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Le mascherine fanno male alla salute? Gli esperti si confrontano sul tema

Il dibattito sulle mascherine continua a essere infuocato: mentre i media conservatori hanno “pizzicato” il super-esperto Anthony Fauci sostenere che le mascherine non servono nulla e fanno solo parte del “teatrino della sicurezza”,

Ora spunta il neurochirurgo Russell Blaylock a suscitare altro scalpore, con un editoriale in cui afferma che “le maschere comportano gravi rischi per i sani”  e che non ci sono prove scientifiche che siano efficaci per arrestare la trasmissione del coronavirus (Blaylock: Face Masks Pose Serious Risks To The Healthy, Technocracy.News, 11 maggio 2020):

«Per quanto riguarda le indicazioni scientifiche sull’uso della mascherina, un recente approfondimento della letteratura al riguardo, in cui sono stati analizzati 17 dei migliori studi, ha concluso che “nessuno degli studi ha stabilito alcuna correlazione tra l’uso della mascherina e la protezione contro l’influenza”. Si tenga presente che non sono stati condotti studi per dimostrare che una maschera in tessuto o una N95 abbiano alcun effetto sulla trasmissione del virus COVID-19. Pertanto, eventuali raccomandazioni devono basarsi su studi sulla trasmissione del virus dell’influenza. E, come si è visto visto, non ci sono prove conclusive della loro efficienza nel controllo della trasmissione del virus dell’influenza. È anche utile sapere che fino a poco tempo fa, le autorità sanitarie americane sconsigliavano di indossare una maschera o qualsiasi altra “copertura”, a meno che una persona non sapesse di essere infetta. Le persone non infette non devono indossare una maschera. Quando qualcuno ha la tubercolosi è lui a dover indossare la mascherina, non l’intera comunità. Le direttive attuali dell’OMS non si basano su alcun studio scientifico e non sono mai state adottate per contenere qualsiasi altra pandemia o epidemia nella storia».

Oltre alla mancanza di studi a supporto dell’uso di una mascherina come deterrente per un virus, Blaylock afferma che la preoccupazione fondamentale è le conseguenze che potrebbe comportare per chi la indossa.

«Appurata la mancanza di prove scientifiche sull’utilità delle mascherine per la prevenzione, dovremmo chiederci se indossare tale “dispositivo” a lungo potrebbe provocare danni alla salute. In tal caso esistono invece numerosi studi che riscontrano problemi significativi derivanti dall’uso di una tale maschera, dalla cefalee all’accumulo di anidride carbonica nel sangue, all’ipossia fino a gravi complicazioni potenzialmente letali».

Esistono per l’appunto studi a sostegno di tale affermazione:

«In uno di questi studi, i ricercatori hanno esaminato 212 operatori sanitari (47 maschi e 165 femmine) chiedendo se l’uso della maschera N95 causasse loro cefalea e se sì, in che modalità si manifestasse il malessere (durata, tipo, frequenza): è emerso che circa un terzo del campione ha avuto mal di testa a causa dell’utilizzo della maschera, mentre chi soffriva già di cefalea ha sperimentato un aggravarsi del proprio malessere. Il 60% ha utilizzato antidolorifici.
Per quanto riguarda la causa del mal di testa, mentre le cinghie e la pressione dalla maschera potrebbero avere un ruolo, la maggior parte delle prove indica come causa l’ipossia e/o l’ipercapnia, cioè una riduzione dell’ossigenazione del sangue (ipossia) o un aumento di C02 nel sangue (ipercapnia).
È noto che la maschera N95, se indossata per ore, può ridurre l’ossigenazione del sangue fino al 20%, il che può portare a una perdita di conoscenza, come è accaduto a quel tale che proprio a causa della mascherina indossata troppo a lungo è svenuto mentre guidava e si è schiantato.

Uno studio più recente condotto su 159 operatori sanitari di età compresa tra 21 e 35 anni ha rilevato che l’81% ha avuto mal di testa indossando una mascherina. Chi soffriva già di cefalee preesistenti ha provato un aggravamento del malessere. Tutti si sono trovati d’accordo sul fatto che il mal di testa influisse negativamente sulle prestazioni lavorative».

