Le rivolte inglesi sono state organizzate dai servizi segreti israeliani?

I disordini inglesi hanno svelato in maniera piuttosto chiara il Pulcinella’s secret, ovvero che c’è un ampio segmento dell’area destrorsa, dalla più liberale a quella estrema, che è interessata a ridurre la questione dell’immigrazione al solo ed unico problema della cosiddetta “islamizzazione” per giustificare le politiche di genocidio messe in atto da Israele nei confronti dei palestinesi.

Per quanto riguarda quello che è successo nelle principali città del Regno Unito, ho approfondito la questione qui ma provo a riassumere in due righe la dinamica dei fatti: c’è stato un adolescente di origine ruandese, probabilmente affetto da problemi mentali, che ha aggredito a colpi di coltello un gruppo di ragazzine, uccidendone tre. La polizia e i media, su ordine del governo, hanno temporeggiato nel rivelare l’identità dell’aggressore e su tale incertezza (dettata dall’antirazzismo) hanno concesso a taluni influencer politici di presentare l’accaduto come un “attentato islamico”.

Questa titubanza ha consentito la fusione tra manifestanti pacifici e gruppi di estrema destra che a partire da Southport (luogo in cui il ruandese ha ucciso le tre ragazzine) hanno iniziato ad assaltare moschee ed aggredire passanti di probabile o palese fede musulmana. Ciò ha portato a una reazione pressoché immediata delle comunità di immigrati islamici che, compattate in queste mesi dalle marce pro-Palestina (sempre consentite dal governo di turno in nome del politicamente corretto), hanno sostanzialmente trovato un “contenitore” tramite cui organizzarsi facendo leva sulla marmaglia antifa che ha fatto loro da cuscinetto “arcobaleno”.

Uno dei personaggi chiave in tutto questo caos è Tommy Robinson, ex ultras e proprietario di un solarium che nel 2010 è stato approcciato da elementi della destra israeliana per creare una English Defence League su modello del movimento giudaico-americano Jewish Defence League (considerata da Washington al pari di un’organizzazione terroristica). Questo Robinson, direttamente da un resort di lusso a Cipro, ha contribuito a esasperare la situazione lanciando messaggi di fuoco dai social, nel classico stile “armiamoci e partite” dei mestatori.

Ciò che rende veramente sospetto Tommy Robinson (che tra l’altro usa uno pseudonimo perché alla anagrafe risulta come Stephen Yaxley) è la caratura delle personalità che lo hanno aiutato ad emergere dal nulla. Il primo nome da fare è quello di Roberta Moore, che nel 2010 ha registrato alla camera di commercio inglese il marchio EDL ENGLISH DEFENCE LEAGUE LTD e in seguito ha mantenuto lo stesso codice di riferimento per ribattezzare la sua creatura come JEWISH DEFENCE LEAGUE (JDL) UK LTD, per poi scioglierla nel 2014 (qui trovate tutti i dati archiviati).

Roberta Moore ha voluto sin dall’inizio dare alla sua creatura un’impronta filosemita e filosionista, creando una Jewish Division all’interno della EDL e coordinandone le principali manifestazioni. Tuttavia, già dal 2011 ha deciso di dissociarsi da Robinson perché a suo parere non sarebbe stato in grado di gestire gli “elementi nazisti” all’interno dell’organizzazione. Certo è strano che invece di chiudere la company, abbia deciso di convertirla in una filiale britannica della Jewish Defence League

Roberta Moore durante l’addestramento militare in un insediamento israeliano

In parallelo alla Moore, un’altra “assistente” di Robinson, tale Helen Gower, tra giugno e luglio del 2011 ha registrato una THE ENGLISH DEFENCE LEAGUE (EDL) LIMITED, salvo poi ribattezzarla immediatamente come THE ENGLISH & JEWISH DEFENCE LEAGUE (EDL) LIMITED (qui i dati archiviati)

Bisogna osservare che nello stesso momento in cui queste entità hanno cessato di esistere, Robinson è fuoriuscito dall’EDL ed è entrato a far parte del network Rebel Media, finanziato e animato da magnati e giornalisti israelo-canadesi (attraverso questa “rete” l’opinionista d’assalto ha potuto ricevere centinaia di migliaia di dollari dalle lobby pro-Israele d’oltreoceano).

