Michel Foucault e gli anni tunisini (1): un’inchiesta sulle accuse di pedofilia al filosofo

Pubblichiamo la prima parte di un’inchiesta sugli “anni tunisini” di Michel Foucault basata sulla reazione dei media francesi alle accuse dello scrittore Guy Sorman, che nel marzo scorso ha accusato il filosofo di essere un pedofilo e di aver fatto turismo sessuale tra i bambini del Paese nordafricano.

Inchiesta del Nouvel Observateur del maggio 2021

Il 9 marzo 2021 su France 5 il saggista franco-americano Guy Sorman ha accusato Michel Foucault di pedofilia durante la presentazione di un suo libro per Grasset (Mon dictionnaire du Bullshit), nel quale ha scritto:

«Confesso di averlo visto fare profferte a dei ragazzini in Tunisia. […] Li invitava al cimitero di Sidi Bou Said al chiaro di luna e li violentava sulle tombe. […] Preferiva però credere al libero consenso dei suoi piccoli schiavi»

Dopo un lungo silenzio dei media francesi, il 28 marzo Sorman ha rilanciato le accuse con un’intervista al giornale britannico conservatore Sunday Times, in corrispondenza della pubblicazione in inglese dell’ultimo inedito del filosofo Les Aveux de la Chair (Le confessioni della carne), volume che, lungi dall’essere una “ammissione” postuma, è solamente il IV tomo della monumentale Storia della sessualità, dedicato alla concezione del desiderio da parte di Sant’Agostino e i Padri della Chiesa.

Nell’intervista, Sorman ha evocato una visita a Foucault a Sidi Bou Said con un gruppo di amici durante le vacanze di Pasqua del 1969, affermando di provare ancora rimorso per “non essere andato alla polizia” a denunciare “quegli atti ignobili e moralmente ripugnanti“. Questa volta, è l’opinione pubblica internazionale a interessarsi del caso. In Tunisia conservatori e islamisti colgono l’occasione per lanciare l’anatema contro la pensée critique, mentre il giornale arabofono (ma di base a Londra) Al-Qods Al-Arabi fa titoloni sulla Immoralità di Foucault e lancia un appello alla “desacralizzazione dei filosofi”.

Il 31 marzo 2021 il Nouvel Observateur decide dunque di intervistare Guy Sorman: “Mi ricordo benissimo, era la Pasqua del 1970”. Il redattore nota però già un errore nella data. “Eravamo in vacanza a Sidi Bou Said con Pierre Bénichou, Gilles Châtelet e Chantal Charpentier, l’amante di Olivier Todd. Stavamo tornando dal Café des Nattes quando dei bambini di 8, 9 e 10 anni si sono messi a rincorrere Foucault e a chiamarlo per nome. Lo conoscevano tutti. Il filosofo gettava loro delle monetine e invitava alcuni a vedersi verso le 10 di sera, al cimitero accanto a casa sua, luogo abituale di incontri. Sì, il cimitero era noto per questo, tutti sapevano. Era un atteggiamento neocoloniale“.

Il primo problema, nota l’Obs, è che Chantal Charpentier, l’unica testimone vivente, non era a quell’epoca, “l’amante di Olivier Todd” (scrittore e giornalista, nato nel 1929: molto tempo dopo diverrà sua compagna e madre di suo figlio Samuel), ma la ragazza dello stesso Sorman, al quale era, secondo le sue parole, “molto legata”; così infatti dichiara al giornale francese: “Avevo 23 anni e Guy 25. Eravamo in vacanza a Sidi Bou Said per la Pasqua del 1969. Avevo conosciuto un giovane, Mohammed, di bell’aspetto, sui 17-18 anni, che viveva in un appartamento sopra il Café des Nattes”. Era stato questo Mohammed a portarla, assieme a Sorman e Châtelet (nella versione della Charpentier Todd scompare) da Foucault: e qui l’Obs ricorda che nel 1998 il filosofo Gilles Châtelet (1945-1999) aveva espresso a Libération il suo rimorso di non esser mai riuscito a incontrare il suo ben più celebre “collega” (come ricorda il quotidiano parigino nel necrologio: “Il regrettait de ne pas avoir eu le temps de rencontrer Michel Foucault“).