Il medico afferma che gli studi hanno anche dimostrato che le maschere facciano diminuire drasticamente l’assimilazione di ossigeno, con gravi conseguenze per la salute:

«Un calo dei livelli di ossigeno (ipossia) è associato a un calo delle difese immunitarie. Gli studi hanno dimostrato che l’ipossia può inibire il tipo di principali cellule immunitarie utilizzate per combattere le infezioni virali chiamate linfociti T CD4+. Ciò accade perché l’ipossia aumenta il livello di un composto chiamato “fattore 1 indotto dall’ipossia” (HIF-1), che inibisce i linfociti T e stimola una potente cellula immunitaria inibitrice. Questo pone le basi per contrarre qualsiasi infezione, inclusa quella da COVID-19, e rendere le conseguenze di tale infezione più gravi. In sostanza, la maschera potrebbe benissimo aggravare un malessere in chi la indossa».

Secondo il medico quindi se uno indossa una mascherina e contrae comunque una malattia infettiva, questa gli impedirà di combatterla in modo efficace come potrebbe qualora mantenesse i normali livelli di ossigeno nel sangue. La mascherina in alcuni potrebbe addirittura far insorgere la famigerata “tempesta di citochine”.

«Quando una persona è infettata da un virus respiratorio, espelle parte del virus ad ogni respiro. Se indossa una mascherina, in particolare una N95 o un altro dispositivo aderente, respirerà costantemente il virus, aumentandone la concentrazione nei polmoni e nei condotti nasali. Sappiamo che le persone che hanno le reazioni peggiori al coronavirus sono quelle con una più alta concentrazione del virus all’inizio. E questo in alcuni porta alla micidiale “tempesta di citochine”».

Per quanto riguarda cancro, infarti e ictus, Blaylock afferma che le maschere facciali possono accelerare l’aggravarsi di tale malattie nelle persone che ne soffrono:

«Le persone con cancro, specialmente se è diffuso, saranno ulteriormente a rischio di ipossia prolungata poiché il tumore cresce meglio in un microambiente a basso contenuto di ossigeno. L’ossigeno basso promuove anche l’infiammazione che può favorire la crescita e la diffusione dei tumori. Ripetuti episodi di ipossia sono stati proposti come un fattore significativo nell’aterosclerosi e quindi aumentano tutte le malattie cardiovascolari (attacchi di cuore) e cerebrovascolari (ictus)».

Infine, essendo Blaylock un neurochirurgo, non può non concludere con una nota sui pericoli che corrono i nostri cervelli (non solo in senso lato):

«Studi recenti suggeriscono che il virus può anche entrare nel cervello, nella maggior parte dei casi attraverso i nervi olfattivi, che si collegano direttamente con l’area del cervello occupandosi della memoria recente e del consolidamento della memoria. Indossando una maschera, i virus espirati potrebbero concentrarsi nei passaggi nasali, entrare nei nervi olfattivi e farsi strada verso il cervello».

Come dicevamo, queste dichiarazioni hanno suscitato un certo scalpore da parte della comunità scientifica: Sarah Stanley, esperta di malattie infettive dell’università della California, ha dichiarato all’Associated Press che “non ci sono prove che indossare una maschera blocchi il virus nel naso e porti un’infezione nel cervello: si tenga presente che molte persone, come medici e chirurghi o anche scienziati, indossano mascherine per lunghi periodi di tempo senza mostrare effetti negativi evidenti” (False health claims circulate about wearing masks during pandemic, 15 maggio 2020).

Secondo la ricercatrice Victoria Forster (Wearing A Mask To Protect Against Covid-19 Coronavirus Will Not Weaken Your Immune System, “Forbes”, 17 maggio 2020), l’ipotesi che la mascherina abbassi le difese immunitarie, impedendo ai microbi di entrare che impediranno ai microbi di entrare nel corpo e “sfidare” il sistema, “impigrendo” così la sua eventuale risposta, “presuppone in primo luogo che indossare la mascherina impedisca a tutti i microbi di entrare nel corpo”, quando le stesse istituzioni sanitarie americane consigliano di indossare “mascherine fatte in casa” solo per “limitare la quantità di goccioline [droplets] rilasciate da nasi e bocche nell’aria circostante”. Solo al personale sanitario vengono invece fatte utilizzare le maschere N95.

