Maschio Sigma: un nuovo cliché pseudo-scientifico per ridurre gli uomini a macchiette?

Se siete stanchi della riduzione della mascolinità nelle due categorie pseudo-scientifiche di “alfa” e “beta”, allora (non) vi farà piacere la nuova etichetta appena balzata all’onore delle cronache: il Maschio Sigma. Grazie infatti a un tweet diventato virale, il mainstream ha scoperto l’ennesima catalogazione del maschio in società a misura di Youtube.


Per chi non ha molta familiarità con le mitologie della androsfera, il concetto di maschio alfa si basa sulla credenza che le società umane si strutturino sul modello del branco di lupi, guidati da un leader aggressivo e prepotente, l’alfa, appunto.

Tuttavia, nuovi studi hanno dimostrato che tale modalità con cui si organizzerebbero gli umani ispirandosi ai lupi non funziona né con l’una né con l’altra specie: la teoria del maschio alfa è basata solo su osservazioni di lupi in cattività, mentre successive indagini sui lupi selvatici hanno concluso che il comportamento del lupo è molto più variegato e complesso di quello stilizzato dalla dicotomia tra alfa dominante e beta sottomessi.

Sebbene la nozioni di “alfa” sia ormai radicata nel linguaggio comune, tale idea nasce dagli studi del comportamentista Rudolph Schenkel, che nel 1947 pubblicò il rivoluzionario -almeno per quei tempi- articolo Expressions Studies on Wolves. Durante gli anni ’30 e ’40, Schenkel studiò i lupi in cattività dello zoo di Basilea, tentando di delineare una “sociologia del lupo”. Il problema è che tali osservazioni pioneristiche non contemplavano alcun esemplare “allo stato brado”: ciò nonostante, le ricerche di Schenkel sono rimaste per decenni il riferimento accademico principale sul comportamento dei lupi.

Solo in tempi recenti i comportamentisti animali si sono soffermati sui lupi in natura, fino a quando nel 1999 un articolo altrettanto pioneristico di David Mech pubblicato sul Canadian Journal of Zoology (Alpha Status, Dominance, and Division of Labour in Wolf Packs) ha imposto una svolta, arrivando a definire la categoria di maschio alfa come “fuorviante”. Dalle sue nuove osservazioni risultava infatti che i lupi vivono in famiglie (due genitori e i loro cuccioli) e non hanno un innato senso del rango. Non ci sono leader o seguaci nati nel branco: gli “alfa” sono semplicemente ciò che definiremmo “genitori” in qualsiasi altro gruppo sociale, e la prole obbedisce loro con la stessa naturalezza dei piccoli di qualsiasi altra specie. Nessun lupo “conquista” un ruolo di leader del branco; solo i genitori affermano il dominio sulla prole in virtù del loro status genitoriale.

Queste ricerche però sono giunte quando ormai la nozione era tracimata nella cultura popolare, perlopiù per giustificare gerarchie opprimenti e ridurre le persone a vuoti stereotipi. Il “maschio alfa” è diventato una specie di segno zodiacale atto a rafforzare prospettive fataliste o esasperare insicurezze e ansia.

Ma cos’è questo “maschio sigma”?
Un maschio sigma sarebbe essenzialmente un maschio alfa introverso: una categoria che consente agli uomini esclusi dalla gerarchia immaginaria di posizionarsi, sempre in modo fantasmagorico, in cima alla piramide, senza però dover coltivare la personalità esagerata e turbolenta degli “alfa”.

Il sigma si unisce alle altre categorie del beta, gamma e omega, tutti posti in fondo alla gerarchia per ragioni di status, attrazione e carattere. Come nota polemicamente qualcuno, i “cisgender” (cioè gli etero) mentre lamentano la moltiplicazione delle etichette sessuali al contempo si inventano categorie e dinamiche altrettanto pantagrueliche e surreali.

In verità questa potrebbe essere un’altra espressione di quel meccanismo mimetico che ha portato i maschi a emulare atteggiamenti “vincenti” come il vittimismo o appunto l’identitarismo sessuale. Va anche ammesso che le paranoie sul “maschio sigma” rappresentano un settore in ascesa della cosiddetta industria della seduzione:  come dimostra il tweet diventato virale di cui sopra, manuali di self-help su come diventare sigma, corsi motivazionali e tutorial di otto ore sono già pronti a invadere il mercato del rimorchio nelle modalità imbarazzanti e meta-boomer che abbiamo imparato a conoscere.


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