“Il giovane tunisino”, continua la Charpentier, “si era stravaccato sul divano di Foucault e quest’ultimo gli aveva intimato di non fare la puttana. L’episodio mi aveva sconcertato. Un’altra volta, avevamo incontrato Foucault per strada mentre una ridda di ragazzini (dai 7 ai 10 anni) lo rincorrevano come passerotti urlandogli Monsieur Michel! Monsieur Michel!”. Infine, la Charpentier (che ha un passato da inviata speciale come fotografa proprio per l’Obs) ammette di non aver sentito Foucault invitare i ragazzini, ma di averlo visto gettar loro delle monete “con una insopportabile espressione di compiacimento”. A suo dire, era stato il giovane Mohammed ad averle spiegato “cosa accadesse al cimitero”. Da quel momento, conclude, “ho smesso di leggere qualsiasi cosa del filosofo, ma ho continuato a rivelare chi fosse veramente a chiunque me ne parlasse”.

Contro queste testimonianze si è schierato con veemenza il sociologo Daniel Defert, l’ultimo compagno di Michel Foucault, che dopo la sua morte per aids nel 1984 fondò la prima associazione francese dedicata alla prevenzione delle malattie: “Sono tutte fantasie”, dice. “La vita di Foucault è una fonte infinita di pettegolezzi. Sì, amava gli uomini, anche giovani, ma non nutriva alcun interesse nei confronti dei bambini. Per esempio non ha mai partecipato alle campagne di Gabriel Matzneff a favore della pedofilia e si è anche rifiutato di firmare la sua petizione nel 1977″. Il sociologo non può tuttavia fare a meno di ammettere che il suo amato firmò un altro appello a favore dell’abbassamento dell’età del consenso: “Il solo momento in cui Foucault è intervenuto sull’argomento, nell’ambito del dibattito sulla riforma penale, è quando ha firmato un appello assieme a 150 altre grandi personalità della cultura francese (come Sartre e la De Beauvoir) riguardo l’età del consenso, che lui desiderava venisse abbassata allo stesso livello sia per le relazioni eterosessuali che omosessuali (15 anni contro 18)”.

In realtà Foucault non si era limitato a firmare quell’appello, ma sempre nel 1977 aveva anche collaborato  alla stesura di una petizione rivolta al Parlamento e firmata da altri illustrissimi colleghi come Jacques Derrida e Louis Althusser. Il 4 aprile 1978 era inoltre intervenuto in uno storico dibattito radiofonico (La Loi de la pudeur), nel quale aveva difeso la sua posizione con queste parole: “Può essere che il bambino, con la sua sessualità, abbia desiderato l’adulto, può altresì avere acconsentito o addirittura fatto il primo passo. Possiamo anche giungere ad ammettere che è stato lui a sedurre l’adulto, ma noi specialisti, forti delle nostre conoscenze in psicologia, sappiamo perfettamente che anche il bambino che seduce corre il rischio di rimanere ferito e traumatizzato”, concludendo ironicamente che “il bambino deve essere ‘protetto dai suoi stessi desideri’, anche se questi desideri lo indirizzano verso un adulto“.

Defert taglia corto, osservando che “il successo di Foucault ha creato in tante persone dei rancori insospettabili”, e che “ciò che dice Sorman non regge in alcun modo, né obiettivamente né cronologicamente”. In effetti il filosofo lasciò la Tunisia nel 1968 e cominciò i suoi corsi alla facoltà sperimentale di Vincennes nel gennaio del 1969. In seguito non si registreranno più sue tracce nel Paese, se non a una conferenza su Manet a Tunisi del 20 maggio 1971. Ma, a questo punto, un flashback si impone…

(continua)

Michel Foucault e gli anni tunisini (2): “Una Tebaide senza ascetismo”

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