Dopo lo studio sui bei maschioni fascistoni, voglio presentarvi un’altra ricerca che ultimamente ho avuto modo di leggere: Benevolent Sexism and Mate Preferences: Why Do Women Prefer Benevolent Men Despite Recognizing That They Can Be Undermining?, redatta dalla sociologa Pelin Gül (una turco-olandese pisellabile, cercatela) e lo psicologo Tom R. Kupfer (ragazzo soia) per il “Personality and Social Psychology Bulletin” nel giugno 2018.
In essa si propone la categoria di benevolent sexism (“sessismo benevolo”, ma anche “cortese”, forse in senso lato) per indicare una forma di mascolinità tossica moderata che le femmine, comprese quelle dichiaratamente “femministe”, troverebbero piuttosto attraente. Questo machismo “dal volto umano” comprenderebbe la necessità di far sentire le donne protette e meritevoli di sacrifici, ma anche obbligarle a una maggiore virtù nonché in generale a una “raffinatezza” nei modi e a una modestia nel vestire e nel parlare (il classico do ut des che ha regolato il rapporto tra i sessi fino agli anni ’70 del secolo scorso).
L’allarme per i ricercatori scatta nel momento in cui le donne sarebbero ben disposte ad approvare “restrizioni alla libertà, all’indipendenza e all’autonomia femminile” se ciò si riflettesse in una manifestazione di maggiore “impegno” da parte dell’uomo, che non può escludere una qualche forma, seppur blanda, di “predominanza” espressa anche tramite il paternalismo, la possessione, la prepotenza o l’imposizione di codici di comportamento.
Partendo dalla prospettiva che questi studi non hanno alcun valore scientifico, ideologico, morale eccetera (per favore basta rompermi l’anima, non è che se mi trovate una ricerca che smentisce questa io smetterò di essere maschilista o nazista), mi interessa osservare come i due ricercatori (anzi, le due ricercatrici, per usare il femminile sovraesteso), affermino che tale espressione di femminilità non sia basata sull’ingenuità o la volubilità della donna, ma su una una valutazione razionale dei vantaggi offerti dall’avere un partner disposto a sacrificarsi e impegnarsi.
Lo studio è stato reso popolare negli Stati Uniti da un articolo di “Psychology Today”, che traduco qui di seguito.
Feminists Think Sexist Men Are Sexier Than “Woke” Men
Why do women find sexist men appealing?
(David J. Ley, “Psychology Today“, 12 dicembre 2018)
Alle donne piacciono i bad boys. Almeno, questo è quel che dice il luogo comune, ma esiste anche una nutrita bibliografia a suo sostegno. Gli uomini si lamentano spesso di venire friendzonati, coltivando la supposizione che i maschi rispettosi verso le donne vengano relegati al ruolo di amici, piuttosto che di potenziali fidanzati. La comunità degli “artisti del rimorchio” ha propagandato questa idea, insegnando agli uomini come comportarsi in modo deciso e dominante per avere più “successo” con le donne. Molti di questi concetti sono stati definiti sessisti e misogini, in quanto espressione del vecchio pregiudizio che le donne dovrebbero “offrirsi” agli uomini. La comunità incel, un gruppo di maschi che lamentano con rabbia e amarezza la loro condizione “celibi involontari”, attaccano le donne che scelgono i “maschi alfa” invece che uomini gentili e sensibili… come loro?
Le donne che ammettono di amare i “cattivi ragazzi” o di essere attratte da uomini dominanti, a volte vengono criticate per aver “interiorizzato” la misoginia o semplicemente per la loro ingenuità. […] Alcuni opinionisti hanno evocato la teoria del protection racket, secondo la quale le donne sceglierebbero i “ragazzacci” per ottenere protezione da altri uomini più aggressivi e ostili, mentre altri hanno semplicemente osservato che il sessismo è strisciante e si infiltra nelle nostre decisioni anche in modo inconscio.
Si tratta di dinamiche complesse e altamente politicizzate che scatenano conflitti e accuse reciproche tra i sessi. Sfortunatamente, la scienza suggerisce che le donne in realtà trovano attraenti gli uomini sessisti. Gül e Kupfer hanno recentemente pubblicato uno studio (Benevolent Sexism and Mate Preferences, “Personality and Social Psychology Bulletin”, giugno 2018) per il quale hanno condotto numerosi esperimenti sull’attrazione delle donne verso diversi tipi di uomini allo scopo di indagare i criteri di selezione femminile.
Studi precedenti avevano chiamato in causa la biologia evolutiva per spiegare di tali dinamiche, nel senso che le donne preferirebbero uomini con caratteristiche più maschili, indicatrici di fitness. Tuttavia, molte di queste ricerche sono controverse soprattutto per la difficoltà del replicarle (il che fa dubitare che certe cose possano essere misurate in modo affidabile).
