Manuale di turcofonia fantastica

Dopo aver affrontato i diversi significati della parola “rivoluzione” in turco (İhtilal, İnkılap e Devrim), stavo pensando di mettere assieme un divertente Manuale di turcofonia fantastica con tutte le stranezze che ho trovato in questi anni. Il materiale è sterminato: si potrebbe partire dalle centinaia (o migliaia?) di parole di origine italiana che formano un vero e proprio lessico commerciale-militare-musicale-marinaresco-calcistico-medico-gastronomico (arietta, avarya, bilanço, çaçaron, depozito, düello, fiyasko, güverte [“coperta”], iskerlet [“scarlatto”], iskonto, kalamazo, maskarata, marangoz, oratoryo, palyaço, pandispanya, parmıcan, romatizma, röveşata, şırınga….).

Altra parola che mi colpisce è düşman, “nemico”, che essendo di origine persiana è presente in tutte le lingue indiane (oltre che in urdu e nepalese), ma “grazie” all’Impero Ottomano è passata persino in quelle slave ed est-europee (bulgaro, romeno, serbo-croato). L’etimo è simile al nostro, anche se più che questione di “amore” in tal caso il nemico è colui che “pensa male di noi”.

Poi c’è ikicanlı, “due” (iki) e “anime” (can), che indica una donna in dolce attesa (letteralmente “ha due anime”): una delicatezza obiettivamente più adatta a una femmina di umano che non i vari “incinta”, “pregna” o “gravida”.

Veniamo a bakan, “ministro”. Questa rappresenta un capitolo a parte, anche se le intuizioni che seguono le devo tutte a un lettore: nel dialetto veronese bacàn indica il contadino e anche il “contadinotto”, “persona rozza”, ma stranamente la si può sentire anche dai sudamericani, usata nel senso di “figo”. L’origine è effettivamente turca, la riprendono i veneziani e così arriva ai veronesi, con accezione negativa. La parola ha però una vita parallela, perché i veneziani la usano pure loro come “piccolo proprietario”, ma di navi, e da lì passa al genovese con l’accezione positiva di “piccolo benestante”. Gli emigrati genovesi la portano in Argentina, dove acquista ulteriori significati “positivi”, per indicare un piccolo borghese elegantone e un po’ sbruffone, e da li si diffonde ovunque come “figo”, cool eccetera. L’espressione è presente anche nel dialetto pordenonese: come scrive Mario Sartor Ceciliot,

«[Bacàn] può significare: “terratenente che lavora la propria terra” oppure “contadino benestante che vive esclusivamente dei prodotti dell’ attività agricola”. Si tratta di una parola che i veneziani hanno preso dai turchi della penisola Balcanica (e più esattamente dalla Dalmazia), la quale nella loro lingua significa “contadino che porta al mercato i prodotti della propria terra”. Quindi: i zè una famèia de bacàni, significa “è una famiglia di contadini benestanti”.
[…] Bacàn passò dal veneziano al genovese, con il significato di “padrone della nave”, quindi “persona ricca”. A loro volta i genovesi portarono questa parola in Argentina, specialmente a Buenos Aires, nel famoso quartiere popolare della Boca (ossia la “bocca” o “inizio” del piccolo fiume Riachuelo, affluente del Rio de la Plata), dove i genovesi continuarono a svolgere attività marinare. Questa parola si arricchì di nuove connotazioni semantiche: “capo”; “uomo ricco che sfoggia la sua ricchezza, di vita facile, di bella presenza”, quindi una specie di play boy “ante litteram”.
Bacàn inoltre in Argentina, significa “uomo generoso con le donne, che può permettersi di pagarle o di colmarle di regali”. Ed il femminile bacana designa la donna di facili costumi che convive con qualche bacàn, come lo dimostra la
strofa di un famoso tango: “Ahora vas con los otarios a pasarla de bacana / a un lujoso reservado del Petit o del Julién…” (traduzione: “Ora vai con i semplicioni, che possono essere ingannati facilmente, a qualche lussuoso ristorante o caffè di attività ambigue per coppie licenziose”. In un altro tango, il giovane che ha perso l’amore della sua ragazza, si sfoga dicendole pelandruna abacanada, ossia fannullona che te la intendi con i ricchi viziosi».

Come dicevo, il materiale è tanto, forse troppo. Per concludere, qualche proverbio.

Yenilen pehlivan güreşe doymaz (Un lottatore sconfitto vuole sempre combattere un’altra volta): chi fallisce vuole riprovarci finché non ci riesce.

Deli deliyi görünce değneğini saklarmış (Quando due pazzi incrociano lo sguardo, entrambi nascondono i loro bastoni): se sei un attaccabrighe e incontri uno come te, forse riesci a darti una calmata.