En passant ricordo che anche la Gower, dopo anni di “sostegno” (in senso lato…) a Robinson, nel 2018 si è dissociata dal suo pupillo per dissidi sorti con tale Caolan Robertson, che in quel periodo aveva approcciato l’estrema destra anglofona salvo poi dopo qualche anno ricredersi e diventare paladino delle battaglie pro-trans e della crociata pro-Ucraina.  Anche qui ci sarebbe da indagare, ma limitiamoci alla propaganda israeliana.

Per concludere appunto la rassegna, l’ultimo “pezzo grosso” di questa galassia para-sionista, generalmente raggruppabile sotto l’etichetta del movimento counter-jihad (“controjihadista”, un marker piuttosto affidabile per indicare l’estremismo di destra pro-israeliano) è il rabbino lubavitcher americano Nachum Shifren, già candidato del Partito Repubblicano e sostenitore della Jewish Defense League e del famigerato Tea Party (ricordate?), ma presentato dai media mainstream come un innocuo Surfing Rabbi (perché appassionato della disciplina), il quale nell’ottobre 2010 ha tenuto un comizio a una manifestazione dell’EDL davanti all’ambasciata israeliana fianco a fianco con Tommy Robinson.

Un dato di fatto è che importanti commentatori americani considerati di “estrema destra” hanno rifiutato di condividere l’entusiasmo per la “rivolta popolare” proprio per l’ambiguità della proposta politica incarnata da Robinson. Per esempio, Nick Fuentes ha dichiarato che le proteste rappresentano “un’altra ondata di odio anti-islam creata ad arte prima delle false flag che ci porteranno alla guerra contro l’Iran“, riassumendo così i fatti:

«Il governo laburista del Regno Unito non si oppone al mandato di arresto della Corte Penale Internazionale per Netanyahu, impone un embargo informale all’invio di armi a Israele e il sionista Tommy Robinson organizza raduni di massa, innescando disordini a livello nazionale».

(Tra parentesi, aggiungo che Fuentes ha paragonato Robinson ai “sionisti” Meloni, Wilders, Le Pen).

Vincent James, altro importante influencer (seppur caduto un po’ in disgrazia per aver legato il proprio brand, come tante altre personalità emergenti dell’alt-right, al primo Trump) ha osservato che “è piuttosto singolare che queste rivolte razziali si verifichino proprio quando si sta per giustificare una guerra contro l’Iran, e proprio mentre tutti si stanno schierando contro Israele”.

Infine, tanto per citare, Nick Griffin, noto leader nazionalista inglese, già in tempi non sospetti (2013) aveva accusato l’EDL di esser pilotata dalla “cricca sionista neocon” per dirottare la frustrazione del popolo verso l’islamofobia, affermando che anche il suo partito (ai tempi il British National Party) era stato approcciato dagli stessi emissari per concentrarsi solo sul “problema islamico” e tralasciare tutto il resto:

Anche Syrian Girl, storica opinionista pro-Assad (diventata celebre soprattutto per il bel faccino, ma sempre coerente con le proprie posizioni), ha intervistato Nick Griffin sulla questione:

Dai social sono poi emersi vecchi video in cui Robinson affermava che se ci fosse stata una guerra, egli avrebbe combattuto per Israele:

Qualcun altro ha notato che prima del 7 ottobre 2023 Tommy stava cambiando le proprie opinioni nei confronti della comunità islamica britannica, arrivando a definirla “l’unico gruppo in grado di opporsi alla sessualizzazione dei bambini”.

Dal canto loro, molti musulmani hanno usato queste informazioni (obiettivamente disponibili a chiunque) per smascherare Robinson come “pedina sionista”:

Il quadro perciò, pur essendo piuttosto fosco, è comunque chiaro. Pur ammettendo che la frustrazione delle classi medio-basse per l’immigrazione è innegabile, così come il comportamento osceno del sistema politico-mediatico (praticamente senza X nessuno avrebbe saputo della presenza di “comitati islamici di autodifesa” sul suolo britannico), è altrettanto necessario, seppur difficile, ammettere che l’ispirazione di fondo delle “rivolte popolari” ormai è stata quasi totalmente appaltata ad apparati che agiscono a seconda delle ubbie dello Stato israeliano.

La responsabilità va comunque necessariamente divisa tra una “destra” succube del sionismo e una “sinistra” che in nome dell’antirazzismo e dell’immigrazionismo ha permesso a masse di sbandati di nobilitarsi con la causa palestinese e trasformare una questione di ordine pubblico in un affare di politica internazionale.

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