Gül e Kupfer partono da presupposti simili ma vanno in una direzione leggermente diversa. Suggeriscono che l’interesse femminile per gli uomini sessisti, in particolare gli uomini che mostrano un “sessismo benevolo”, può essere interpretato come un incentivo da parte degli uomini a impegnarsi.
Il “sessismo benevolo” è una forma di sessismo meno ostile e misogino, che riflette alcune convinzioni tradizionali in materia di donne, per esempio che esse dovrebbe essere più virtuose e pure degli uomini, che andrebbero “messe su un piedistallo”, amate e protette, che gli uomini dovrebbero essere disposti a sacrificarsi per esse.
Nonostante alcuni aspetti del “sessismo benevolo” sembrino cavallereschi e romantici, alcuni studi rivelano come le donne che accettino tale impostazione spesso approvino anche restrizioni alla loro libertà, nonché all’indipendenza e all’autonomia delle donne in generale, il che influisce negativamente sulla solidarietà di genere.
Gül e Kupfer hanno preso spunto da diversi esperimenti correlati per verificare perché le donne trovino i “sessisti benevoli” più sexy e accattivanti. Hanno scoperto che le donne che considerano questo tipo di uomo come più attraente lo vedono anche come maggiormente disponibile a proteggerle, a prendersi cura di loro e impegnarsi in una relazione. È interessante notare che le donne intervistate non sono delle stupide [lol], nel senso che nonostante siano attratte da questi uomini e li considerino dei partner appetibili, non nascondono a loro stesse di vederli anche come come minacciosi, paternalistici e più propensi a porre limitazioni alla loro libertà.
Gül e Kupfer hanno condotto diversi esperimenti separati, dimostrando la replicabilità dei risultati con diversi metodi e campioni, nonché l’effettività delle loro conclusioni riguardo sia a partner potenziali che colleghi di lavoro. Anche nei confronti di uomini non scelti come potenziali partner, le donne hanno comunque maggiori probabilità di considerare i maschilisti più attraenti. Indipendentemente dal loro “grado” di femminismo, le donne mostrano livelli simili di attrazione per gli uomini sessisti, dunque questo risultato non dipende dalle appartenenze ideologiche.
Uno degli esperimenti ha provato a valutare se il grado di attrazione delle donne verso i maschilisti vari a seconda della presenza di uomini più aggressivi e ostili, e dunque dipenda dal bisogno di protezione. Anche in tal caso però l’attrazione delle donne verso gli uomini sessisti non è stata influenzata da un potenziale bisogno di sicurezza.
La ricerca di Gül e Kupfer apre nuove prospettive su queste complesse dinamiche di attrazione, integrando le influenze evolutive con il ruolo svolto dalle aspettative socio-culturali e sfidando alcuni luoghi comuni fuorvianti sul fatto che il sessismo nella nostra società sia dovuto solo agli uomini. È importante notare che il sessismo e la misoginia non sono concetti identici. Kate Manne suggerisce che la misoginia riguardi più il controllo delle donne che l’odio, mentre il sessismo è un’ideologia che teorizza i motivi per cui le donne andrebbero trattate in modo diverso dagli uomini.
Le donne che trovano attraenti gli uomini sessisti non sono “traditrici” del proprio sesso, né sono femmine ingenue incapaci di fare scelte sensate. Sono invece donne che prendono decisioni razionali e accettano compromessi. Riconoscono che può essere più vantaggioso avere un partner disposto a sacrificarsi per loro e la famiglia, piuttosto che un uomo femminista che vuole che siano indipendenti.
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Ne vedremo delle belle nei prossimi anni, altro che post su facebook Clickbait per generare traffico e commenti ecc.
All’estero molti gay e anche alcuni transessuali( i trans pochi una nicchia al momento) cominciano a passare e votare a destra e movimenti e movimenti di destra.
Quali minoranze rimangono alla sinistra? Visto che il brutto vizio di offendere e demonizzare gli avversari?
Uno dei grandi errori della sinistra progressista e stato sottovalutare e demonizzare gli incell, che nella società occidentale sono abbastanza, e erano anche abbastanza voti.
Ma invece la loro superbia gli ha fatto perdere molto terreno.
Quando i gay e trans moleranno la sinistra, cosa faranno insulteranno e demonizzeranno anche loro?
https://www.arezzoinforma.it/paolo-ruffini-presenta-benito-presente-ad-arezzo-un-viaggio-tra-storia-e-riflessione/
https://www.focus.it/comportamento/psicologia/le-relazioni-romantiche-contano-piu-per-gli-uomini-che-per-le-donne