La vittoria di Trump: Peanut lo Scoiattolo, anarco-capitalismo e Big Tech

I piddini riflessivi d’oltreoceano si stracciano le vesti per la nuova vittoria di Donald Trump:

«Ci è stato raccontato che la Harris fosse un fenomeno, che riuscisse a parlare alle donne del ceto medio [soccer moms], alle periferie… che la scelta di Tim Walz fosse geniale, come la mossa di sbarazzarsi di Joe Biden da parte di Nancy Pelosi… e che la questione dell’aborto avrebbe distrutto Trump».

Tuttavia, le analisi di “Unherd”, nonostante l’orientamento pseudo-progressista, sono comunque più intelligenti della media:

«Non è il 2016, ma qualcosa di più turbolento. Quella prima elezione di Trump è stata solo una scossa: i bianchi scontenti della classe operaia sono stati il primo gruppo a rompere con il vecchio ordine prima dell’arrembaggio. Questa volta, latinoamericani, afroamericani e più in generale la gioventù sembrano aver seguito l’esempio dei bianchi (uno su tre elettori delle minoranze ha sostenuto Trump). Ci è stato sempre detto che la demografia fosse un destino e che il Partito Democratico fosse sulla buona strada per una coalizione “arcobaleno” imbattibile, come se le politiche da esso proposte non contassero. Questa narrazione dovrebbe essere “eutanasizzata”, in stile canadese (sic)».

Col senno di poi, a parere del commentatore la Harris è stata una bogus offer, una truffa, una “attrice”, uno “zero”, mentre Trump sarebbe addirittura “migliorato”, affinando la propria retorica senza tradire i suo cavalli di battaglia (lotta all’immigrazione, protezionismo, guerra al woke ecc).

Sempre su Unherd, la britannica Mary Harrington (di solito acuta, pur essendo una donna), tira in ballo l’affaire Peanut lo Scoiattolo (la bestiolina fatta uccidere dai forestali newyorchesi, della quale si è smesso di parlare perché è saltato fuori che il proprietario, Mark Longo, avesse un canale OnlyFans da 800.000 dollari all’anno dove pubblicava video porno assieme alla moglie) per spiegare le dinamiche delle elezioni: una trovata non troppo riuscita, seppur è vero che la soppressione di un animale domestico intrecci diverse questioni politiche, dal cosiddetto safetyism in versione sanitaria, alla presenza delle donne nella vita pubblica in qualità di “vestali” del potere centrale e al doppio standard con cui viene applicata la legge.

Questa dicotomia si è riversata in maniera più ampia sulla “piattaforma” di entrambi i candidati:

«L’atmosfera positiva di dinamismo, innovazione, crescita e azione, simboleggiata dai successi di Elon Musk con SpaceX e dall’aspirazione a colonizzare Marte, […] contrapposta a una tendenza della sinistra al collettivismo, alla burocratizzazione e all’ossessione per la “sicurezza”».

A partire da tale schema, la Harrington pone come chiave di lettura del nuovo trionfo di Trump due topos fondamentali della polemica delle odierne “destre alternative” e online (e-Right): la longhouse (la “casa lunga” del neolitico) e l’anarco-tirannia.

«Il primo concetto prende in prestito una metafora degli antropologi che descrivono le società umane arcaiche come matriarcali e strutturate in forma comunitaria attorno alle “case lunghe”. Nell’uso contemporaneo, la metafora rappresenta una negazione dell’individualità, della mascolinità e dell’ambizione. È associata alle donne, alla burocrazia, alla ristrettezza di vedute e alle soffocanti limitazioni su ogni cosa possa rappresentare un rischio o un’occasione di eroismo. Per i detrattori della longhouse, il fatto che sia chi ha fatto la “spia” su Peanut lo Scoiattolo, sia il capo dell’agenzia che lo ha ucciso, siano entrambe donne, è visto come una manifestazione di questo stato di cose.

Più in generale, la “casa lunga” allude anche alla percezione di una burocrazia metastatizzata in ciò che la destra definirebbe “stato totale”, formula tratta dalle critiche al managerialismo di James Burnham risalenti al 1941 […]. Come afferma un commento in un post dedicato a Peanut: “Al pari di Gulliver, siamo legati da migliaia di piccoli filamenti, una rete di leggi e regolamenti, tutti emanati per la nostra sicurezza”. E la commozione per il martirio dello scoiattolo contro questo stato di cose è stata acuita da un’altra caratteristica dello “stato totale”, che in ultima analisi non sarebbe affatto tale, nel senso che le sue risorse sarebbero applicate in modo asimmetrico: una condizione che il paleoconservatore Sam Francis ha definito appunto “anarco-tirannia”».

Ho già discusso di anarco-tirannia in vari luoghi (si veda solo a titolo d’esempio qui o qui). Per la commentatrice, Francis avrebbe “anticipato il nucleo ideologico del trumpismo” semplicemente definendo una situazione in cui l’ordine si accanisce contro le “persone perbene” e i “bravi cittadini”, usando invece i guanti di velluto per alcuni tipi di criminali appartenenti a varie minoranze (o “caste”) protette.

