Una Toyota Land Cruiser Prado è saltata in aria sull’autostrada Možajskoje nei pressi di Bol’šie Vjazëmy, nell’oblast’ di Mosca. Nell’auto si trovava la figlia del noto intellettuale russo Aleksandr Dugin, la 29enne Daria Aleksandrovna Platonova (nata Dugina). La tragedia è avvenuta la sera del 20 agosto, intorno alle 21:35. L’auto è esplosa durante la guida ed è finita contro il guardrail. Daria è morta sul colpo.
«I rottami dell’auto sono stati sparpagliati per tutta la strada. All’inizio si parlava di una bombola del gas esplosa nell’auto. Attualmente, la versione più accreditata è lo scoppio di un ordigno esplosivo improvvisato. Daria Dugina stava tornando dal festival “Traditsija” nella tenuta di Zakharovo. Dugin era intenzionato ad andare con sua figlia, ma all’ultimo momento è salito su un’altra macchina», ha riferito il canale di Telegram Enews112.
«I Dugin hanno parcheggiato le loro auto nel parcheggio, il cui ingresso era gratuito. Non c’erano telecamere intorno alla macchina. Secondo le prime informazioni, la bomba è stata piazzata in quel parcheggio» precisa il canale Telegram SHOT.
Secondo altre fonti (Readovka.news), «di solito Daria guidava un SUV Hyundai, ma in quella occasione era salita nell’auto di suo padre per ragioni sconosciute. Probabilmente, Dugin era il vero obiettivo dell’esplosione».
Daria (detta “Dasha”) era nata il 15 dicembre 1992 a Mosca. Laureata presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Statale di Mosca in filosofia (l’argomento della sua tesi era L’interpretazione della filosofia politica di Platone nei commenti di Proclo), parlava correntemente il francese e anche per questo aveva stretto contatti con Marine Le Pen. Presso l’Università di Scienze Umane di Mosca ha tenuto il corso Platonopolis: la filosofia politica del platonismo. Molto impegnata nel giornalismo, ultimamente indagava sulle attività dei siti antirussi come Bellingcat. Amava la musica, suonava il flauto e la chitarra.
La figlia di Dugin era inclusa nell’elenco inglese dei cittadini russi sottoposti a sanzione. Londra infatti la accusava di essere “una nota disinformatrice su varie piattaforme online” e di “promuovere politiche o azioni atte a destabilizzare l’Ucraina e minacciarne l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza”.
Il politologo Aleksander Kazakov ha evocato apertamente la “pista ucraina”: «Kiev è passata da tempo a metodi di guerra terroristici. Ma se sono stati davvero loro, a un passo da Mosca, allora è il momento di portare l’inferno a Kiev».
Secondo il diplomatico Konstantin Dolgov «La probabilità che non si tratti di un attacco terroristico è una su un milione. Le auto non esplodono da sole. Se un attacco terroristico, allora gli ucraini hanno deciso di iniziare il lavoro attivo sul nostro territorio. Quindi gli attacchi continueranno. Come può Mosca rispondere a questo? Non lo so. Non abbiamo una bacchetta magica per vincere in un batter d’occhio. […] Ricordo che molti non credevano alle notizie riguardo alla volontà da parte degli ukrop [termine spregiativo per gli ucraini] di assassinare il giornalista Vladimir Solov’ëv [considerato vicino a Putin], bollando il tutto come propaganda. Ebbene, ora si è arrivati alla verità, e cioè che il “Progetto Ucraina” è terrorista nella sua stessa essenza. […] Oggi i terroristi festeggiano: l’attentato è stato un successo. E gli attacchi finiranno subito dopo che l’ultimo terrorista sarà gettato nel cesso. Ecco perché il progetto Ucraina deve essere distrutto».
Secondo il canale Telegram Zastavnij, «L’attacco a Dugin ha un significato molto chiaro e distinto, e porta direttamente ai veri mandanti di questo attacco, se si conosce il contesto. Per uno come Zelenskij, Dugin è solo un oscuro filosofo russo che scrive qualcosa per una ristretta cerchia di accoliti. Ma per l’establishment intellettuale americano, Dugin è letteralmente “il cervello di Putin” e “l’ideologo dell’invasione russa dell’Ucraina”. […] Se fossi un uomo della CIA in vena di pianificare una psy-op per lanciare un chiaro messaggio ai vertici della Russia, allora sceglierei Dugin come principale obiettivo».
Lo scrittore Nikolai Starikov ha dichiarato: «Questa era la linea rossa da non attraversare, l’idea di ammazzare Aleksandr Dugin e alla fine colpire la figlia Daria. La Cartagine terrorista deve essere distrutta!».
Un ricordo dal canale Telegram Lomovka: «Quando il festival si stava chiudendo con la canzone finale Тёмная ночь (“Notte scura”) alle 22:05, eravamo completamente al buio (all’occorrenza le luci erano state spente anche nei camerini degli artisti), in un’atmosfera triste, Daria era già morta. Ma nessuno lo sapeva. E tutti gli adulti e i bambini riuniti al festival (e ce n’erano molti, perché le persone venivano con le loro famiglie) hanno cantato questa canzone insieme agli artisti. “La morte non è terribile, l’abbiamo incontrata più di una volta nella steppa. E ora volteggia su di noi”. Il nemico sta cercando di intimidirci con il terrore e l’omicidio, ma non ci riuscirà. Il Rubicone però ormai è stato attraversato. Kiev è passata al terrore sul territorio russo. E per i terroristi non vale più alcuna legge. Eterno riposo, Daria».