Meyve veren ağaç taşlanır (L’albero che dà frutti viene preso a sassate): chi ha qualche idea nuova viene sempre criticato e ostacolato.

Su akarken testisini doldurmak (Riempire il secchio quando corre l’acqua): fare economia quando è possibile.

Bal tutan parmağını yalar (Chi tocca il miele, si lecca le dita): chi manipola il denaro riesce sempre a “trattenersi” qualcosa.

Havlayan köpek ısırmaz (Can che abbia non morde).

Hamama giren terler (Chi entra in un bagno turco, suda): bisogna accettare le conseguenze delle proprie azioni

Iti ite kirdirmak (Uccidere un cane con un altro cane): è sbagliato combattere il male col male.

Ağaç yaşken eğilir (Piegare il ramo dell’albero quando è ancora giovane): le cose vanno imparare quando la mente è ancora fresca.

Sütten ağzı yanan, yoğurdu üfleyerek yer (Chi si brucia la bocca col latte poi mangia lo yogurt con attenzione): l’esperienza rende cauti.

Yalancının mumu yatsıya kadar yanar (La candela di un bugiardo non dura fino a sera): le bugie hanno le gambe corte.

Non vorrei lasciar fuori (anche se non c’entra nulla e per certi versi è di “cattivo gusto”) la parola bülbül, dal persiano بلبل‎ (bolbol), che nella nella lingua ladina (giudeo-spagnola) è entrata come ispanismo (bilbilico) durante l’esilio ottomano (a differenza di molti altri arabismi assimilati dallo spagnolo). A tal proposito esiste una tradizionale canzone in ladino, Los Bilbilicos, dedicata a tutti quelli che soffrono per amore.

Los bilbilicos cantan
[Gli usignoli cantano]

sospiran del amor
[sospirano d’amore]

y la pasion me mata
[e la passione mi uccide]

muchigua mi dolor
[accresce il mio dolore]

Los bilbilicos cantan
[Gli usignoli cantano]

en el arvol de la flor
[sull’albero fiorito]

Debasho se asentan
[e sotto di esso si adagiano]

los que sufren del amor
[quelli che soffrono per amore]

*

Türkiye-İtalya Kültürel İlişkiler
(dağınık notlar)

Venedikli bir Türk… (Angelo Inganni, Vita quotidiana in piazzetta, 1839, detay)

Türkiye-İtalya kültürel ilişkiler hakkında bir şeyler yazmak isterdim, ama önce Türkçemi geliştirmeliyim: onun için şimdi sadece keşfedilmemiş alanları ilgili bazı notlar liste çıkarmak istiyorum.

Mesela, XVII. yüzyılda İtalya’daki tiyatroda tekrarlayan bir karakter varmış: «Sahte Türk». Piyeste Giambattista Della Porta’nın La Sorella [Kızkardeş] (1602), karakterlerden biri Türkçe konuşmak süsü vermiş ve bu sözlerindeki onun uyduruk dili haklılığını kanıtlamış: «La lingua turchesca in poche parole dice cose assai» [Türk dili birkaç sözcükle bir çok şey der].

Uyduruk Türkçe (Giambattista Della Porta, La Sorella, 1609)

Venedik Cumhuriyeti döneminde, Türk dil çok kelimeler İtalyancadan kazanmıştır (bazı örnekler). Şu anda bunların çoğu İtalyanlar kullanmıyorlar (örneğin «maskarata», «kalamazo» ve «marangoz»), ama bugün bile Venedik ile Osmanlı İmparatorluğu arasındaki ilişkiler gösteriyorlar (bahsetmiyorum bile yaygın olarak bilinen gerçekler, sözgelimi Fatih Sultan Mehmet’in ünlü resim Gentile Bellini tarafından çizilmiş ve Türk edebiyatı hakkında Avrupa’da yayınlanan ilk kitap olarak 1688’de Venedik’te basılan Gian Battista Donaldo’nun Letteratura dei Turchi; daha fazla bilgi).

18. yüzyıl da enteresan bir asır, sadece Donizetti Paşa (ve onun mirası) değil, aynı zamanda İtalyan edebiyatında Türk halkının tasvirler. Mesela, en ünlü İtalyan şairlerden biri olan Giacomo Leopardi’nin düzyazılarında, Türkler hakkında bazı ilginç fikirler varmış: şaire göre, «Türkler, ki bütün gün bu gülünç bir hayatı gözlerinin içine bakıyorlar, makul bir halk olduklarını gösterirler».

Olsa bile Yunan İsyanı sırasında Leopardi Yunanlıların gizlice tarafını tutmuş (çünkü onun babası Osmanlı İmparatorluğu’nun bir destekçisi olmuştur), bunlar düşünceli insanlar için hayranlığını kaybetmemiş.

Tamam, ilk adımlarım, çalışmaları devam ediyor…

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