Manosphere: Saggezza Americana Contemporanea

Dato che voglio diventare ufficialmente un Incel, ho iniziato a fare qualche ricerca per capire almeno di che si tratta questa roba (in effetti mi ero dimenticato di informarmi, un po’ come quei tedeschi che entrano nell’Isis e finiscono per essere sodomizzati da un esercito di beduini): la pagina Wikipedia in inglese considera il fenomeno praticamente solo dal punto di vista terroristico, e la cosa è decisamente sgradevole perché il pensiero politicamente corretto, giustificando le accuse collettive in maniera selettiva (cioè solo nei confronti dei vergini-bianchi-etero), non si accorge di spianare la strada alla tanto temuta “islamofobia”.

Il “giochetto” peraltro è caduto subito nel ridicolo quando il “Guardian” ha cominciato a definire i militanti dell’Isis incel-fascists: lo stesso giornale ha poi pubblicato un saggio altrettanto imbarazzante che estende l’accusa all’intero canone occidentale, perché appunto eccessivamente affollato di maschi-bianchi-etero (Shakespeare, Dickens, Fitzgerald, Hemingway) i quali avrebbero “valorizzato l’isolamento maschile” e “considerato la rabbia del maschio bianco come un’incessante fonte di ispirazione”. Non credo valga la pena rispondere a queste vere e proprie “vaginate”, non soltanto perché si confutano da sole, ma soprattutto perché anch’esse sono costruite su un doppio standard: se infatti è consentito trattare la “questione maschile” come suggestione letteraria, un’identica riduzione storico-culturale del femminismo a chisciottismo-bovarismo verrebbe come minimo considerata hate speech.

In ogni caso, nella voce inglese di Wikipedia mi sono imbattuto in un inaspettato richiamo alla Patria: «There are also incel communities for people outside the Anglosphere, such as the Italian website Il Forum dei Brutti». Devo ammettere che prima del servizio della Rai sui Brutti che odiano non avevo mai sentito parlare di questo “Forum dei Brutti”: suggestionato però dalla “Treccani dei cazzari”, ho deciso di farci un giro, e le conclusioni che ne ho tratto sono diverse.

La prima è che la presenza femminile ha praticamente tolto qualsiasi senso a tale spazio, che doveva rappresentare il luogo eletto per lo ius murmurandi di cui parlava Achille Campanile, la possibilità di avere ancora un habitat protetto dove sparlare un po’ delle donne (del resto, se molti impazziscono ancora per il calcio è perché esso rappresenta l’ultimo santuario maschile socialmente accettato).

La seconda è che nel forum scarseggiano i topic dedicati alle esperienze personali, anzi addirittura la loro presenza è scoraggiata perché in generale gli utenti sembrano allergici ai wall of text: ma se non si può nemmeno fornire un resoconto dettagliato dei propri fallimenti, si pone nuovamente la questione del senso di uno spazio del genere.

Infine, ho come la sensazione che tra i “brutti italiani” serpeggi uno strisciante anti-americanismo: per carità, nell’era Obama poteva starci, ma adesso che c’è Trump trovo che l’avversione verso gli Stati Uniti sia ingiustificata. Senza il contributo degli yankee, che cosa ne sarebbe della manosphere a livello internazionale? Nondimeno al giorno d’oggi gli sfigati d’oltreoceano affrontano sfide che l’italiano medio neppure immagina: rispetto al loro, il nostro Paese è ancora fondamentalmente machista, patriarcale e cattolico. Bisogna dunque riconoscere agli americani di aver fatto il lavoro sporco, perché senza di essi della “questione maschile” nemmeno se ne parlerebbe.

Soprattutto in Italia, dove per anni l’unica rappresentazione credibile è stata quella del Maschio Selvatico, un fanta-junghianesimo che proiettava nell’iperuranio le preoccupazioni quotidiane di padri divorziati e uomini beta. È solo grazie al maschio “sconfitto” (ma “vincente” in Trump) che finalmente il problema è tornato alla ribalta: perciò tanto di cappello ai nostri fratelli americani, che vivono in un vero e proprio totalitarismo matriarcale e cercano di resistere con ogni mezzo al loro annientamento.

Proprio da tale prospettiva, vorrei in chiusura segnalare un paio di esempi di “saggezza americana” che i brutti italiani nemmeno immaginano. Il primo è un video di LFA, un giovane che si dichiara MGTOW e impartisce una lezione sulla cosiddetta “sicurezza di sé” che l’uomo dovrebbe sfoggiare nei confronti dell’altro sesso, giungendo alla conclusione che l’insicurezza non è una mancanza, ma un necessario meccanismo di difesa contro le donne al di fuori della propria portata.

Il secondo video è un’altra testimonianza lucida e matura from the bottom of the heart trovata ancora casualmente su Youtube: sono questi anonimi martiri della liberazione sessuale a onorare i paragoni con i classici della letteratura americana, a incarnare la nobile tradizione dell’angry white male che nel bene o nel male ha dato un senso all’intera vita occidentale.

Non credo si possa trovare un equivalente nei “brutti” italiani, che probabilmente ignorano anche le pagine migliori di Cesare Pavese: proprio per questo, l’ultima speranza da coltivare è che la controrivoluzione sessuale giunga dalle nostre parti prima che si sia toccato il fondo, lasciandoci al riparo da un “femminilità tossica” che non saremmo né culturalmente né spiritualmente in grado di affrontare.

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4 thoughts on “Manosphere: Saggezza Americana Contemporanea

  1. Tutto molto interessante e condivisibile, però… Dai dobbiamo ammettere che anche noi maschietti non siamo indifferenti all’estetica.

    1. Ma noi lo ammettiamo di continuo, siamo assolutamente onesti su quel punto: il problema sono le donne, che invece ti rifilano una sequela di scuse perché, temendo di apparire “superficiali” come noi, non hanno il coraggio di dirti che semplicemente non gli piaci. “E’ una incompatibilità di carattere” “è un periodo per me difficile” “manca quel feeling” “non ho sentito la magia” ecc… E mo’ basta veramente però!

      1. …uhm, vero, eppure ho quasi come un moto di ribellione a queste tue ragionevoli constatazioni che hanno la forza del dato di fatto. Qualcosa, in poco tempo, è cambiato. Voglio dire… Humprey Bogart non era proprio ‘sto bradd’epitte. Questione di canoni?

        1. Ti sei già risposto, ma come corollario ti ricordo solo che Bogart è nato nel 1899 ed è morto nel 1957…

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