Marc Andreessen, uno dei tanti sostenitori di Trump dalla Silicon Valley, ha esplicitamente definito la fine di Peanut come un caso da manuale di anarco-tirannia.

A parere della Harrington, tuttavia, Trump non riuscirà a restaurare il secolo dorato della classe media americana (incidentalmente anche per il sostegno eccessivo ricevuto dai magnati del Big Tech, che comporterà l’estinzione della maggior parte dei lavori “classici” tramite l’automazione), chiudendo la sua polemica proprio traendo una morale dalla vicenda di Peanut e del suo proprietario:

«Nessuno dei due Partiti ci riporterà al XX secolo. E il motivo è vividamente illustrato dalla storia di Mark Longo e Peanut. Nella cultura borghese del XX secolo, che ora sopravvive principalmente nei video sui social, Longo avrebbe potuto guadagnarsi da vivere dignitosamente come ingegnere, e solo i suoi vicini avrebbero saputo che possedesse uno scoiattolo. Nel XXI secolo invece, costui invece ha fatto più soldi strumentalizzando il suo animale domestico e le capacità derivate dalla sua effettiva formazione da ingegnere, per promuovere contenuti pornografici.

Longo è solo uno dei circa due milioni di americani che si “vendono” nel mercato del porno. Non credo si possa sperare in alcuna inversione di tendenza in un cambiamento morale, economico e tecnologico di così vasta portata, né nel resto della rivoluzione digitale. Sulla sua scia, infatti, ora gli ingegneri addomesticano scoiattoli e girano film porno, e il futuro sarà (forse) rappresentato da impianti cerebrali, cani robot e colonie spaziali. La classe media americana a quanto pare ha rifiutato l’egualitarismo, l’anarco-tirannia e il “potere senza responsabilità” dell’alveare democratico, a favore di un futuro trumpiano alimentato dai razzi di SpaceX. Il mondo farebbe meglio ad allacciare le cinture».

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5 thoughts on “La vittoria di Trump: Peanut lo Scoiattolo, anarco-capitalismo e Big Tech

  1. Mi piace pensare che l’assurda vicenda dello scoiattolo abbia contribuito ad aumentare l’engagement elettorale degli americani pochi giorni prima del voto a sfavore del leviatano globalizzato rappresentato dalla Harris e dal suo partito, e che in ultima istanza la morte degli innocenti Peanut e Fred non sia stata invano.

  2. Gli anarco-capitalisti hanno una visione più libera dell’individuo.

    Anche con arrivo dell’automazione, alt-right liberista/libertaria ha una visione più libera dell’individuo rispetto alla sinistra statalista ,social-democratica che ci vorrebbe tutti più controllati e mezzi castrati alla nascita.
    Tu devi pensare, lavorare e comportarti come dico io.

    Non vorrei vivere in uno stato tipo la Cina tra automazione , controlli facciali e monete digitali dappertutto dove l’individuo potrebbe essere più ricattabile e la privacy messa a rischio.

  3. Gli anarco-capitalisti hanno una visione così libera dell’individuo da poterla sovrapporre agilmente ad un famigerato bellum omnium contra omnes di stampo socialdarwinista, peraltro ignorando quei meccanismi naturali e adattativi che tendono più al benessere della collettività che non dell’individuo.
    Tifare per questi qui è come per il fagiano tifare il cacciatore.

  4. Di certo non tifo per questi.
    Una riflessione su due presunti opposti ideologici.
    Ma ci vorrebbe anche una riflessione a questo punto sul pensiero di Max Stirner.

    Per usare parole come Max Stirner, ci sono molti “spettri” che limitano l’uomo.
    E il fatto che fosse molto criticato da Marx e Engels.
    Ma non è certo l’articolo per affrontare la questione.

    1. I più coerenti seguaci di Stirner sono i barboni sdentati che dormono sotto i cartoni, cartoni che comunque gli sono stati gentilmente offerti dalla società, se no neanche quelli.
      Gli altri stirneriani che stanno meglio hanno parassitato altrove le fonti del loro benessere, occultandone la genealogia.
      L’anarco-capitalismo libertario è il sogno di chi ha già raggiunto una rendita di posizione intoccabile, il diritto a riscuotere gli interessi di una rapina fatta col beneplacito di leggi dello stato rivedute ad hoc.
      Solo qualche povero idiota può pensare che ci possa essere spazio anche per lui che viene dal niente e non ha niente.
      Ancora più ingenuo è sperare che questo anarchismo produrrà un’anomia migliore di quella libertaria. Potrebbe essere solo più sincera, ma molto più spietata (e ce ne vuole).
      A che serve lamentare l’ipergamia infine liberata delle femmine, se poi si sogna uno scenario dove tutto è scatenato? Per vedere il definitivo dissolversi del katéchon?

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