Inoltre, la tesi presuppone anche che “non vi sia altro modo in cui i microbi possano entrare nel corpo se non attraverso l’inalazione, ma a meno che uno si rifiuti di mangiare e bere (quindi morendo sicuramente), è difficile non riesca a entrare in contatto con microbi attraverso l’alimentazione: una mela, ad esempio, può contenere fino a 100 milioni di batteri, molti dei quali all’interno del frutto”.

Infine, anche l’idea che le mascherine riducano la quantità di ossigeno era stata già smentita da Health (Does Wearing a Face Mask Reduce Oxygen—and Can It Increase CO2 Levels? Here’s What Experts Say, 13 maggio 2020): “Alcuni affermano che indossare una maschera riduca l’apporto di ossigeno o costringa a respirare il proprio biossido di carbonio, e che questo faccia sentire deboli, storditi o provochi una sensazione di soffocamento”. Tuttavia, non esistono prove scientifiche a convalida di tale affermazione, e persino un recente incidente automobilistico in New Jersey inizialmente riportato come “causato da un prolungato uso di mascherina” in realtà secondo gli inquirenti ha avuto come causa altre ragioni.

“L’anidride carbonica è un sottoprodotto naturale del processo di respirazione del corpo, qualcosa che tutti inspiriamo ed espiriamo ogni giorno. Quanto può essere dannosa? Secondo il National Institutes of Health (NIH) in rari casi può effettivamente essere pericolosa: l’inalazione di alti livelli di anidride carbonica (CO2) causerebbe ipercapnia (tossicità da anidride carbonica) con mal di testa, vertigini, visione doppia, incapacità di concentrazione, acufene convulsioni o soffocamento. Per arrivare a ciò ci vogliono tuttavia concentrazioni piuttosto elevate di CO2“.

In verità anche avere poca anidride carbonica nel sangue può causare problemi: “Quando si espira troppo velocemente o troppo spesso”, afferma il professor Bill Carroll (Università dell’Indiana). “Se si trattiene il respiro si accumula troppa CO2: essa regola il pH del sangue e se ce n’è troppa lo fa diventare acido, mentre troppo poca lo rende basico (alcalino). Il corpo ci fa capire che dobbiamo tornare a respirare normalmente facendoci svenire”.

“Se ti metti un sacchetto di plastica sopra la testa e lo leghi stretto al collo, il coronavirus non potrebbe entrare, ma nemmeno l’ossigeno, quindi ovviamente non raccomandiamo di farlo”, afferma Carroll. “Penso sia altamente improbabile che si possa svenire per mancanza di ossigeno con una maschera in tessuto, che generalmente non si adatta perfettamente al viso. Una mascherina non ti protegge assolutamente dall’inalazione del virus, ma tende a proteggere chi ti circonda dalle goccioline“.

Carroll dubita che qualsiasi rivestimento per il viso possa causare svenimento: il soggetto se lo toglierebbe prima ancora che ciò possa accadere. Ma che dire dell’incidente del New Jersey? Il malcapitato dopotutto indossava una maschera N95: “Qualcuno che indossa una maschera N95 per un periodo di tempo prolungato può avere alterazioni della chimica del sangue che potrebbero portare a cambiamenti nel livello di coscienza se grave”, dice l’esperta di malattie infettive Amesh A. Adalja, MD (Johns Hopkins Center for Health Security), “ma è più probabile che accada a coloro che sono già predisposti a difficoltà respiratorie, come fumatori, persone obese o individui con problemi cronici ai polmoni o enfisema”.

Il dottor Adalja aggiunge che, a parte gli operatori sanitari, nessuno dovrebbe indossare una N95: “È scomoda da indossare e limita la respirazione: quando ne indosso uno per prendermi cura dei pazienti, cerco di tenerla solo per il tempo necessario”.

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