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Le dispense per la Quaresima a San Patrizio

La festa di San Patrizio, commemorazione del patrono d’Irlanda, ha acquisito rilevanza internazionale solo negli ultimi quattro-cinque decenni, in virtù del risalto, principalmente in termini di ubriachezza molesta (e negli ultimi tempi -purtroppo- di edonismo multiculturalista), conferita a essa dalla diaspora irlandese d’oltreoceano.

Se tuttavia in molte nazioni il Paddy’s Day conserva ancora un legame non solo di facciata con l’Isola Verde (pensiamo all’Irski Festival di Sarajevo, ai concerti di Istanbul e alle sfilate di Tokyo e Seul, iniziative tutte animate dalle comunità irlandesi locali), in Italia invece la festività è giunta esclusivamente come prolungamento dell’americanizzazione spinta post-89 (e post-11/9 e post-Obama), al pari di Halloween, dei trans, delle primarie democratiche, del Black Friday e di Black Lives Matter, della musica trap, del Partito Democratico, di Hanukkah (la cui importanza è stata anch’essa ingigantita negli Stati Uniti come risposta giudaico-secolarizzante al Natale), della mano sul cuore durante l’inno nazionale, delle Drag Queen Story Hour, e, last but not least, del PD (o forse l’avevo già nominato?).

Per giunta, il momento in cui San Patrizio dalle nostre parti è stato incorporato nelle sagre strapaesane risale ufficiosamente al 2011, quando le agenzie culturali cercarono di donare un minimo di attrattiva alla desolante ricorrenza del 150° dell’Unità d’Italia favorendo un po’ di etilismo tra le masse (anche se l’austerità all’epoca già scalpitava per aumentare le accise sulla birra, oltre che su tutto il resto). Dopo qualche anno, Sanpatrizio’s era già diventata un’altra banalissima ricorrenza, festeggiata, come tutte le altre, alcolizzandosi e/o drogandosi (ovviamente dalle critiche sono esenti le -esigue- diocesi che da secoli hanno scelto l’Irlandese come patrono, anche se non si registrano celebrazioni memorabili del Santo, le quali in ogni casi rifletterebbero in generale il declino della pratica cattolica nel nostro Paese).

A parte tutto questo, si dà il caso che in alcuni anni St Patrick cada durante un venerdì di Quaresima: un dilemma tutto sommato non di semplice soluzione, per un popolo che si dice ancora cattolico (mentre le gazzette italiane annuciano, letteralmente, Guinness a fiumi, magari con  Bergoglio in persona che riceve la famigerata Gatorade shower, altra usanza da importare al più presto), tanto è vero che i crucci vertono meno sulla questione del beveraggio che non della carne, dal momento che uno dei piatti tradizionali della festa è il corned beef. Si ricordi, del resto, che fino al 1973 la legge irlandese impediva ai pub di aprire nel bel mezzo della Quaresima per festeggiare San Patrizio (peraltro tali sacrosante “asperità” vennero smussate sempre sotto “pressione” della diaspora americana).

Come sostiene il portale “Food & Wine”, se i cattolici possano o meno mangiare carne di venerdì è soprattutto una questione… geografica. Infatti, secondo i calcoli, delle 196 diocesi americani cattoliche, 105 avrebbero concesso dispense, talvolta complete, talvolta sotto condizione di astenersi dalla carne in un altro giorno o dedicarsi a opere di carità. Era già accaduto nel 2017 e anche quest’anno (2023) le concessioni si ripete, sempre con qualche eccezione: per esempio, il vescovo Michael Sis della diocesi di San Angelo (Texas) ha affermato che “esistono comunque altri modi belli e conviviali per onorare San Patrizio senza consumare carne”, osservando altresì che il corned beef in fondo non è nemmeno un piatto tradizionale texano.

Il mensile dei gesuiti di Manhattan, “America”, ci scherza sopra: se sui menù dei ristoranti gli americani di origine Irish troveranno il corned beef rimpiazzato da bastoncini di pesce o “trionfi di tonno” non sarà colpa del solito “complotto britannico per rovinare la festa”, ma di una “infelice coincidenza col calendario liturgico cattolico”, ricordando che almeno in un paio d’anni addirittura San Patrizio cadde durante la Settimana Santa (zona off limits anche per le dispense).

Addirittura nel 2008 ci fu uno “scontro” tra il vescovo Frederick Campbell della diocesi di Columbus (Ohio), che voleva spostare tutte le celebrazioni dopo (o prima) la Holy Week, e il leader dello Shamrock Club locale, il quale arrivò addirittura ad affermare che “Prima si nasce irlandesi e poi si viene battezzati cattolici”, imbastendo poi il corteo senza farlo passare in una chiesa per la tradizionale messa e la benedizione del vescovo.

Il Codice di Diritto Canonico sembra in ogni caso chiudere la questione (Roma locuta est), addirittura sostenendo che in caso di festa patronale (formalmente una solennità) non sussista nemmeno la necessità di una dispensa, avendo essa sempre la precedenza sul Venerdì quaresimale:

“Il Vescovo diocesano può dispensare validamente i fedeli, ogniqualvolta egli giudichi che ciò giovi al loro bene spirituale, dalle leggi disciplinari sia universali sia particolari date dalla suprema autorità della Chiesa per il suo territorio o per i suoi sudditi, tuttavia non dalle leggi processuali o penali, né da quelle la cui dispensa è riservata in modo speciale alla Sede Apostolica o ad un’altra autorità” (can. 87).

“Si osservi l’astinenza dalle carni o da altro cibo, secondo le disposizioni della Conferenza Episcopale, in tutti e singoli i venerdì dell’anno, eccetto che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità” (can. 1251).

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