, o religione, cioè ancora letteratura (le metafisiche allucinatore di cui sopra), per la maggior parte dei maschi soli trovare una ragione di vivere senza una donna si traduce nell’istituzione di cerimoniali e liturgie quotidiane atte a rendere l’esistenza meno affliggente.

Si potrebbe dunque dire che l’eccesso di tempo di un celibe involontario viene impiegato all’unico scopo di consumare il tempo stesso: non sembri casuale il riferimento alla liturgia, poiché in fondo ciò che fa il celibe è vivere il tempo messianico –l’ho nyn kairós paolino– prendendosi l’incombenza di esaurirlo completamente. Il discrimine essenziale tra celibato sacro e profano sta nel fatto che in quest’ultimo non esiste alcuna dimensione trascendentale in grado di conferire un senso alla Jetztzeit, la verticalità messianica che irrompe nel continuum dell’attuale.

In ciò risiede l’obbligo a “realizzarsi” anche attraverso la violenza, o la letteratura. Del resto lo stesso approccio al proprio habitat di un maschio solo (vissuto, in mancanza del femminile, sempre in cattività) ricorda quello suggerito da Guy Debord per realizzare una dérive urbaine psicogeografica (“Andate in giro a piedi senza meta e orario. Scegliete man mano il percorso non in base a ciò che sapete, ma in base a ciò che vedete intorno. Dovete essere straniati e guardare ogni cosa come se fosse la prima volta”). Per la letteratura, il discorso non è diverso: un consiglio che do sempre agli incel è di leggere libri brutti, perché “chi legge, fin tanto che sta leggendo, non fa danno”. La letteratura è un ottimo surrogato della vita non nel senso scontato che “o si vive o si scrive”, ma per qualcosa di più profondo: come sostiene l’autore texano Stefan Merrill Block (ebreo, dunque affidabile), “un nonno morto è alla stessa distanza dalla vita di una persona di quanto lo è un romanzo per un lettore”.

Le relazioni tra uomini e donne -e tutto ciò che ne scaturisce- sono, sempre per citare lo scrittore, “uno spazio letterario irresistibile”. Chi non sa nulla di letteratura comunque fa letteratura e i suoi monologhi interiori non sono che una forma di anacenosi (“Domande, molte volte in forma di richiesta di consiglio, rivolte, spesso in modo fittizio, a quegli stessi a favore di cui o contro ci si parla”). Da questo non si sfugge e la vera solitudine, cioè l’assenza assoluta di communicatio, non la può che sperimentare un “uomo in eccesso” (nel caso il concetto non fosse ancora chiaro).

Questa è la vita segreta degli uomini che disprezzano le donne. Un misto di imperativi biologici e obblighi sociali che non trovando adeguati meccanismi di mediazione puntano all’immediato per realizzarsi. Categoria, quella dell’immediato, che si estende dai meme (come espressione di “nuda cultura”, unità base del pensiero) alla violenza politica (il terrorismo come deriva psicogeografica). Al contrario, come afferma il libro più sacro di tutti, il Talmud “Ogni uomo dovrebbe costruire una casa, piantare una vigna e sposare una donna”, cioè affidarsi a quelle forme di mediazione che la nostra epoca sembra intenzionata a spazzare via con diabolica acribia.

In conclusione, cosa resta da fare a un maschio solo per sopravvivere o perlomeno morire a se stesso? Purtroppo non molto. La fede è da escludere: Bergoglio? lol! Mentre per noi italiani, o anche europei o occidentali (mettetela come volete) il resto non sarebbe che espressione di “seconda religiosità” (tipica manifestazione di una società in decadenza): induismo e buddhismo a parte, nei culti foresti va annoverato -spiace- anche l’islam, il quale essendo giunto a noi nelle forme che conosciamo costringerebbe l’incel a porsi in una ulteriore condizione d’inferiorità, (per parafrasare la storiella dell’ebreo che vede un afro-americano leggere un giornale in yiddish e gli domanda: “Non ti bastava esser negro?”, così potremo chiedere agli incel che vogliono mandar giù la islampill: “Non ti bastava essere uno sfigato?”).

Per quel che mi riguarda, suggerisco sempre di aprire un blog: un modo discreto, per i tempi che corrono, di edificare una propria stabilità interiore, un microcosmo non troppo aperto ma nemmeno così tanto chiuso da non poter far entrare nemmeno un po’ di figa.

Un esempio il più modesto possibile (ma non mi sto proponendo come modello, ci mancherebbe) sono le giornate-tipo che talvolta mando in streaming su Twich, descritte così da un mio carissimo seguace:

“Mister Totalitarismo per distacco miglior account di Twitter.
mentre noi ci accapigliamo sul governo lui fa spallucce, fotografa germani per spiegare l’ipergamia e sistema deliziosi ritratti del Führer.
Poi se ho ben capito oggi il suo obiettivo è pisciare.
Grazie di esistere Mr. T”

Nel caso specifico l’amico Mattia Terzani si riferisce alla vigilia di San Valentino, dove appunto ho utilizzato immagini dei germani reali tra i Navigli e Parco Sempione per paragonare il marcato dimorfismo sessuale della loro specie con quello della nostra (il quale contaminato da fattori socio-culturali diventa ancora più esasperante).

E poi ho infine piazzato in cameretta un mio ritratto di Hitler fatto con le matitine, così da far intuire al Bocio (altro follower d’eccellenza) la strategia: colei che vorrà questo ritratto vorrà anche il mio cuore.

Mr T: «Bastoncini profumati: taaac…
Ritratto del Führer: taaac…
Sottofondo soffuso di Freeze Corleone: taaac…
Mo’ voglio proprio vedere se non me la dà…»

Credo sia questo l’unico modo per gestire la cattività. Come suggeriscono le ultime strofe del Teorema di Ferradini, che ricapitolano le precedenti citate ad nauseam, mettendole nella prospettiva giusta, quella di condurre la propria vita in attesa della donna, o della morte (“È possibile non pensare alla donna, come non si pensa alla morte”, Pavese su tutto).

Non esistono leggi in amore
Basta essere quello che sei
Lascia aperta la porta del cuore
Vedrai che una donna
È già in cerca di te

Senza l’amore un uomo che cos’è?
Su questo sarai d’accordo con me
Senza l’amore un uomo che cos’è?
E questa l’unica legge che c’è

7 thoughts on “La vita segreta degli uomini che disprezzano le donne

      1. Inizialmente pensavo a Schopenhauer, ma stanotte ho avuto un’illuminazione: Mario Draghi! Così potrei mettermelo sulla scrivania in ufficio a ispirarmi e proteggermi. Sarebbe Bellissimo. Comunque, dopo che l’avrai regalato a me, potresti mettere su un business di questi ritratti. Su carta, su magliette, felpe… Secondo me le tue followers ne farebbero incetta.

  1. Ho appena letto in tuo tweet, spiacente ma non ho intenzione di riattivare il mio account. Ho realizzato che sono geneticamente portato per le dipendenze, se mi iscrivo ad un qualunque social finisco col perderci ore, anche solo per controllare che ci siano aggiornamenti.
    Preferisco quindi essere dipendente solo dalle puttane, anche se come passatempo è molto più costoso.

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