Scopro per caso un sorprendente articolo del “Corriere della Sera”, a firma Giovanni Belardelli, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Perugia, che attacca Macron per aver condannato il colonialismo francese: Definire il colonialismo “criminale”: l’anacronismo di Macron (22 febbraio 2017).
Il candidato alle presidenziali francesi ha infatti rilasciato queste dichiarazioni durante la sua visita in Algeria:
«La colonizzazione è stata un crimine contro l’umanità, una vera barbarie, parte di un passato che dobbiamo guardare in faccia presentando le nostre scuse alle vittime».
Apriti cielo! La reazione del “Corriere” è qualcosa di allucinante: il pezzo andrebbe letto interamente, ma per motivi (in)comprensibili non è disponibile sul sito del quotidiano (solo su “Pressreader“, dunque è come se non fosse mai stato pubblicato); ne riportiamo solo qualche riga, per rendere l’idea del fenomeno con cui abbiamo a che fare:
«La recente dichiarazione di Emmanuel Macron sul colonialismo, definito “un crimine contro l’umanità” conferma come la perdita della dimensione del passato in atto da anni nella cultura europea non abbia lasciato immuni le élite. […] Il colonialismo […] rappresenta oggi per noi qualcosa di negativo e inaccettabile, è ovvio; ma così non è stato per la maggioranza di quanti vivevano nell’Europa dell’800, il secolo che ha visto la grande espansione delle conquiste occidentali in Africa e in Asia. […] Si è affermata in occidente, spesso – almeno a sinistra – sostituendo il marxismo come fondamento del mainstream progressista, la centralità della dimensione giuridica e con essa dei diritti umani quale parametro universale di giudizio: così universale da valere non solo per il presente ma anche nei confronti del passato. […] C’è qualcosa di tristemente paradossale, che ha ancora a che fare con l’evidente marginalità del nostro continente, nel fatto che ora in europa la storia finisca con l’essere sostituita – come dimostra il giudizio di Macron sul colonialismo – da una specie di ars deprecandi, di dubbia, o forse nessuna, utilità».
Giusto per capirci: il “Corriere”, come tutta la grande stampa italiana, è una delle roccaforti del politicamente corretto e uno strenuo difensore di qualsiasi forma di vittimismo (basta che non sia maschile, bianco, eterosessuale). Se fosse per quelli che ci scrivono, la storia dell’umanità verrebbe mensilmente riveduta in base a ogni nuova rivendicazione delle minoranze politicamente aggressive, fino a giungere ad affermare che chiunque nel passato (da Pipino il Breve a Che Guevara) sia stato omofobo, transofobo, machista, antropocentrico, razzista, anti-ambientalista, fat-shamer e chi più ne ha più ne metta.
Tuttavia, non toccategli il colonialismo francese, altrimenti li costringete a evocare la crisi delle élite, il “marxismo culturale”, il realismo politico contro il buonismo progressista. E a tacciare chi si azzarda ad attaccarlo nella maniera più blanda possibile di essere un piagnone e un mezzo uomo. Insomma, per certi politici e intellettuali italiani “la grande espansione delle conquiste francesi” è storia sacra e non può essere messa in discussione, nemmeno da uno come Macron!