Le radici dell’anticattolicesimo negli Stati Uniti

È appena stata pubblicato, sia in formato Kindle che in cartaceo (tenendo il prezzo più basso possibile), Le radici dell’anticattolicesimo negli Stati Uniti, il testo di una brillante conferenza che Charlton Graham Parker-Thompson ha tenuto qualche anno fa per un’associazione del Maryland legata a una delle tante Chesterton Society che tengono in vita la cultura cattolica negli Stati Uniti.

Il libretto in questione è arricchito da un intervento inedito dell’Autore rivolto esclusivamente ai lettori italiani, che in realtà è stato pensato come “premio di consolazione” per la mancata pubblicazione del primo volume di Parker-Thompson in Italia, la quale comunque ci si augura non tardi a venire.

Purtroppo, come mi ha spiegato il traduttore, ci sono state incomprensioni tra un importante editore cattolico e il Nostro nel momento in cui costui avrebbe preteso di utilizzare uno dei suoi tanti pseudonimi per esordire nel Bel Paese, proposta che non ha convinto gli eventuali patrocinatori del progetto. Questo è anche uno dei motivi per cui probabilmente non avrete mai sentito nominare il -giovanissimo- Autore, che invece è molto attivo sul web anche a livello “memetico” (sue sono, per fare un esempio, la maggior parte delle scenette in cui i conquistadores sono ritratti in veste di Gigachad). Alla fine, soprattutto per spirito di provocazione, Parker-Thompson ha deciso di utilizzare il suo nome di battesimo e affidare l’impresa al suo traduttore, in attesa che un nuovo editore dimostri interesse e spirito costruttivo.

Dunque per il momento il pubblico italiano si deve accontentare di questo brevissimo libello, che nella prima parte presenta la veemente arringa Le radici dell’anticattolicesimo negli Stati Uniti (nella quale si affrontano aspetti della storia americana di cui il pubblico italiano non ha mai sentito parlare), mentre nella seconda parte offre uno dei più caustici contributi al dibattito contemporaneo sul cattolicesimo d’oltreoceano, American History Χ-ριστός, in cui Parker-Thompson invita gli italiani (come gli irlandesi o i latinoamericani) a combattere la “etnicizzazione” della propria fede additando i pericoli che comporterebbe un proselitismo basato su motivi identitari, peraltro coniati da ambienti (come Hollywood) di certo non interessati alla diffusione del cattolicesimo negli Stati Uniti.

Riportiamo parte dell’incipit del secondo intervento, invitando i lettori a sfogliare l’opera, disponibile gratuitamente per chi è abbonato a Kindle Unlimited, oppure alla cifra di 5 euro in cartaceo (un prezzo che vale come contributo, non solo simbolico, a una eventuale pubblicazione di altre opere del Nostro).

«Voglio […] [r]assicurarvi di una cosa: non sopporto gli italiani. Anzi, no, scusate, vorrei essere più preciso: non sopporto gli “italiani” che gli americani hanno imposto al mondo. Potrei peraltro ripetere la stessa affermazione per irlandesi, polacchi e quelli che generalmente chiamiamo latinos (spero che già abbiate capito dove voglio andare a parare).
Ho un’idea molto precisa al riguardo e spero che non appaia “complottista”. A mio parere la forte connotazione etnica che è stata data ai cattolici statunitensi soprattutto a livello di “cultura popolare” rappresenta a tutti gli effetti un’operazione di guerra psicologica [psyop] delle sgangherate élite politico-religiose che detengono il potere in questo fottuto Paese.
Io non penso che per essere cattolici si debba tagliare la testa ai galli, bere whiskey dalla mattina alla sera, far parte della mafia o imprecare in idiomi sconosciuti. La riduzione della fede cattolica (che vuol dire “universale”, per chi se lo fosse scordato) a folklore da immigrati è un fenomeno insopportabile del quale il cinema americano è colpevole tanto quanto il Concilio Vaticano II, per motivi facilmente intuibili.
[…] Questa polemica mi riguarda anche personalmente, poiché io sono un discendente di quei coloni inglesi che rimasero fedeli al Papa nonostante le persecuzioni e si stabilirono nel Maryland nel XVII secolo. Potete forse capire quindi quanto possano irritarmi gli stereotipi etnici che caratterizzano il cattolicesimo americano: nella “Terra di Maria”, in particolare, i miei patriarchi giunsero almeno cento anni prima che il primo immigrato irlandese ci mettesse piede. Non per questo ho qualcosa contro gli irlandesi, anche se il semplice fatto che il mainstream stia continuamente a lisciarli dovrebbe far suonare qualche campanello d’allarme a chi è consapevole dei meccanismi con cui opera la propaganda […]».

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